Per
creare lavoro e favorire la crescita economica ci vuole una manovra
espansiva europea. Ma mentre lavoratori (e imprese) ne avrebbero un
benefecio, la finanza teme la svalutazione dei propri asset.
Grazie
al giornalismo d’inchiesta dell'International Consortium of
Investigative Journalism (ICIJ), ora sappiamo quello che avevamo sempre
sospettato: la finanza ha propri rifugi dentro l’Europa, dove
allegramente violare le leggi degli altri stati. Mentre noi comuni
mortali paghiamo tutte le tasse sulle nostre retribuzioni, la finanza
europea ha usato il Luxemburgo per evadere legalmente il fisco. E mentre
la tecnocrazia europea chiedeva di tassare i redditi bassi e tagliare i
servizi sociali, garantiva l’impunità alle grandi ricchezze
finanziarie.
Ora
chi ha inventato questo meccanismo è passato a guidare l’Europa.
Jean-Claude Juncker presidente della Commissione Europea, per 18 anni è
stato Presidente del Consiglio del Lussemburgo. Finché costui rimarrà al
suo posto difficilmente potranno esservi manovre economiche espansive
promosse dall’Europa. I lavoratori e imprese ne avrebbero beneficio, ma i
crediti della finanza (cioè gran parte del debito privato e pubblico
europeo) sarebbe svalutato. Al rischio dell’investimento in attività
produttive hanno preferito la certezza del rendimento sul debito. E’
proprio questa montagna di capitali dediti alla speculazione finanziaria
che pesa come un macigno sulle nostre spalle.
Oggi
Renzi chiede un cambio di passo delle scelte economiche europee. Ma
solo un mese fa ha votato per Juncker, preferendo l’asse con la destra
non solo in Italia ma anche in Europa. Non era una scelta obbligata.
L’alternativa c’era e si basava sulla convergenza proposta da Tsipras
fra socialisti, sinistra europea e liberali.
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