lunedì 8 marzo 2010

Parlano le candidate Sel


A sinistra Marina Arrivabeni, sotto Sara Cattini
Due donne a confronto con le loro esperienze e le loro storie mettono sul tavolo della politica le esigenze e i problemi del mondo femminile. La politica si fa così, soprattutto se è donna: si fa raccontandosi ed ascoltando perché le idee vanno accompagnate dai fatti. Marina Arrivabeni, insegnante e rappresentante del Comitato Alta Voce che dal 2007 promuove l’istituzione del testamento biologico anche a Reggio Emilia, e Sara Cattini, studentessa universitaria, la più giovane candidata alle elezioni regionali della provincia, sono le due donne in corsa con Sinistra ecologia e libertà di Reggio per l’appuntamento alle urne del 28 e 29 marzo. Due generazioni che discutono per crescere. Marina questo confronto lo ha ben presente: ha una figlia e anche una nipotina. Sa bene che i problemi e le prospettive cambiano nel tempo quanto il linguaggio. Ora, a 52 anni, si mette in gioco veramente. “La politica mi ha attraversato da protagonista tutta la vita - dice - e anche molte delle mie amicizie sono legate da sempre a quel mondo. Un legame che si è rafforzato anche sul lavoro. Ho sempre lavorato nelle scuole comunali, dai nidi fino alle primarie, e proprio in ambito lavorativo sono diventata rappresentante Rsu Cgil”.


Insomma in politica, ma non per caso. Ci sono però temi e problematiche che le hanno fatto decidere di essere parte attiva, di mettersi in gioco?
“Le tematiche che mi hanno affascinato di più sono quelle legate alle questioni di genere e alle loro evoluzioni nel corso degli ultimi 30 anni. Poi l’importante esperienza del comitato Alta Voce, un’esperienza che nasce da una grande amicizia con Donatella Chiossi e arriva alla questione sociale del testamento biologico ponendo quindi sul tavolo il tema del diritto all’autodeterminazione della persona”.

Dopo tanto lavoro finalmente la discussione sul testamento biologico è entrata in consiglio comunale. A che punto siamo?
“Il Comitato ha proposto, con il sostegno di Sinistra e libertà, la presentazione di una mozione di iniziativa popolare che chiede al Comune di Reggio l’istituzione di un registro per il testamento biologico. Per permettere l’ingresso della mozione in consiglio, come è avvenuto il 26 ottobre scorso, sono state raccolte oltre 400 firme. Le firme e la grande partecipazione alle iniziative pubbliche hanno mostrato chiaramente quanto alta è la sensibilità al tema. La politica dunque non può rimanere indifferente. Anche se Reggio è partita prima di altri Comuni che effettivamente ora hanno istituito il registro (come Cavriago, Quattro Castella e Albinea), i tempi saranno più lunghi. Possiamo però ben sperare: non dovremo attendere molto per la delibera. Nel frattempo anche tanti altri Comuni della provincia hanno contattato il comitato. Tra questi ci sono Bagnolo e Gattatico”.

Ma come si realizzerà concretamente il registro? Cosa dovrà fare un cittadino interessato a sottoscrivere un testamento biologico?
“Il Comune diventa il depositario della volontà del cittadino in merito alla libertà di decidere, in caso di grave malattia, la propria sorte. Le persone interessate dovranno presentarsi in un apposito ufficio e compilare un modulo con una dichiarazione di volontà. Tutto deve accadere davanti a testimoni. L’impegno che il Comune si assume sgrava tutti i cittadini dei costi di un eventuale notaio. Non accadrebbe insomma quanto è accaduto alla famiglia Englaro che oltre alla giustizia ha dovuto fronteggiare il dissenso”.
Sinistra ecologia e libertà di Reggio presenta due donne su cinque candidati alle elezioni regionali. Come mai Marina Arrivabeni ha pensato di buttarsi nella mischia?
“E’ un bisogno quello di avvicinarsi alla politica, è un ritorno dopo molte delusioni ma necessario perché vedo dei pericoli e intere generazioni a rischio. Penso a mia figlia di 27 anni e alla mia nipotina di tre mesi. In uno scenario in cui anche le relazioni sociali sembrano cedere sempre di più serve una politica attenta, pronta ad ascoltare, basata su motivazioni capaci di far entrare anche una “visione al femminile” troppo spesso relegata in secondo piano”.
Una visione al femminile?
“Sì, una visione della politica che è trasversale come è trasversale sempre l’ottica di una donna che cerca di unire gli interessi di tutti nella propria famiglia. Sel vuole valorizzare le differenze, non subire la differenza in un mondo in cui proprio questa viene emarginata, non considerata come una risorsa ma il contrario. Le donne hanno insomma un’ambizione, quella di poter cambiare le regole e i modi di una politica che sinora le ha tenute lontane. Visto che sinora le scelte le han fatte gli uomini, serve una maggiore partecipazione a tutte le scelte legate alla salute delle donne ma anche all’uso strumentale del loro corpo. In più bisogna pensare a una maggiore qualificazione del lavoro femminile”.
Se queste regionali fossero un successo che cosa farebbe per prima cosa?
“Penserei alla promozione del testamento biologico in tutti i Comuni. Penserei ai consultori che non devono essere meri ambulatori, ma luoghi di socializzazione. In più se la Regione diminuisse il precariato nelle scuole l’Emilia Romagna potrebbe divenire un esempio nazionale. Per i servizi educativi 0-6 bisognerebbe pensare a una strategia che non abbandonasse le scelte di qualità. Di fronte al calo di risorse è però necessario pensare a come mantenere le eccellenze”.
La parola d’ordine?
“Di fronte ai silenzi fin che posso urlo”.
Sara Cattini è la più giovane candidata alle regionali della provincia, ha 22 anni e una grande voglia di raccogliere le sfide.
Sara come mai hai pensato di essere attiva in politica?
“E’ una lunga storia, ma senza dubbio comincia in famiglia. In casa ho sempre parlato di politica e ho partecipato a numerose manifestazioni. Poi quando mi son messa a studiare giurisprudenza – ora sono al terzo anno della facoltà a Parma – il mio interesse è anche aumentato. Seguendo gli incontri promossi da Sel ho colto una comunanza di ideali politici, in modo particolare l’interesse e l’impegno nella salvaguardia dei valori della Costituzione. Un giorno vorrei diventare un magistrato e mi interessa molto il tema delle infiltrazioni mafiose a Reggio”.
Hai detto una brutta parola: magistrato. Sei pure giovane…
“Credo che la politica abbia bisogno di giovani e di volti nuovi perché le nuove generazioni sono stanche di vedere sempre le stesse facce. Di fronte poi ai disvalori della politica e a quelli proposti da una società che sembra aver perso la bussola ho sentito l’esigenza di rendermi più attiva, e di fare qualcosa che andasse al di là del diritto al voto. Poi sfatiamolo un mito: i giovani parlano spesso di politica tra amici, certo le idee sono molto diverse e si nota una grande sfiducia perché quello della politica è visto come un mondo chiuso, corrotto, clientelare. Ecco, principalmente per questo motivo, i giovani si allontanano dalla politica attiva. Per questa ragione è necessario ragionare sulla forma partito, su quelle che sono le prospettive di approccio tra rappresentanti – intendo i politici – e i rappresentati, ovvero i cittadini. La politica, soprattutto quella territoriale, ha un ruolo ancora più importante nell’opera di avvicinamento dei giovani”.
Veniamo ai temi. Su quali dovrebbe puntare la politica oggi?
“Da studentessa mi interrogo ovviamente su quelle che potrebbero essere le prospettive future, sul lavoro e sulle opportunità che oggi una laurea può effettivamente offrire. Le preoccupazioni sono concrete: i continui tagli all’Università, alla ricerca, alla scuola pubblica minano il futuro, anche la preparazione degli italiani che perdono il passo rispetto agli altri paesi europei. Mancano forme di sostegno agli studenti sia di tipo economico che educativo. In Italia non esiste altro che il progetto Erasmus e la professionalità di alcuni docenti. Per questo è necessario fare di più”.
La città soffre e si svuota. Ma per i giovani che cosa resta?
“Il centro storico ormai vive in poche occasioni (un esempio è la notte bianca) e manca principalmente di luoghi di aggregazione che con il passare del tempo, invece che aumentare, sono diminuiti. Oltre alle birrerie per poter scambiare due chiacchiere rimane poco altro. Eppure tra i giovani c’è un grande bisogno di condivisione, di comunicare e questo non può avvenire attraverso i mezzi tecnologici. Questa è solo un’illusione perché oggi mancano i rapporti veri. La televisione affronta tematiche che raccontano i giovani in maniera generica e piuttosto scontata, quindi inutile. Insomma i veri problemi non arrivano al piccolo schermo”.
Parola d’ordine?
“Se non ora quando?”.
(Tatiana salsi)

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