sabato 15 novembre 2014

Con Juncker la finanza è al governo in Europa

 Michele Bonforte
Per creare lavoro e favorire la crescita economica ci vuole una manovra espansiva europea. Ma mentre lavoratori (e imprese) ne avrebbero un benefecio, la finanza teme la svalutazione dei propri asset.
Grazie al giornalismo d’inchiesta dell'International Consortium of Investigative Journalism (ICIJ), ora sappiamo quello che avevamo sempre sospettato: la finanza ha propri rifugi dentro l’Europa, dove allegramente violare le leggi degli altri stati. Mentre noi comuni mortali paghiamo tutte le tasse sulle nostre retribuzioni, la finanza europea ha usato il Luxemburgo per evadere legalmente il fisco. E mentre la tecnocrazia europea chiedeva di tassare i redditi bassi e tagliare i servizi sociali, garantiva l’impunità alle grandi ricchezze finanziarie.
Ora chi ha inventato questo meccanismo è passato a guidare l’Europa. Jean-Claude Juncker presidente della Commissione Europea, per 18 anni è stato Presidente del Consiglio del Lussemburgo. Finché costui rimarrà al suo posto difficilmente potranno esservi manovre economiche espansive promosse dall’Europa. I lavoratori e imprese ne avrebbero beneficio, ma i crediti della finanza (cioè gran parte del debito privato e pubblico europeo) sarebbe svalutato. Al rischio dell’investimento in attività produttive hanno preferito la certezza del rendimento sul debito. E’ proprio questa montagna di capitali dediti alla speculazione finanziaria che pesa come un macigno sulle nostre spalle.
Oggi Renzi chiede un cambio di passo delle scelte economiche europee. Ma solo un mese fa ha votato per Juncker, preferendo l’asse con la destra non solo in Italia ma anche in Europa. Non era una scelta obbligata. L’alternativa c’era e si basava sulla convergenza proposta da Tsipras fra socialisti, sinistra europea e liberali.

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