Michele Bonforte
Sulle periferie in rivolta e sui fomentatori d’odio
E’ difficile immaginare come ci si possa sentire nei panni di quelle decine di ragazzi che sono fuggiti da zone di guerra, per finire come rifugiati in un CPA a Roma. Sono scappati dai loro paesi per paura di perdere la vita, e oggi rischiano la loro incolumità nel paese che dovrebbe difenderli. Mercanti di odio, squallidi sciacalli, come i fascisti di Casa Pound, ed il neonazionalista Salvini, soffiano sul fuoco, e indicano nella condizione dei migranti la causa dei problemi che vivono gli “ultimi” degli italiani. Problemi che sono veri, per la crisi economica, per il lavoro che non c’è, per l’insicurezza di vivere in balia della criminalità.
Ma questi problemi non sono causati dai migranti, bensì dalla classe dirigente europea ed italiana, che da anni per tutelare gli interessi dei ricchi, scarica sui lavoratori il peso di una crisi feroce che essi non hanno certo causato. In particolare la responsabilità della Lega Nord è grande e non si cancella versando un po' di sangue di immigrati. Per un decennio ha sostenuto i governi di Berlusconi che ha curato i propri interessi (giudiziari e della Fininvest) e le proprie voglie (con i festini a base di giovani prostitute) lasciando il paese ad affondare in una crisi nera. E mentre Berlusconi ballava il bunga bunga, i leghisti investivano in diamanti ed oro quei soldi pubblici che avrebbero dovuto usare per informare i cittadini.
Il clima che si vuole montare intorno alla condizione dei migranti riguarda tutti, perché se lasciamo operare i maestri dell’odio, prima o poi i migranti saremo noi.
PRIMA VENNERO PER GLI ZINGARI
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Bertold Brecht
Nessun commento:
Posta un commento
L'inserimento dei commenti su questo blog implica l'accettazione della policy.