Maria Emanuela Lazzerotti
Oggi, 20 novembre, è la Giornata Internazionale della
memoria delle vittime di transfobia. La violenza non conosce barriere di
genere, e nel solo 2014 sono state 226 le vittime di transfobia,ed anche se non
si conosce con esattezza il dato italiano, Arcigay stima che possa essere tra i
più alti d’Europa.
Questa giornata deve essere non solo un momento di memoria e
celebrazione, ma occasione concreta per dare ulteriore visibilità ad una
battaglia di civiltà, e cioè la riforma della legge 164/1982 sul cambiamento di
sesso. Quando venne emanata, la 164 fu una grande opportunità per le persone
trans, ma a 30 anni di distanza è diventata il più grande ostacolo per i
transessuali di emanciparsi dalla discriminazione.
Conditio sine qua non per il cambiamento di nome e di sesso anagrafico è essere sottoposti a sterilizzazione e ricostruzione: questo significa che una persona trans che non possa o non voglia operarsi non otterrà mai il cambiamento di nome, condannata così a vivere in una sorta di limbo giuridico da cui non può uscire. E nello stesso limbo giuridico è costretto comunque a vivere anche chi decidesse di operarsi, visto che i tempi per completare l’iter di riconoscimento sono molto lunghi, 6/8 anni.. E’ per questo che si rende necessario modificare una legge ormai datata, e a tal fine è in corso una petizione a favore del DDL405 che permette il cambio di nome e sesso a prescindere dall’azione del bisturi..(chiunque volesse aderire alla petizione, questo è il sito http://disegnodilegge405.blogspot.it/)
L'IDENTITA' SESSUALE E' UN DIRITTO, E NON PUO' ESSERE CONDIZIONATA DALLA CHIRURGIA
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