venerdì 26 marzo 2010

Nucleare? Non nel mio giardino

(da sinistra Nevino Marani, Gabriella Meo e Gianni Mattioli)












Nel 1978 gli Usa smettono di costruire centrali nucleari per evitare incidenti. Gli Stati Uniti continuano a produrre tecnologia, esportandola però, ovvero facendo crescere centrali nucleari ben lontano da casa: Brasile, Corea, Pakistan, Argentina. Insomma se il nucleare se ne sta lontano è meglio. Eccome. Lo sanno gli States, lo sanno tanti altri paesi come Francia, Spagna, Germania, Svezia, Danimarca. In molti hanno capito, tranne il governo italiano che dopo la bellezza di 22 anni pensa di ritornare al nucleare. Governo e Confindustria fanno propaganda sostenendo che il nucleare risolverà tutti i nostri problemi: ridurrà il costo della bolletta elettrica, ridurrà la dipendenza dall’estero per i combustibili fossili, risolverà il problema del cambiamento climatico e risolleverà la nostra economia scatenando, per usare le parole di Fulvio Conti, ad di Enel, “un rinascimento industriale”. E’ stato questo l’argomento affrontato giovedì all’incontro “Contro il nucleare” organizzato da Sinistra ecologia e libertà – Idee Verdi al centro sociale Primo maggio a Guastalla. L’evento conclusivo della campagna elettorale ha affrontato un tema al centro del programma e ha visto gli interventi di Gianni Mattioli, fisico e ambientalista del coordinamento nazionale Sel, di Gabriella Meo, assessore all’Ambiente della Provincia di Parma, e del candidato Sel-Idee Verdi alle regionali Nevino Marani. Dunque un secco no al nucleare: costruire una centrale nucleare comporta il consumo di una quantità talmente elevata di energia che occorrono anni di generazione di corrente per compensarla. A questo va aggiunto il fatto che l’estrazione e l’arricchimento dell’uranio sono attività complesse ed energivore. A conti fatti gli esperti valutano che ogni Kwh nucleare emetta una cifra variabile dai 96 ai 134 grammi di CO2 (Oxford Research Group). Insomma uno spreco e un danno concreto all’ambiente e alla salute. Gianni Mattioli, professore di fisica alla Sapienza, non usa mezzi termini: quella del nucleare è una storia abominevole “perché l’aggressione sanitaria è di routine”. Oggi però il governo pensa di riportare il nucleare in Italia e valuta la riattivazione di una centrale atomica che in Italia funzionava “benone” e che da quando è stata chiusa, nel 1987, non è stata ancora smontanta. Premier e consiglieri ripetono che con pochi lavori potrebbe essere riaccesa a costi ridotti e con grandi soddisfazioni. Parliamo di Caorso e guarda a caso è in Emilia Romagna, una delle 11 regioni da cui è partito il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto che vorrebbe catapultare l’Italia indietro di vent’anni (il referendum abolì il nucleare nell’87). Il problema ambientale esiste comunque, perché la centrale di Caorso è ancora lì, sulla riva destra del Po. Mattioli parla chiaro: per ora nel nucleare non c’è sicurezza e gli effetti, concreti, sono sulla salute pubblica. “Sono effetti somatici (tumori, leucemie…) – precisa il professore – e genetici, ovvero coinvolgeranno le generazioni future”. Poi siamo di fronte allo sconvolgimento climatico e non è uno scherzo: “E’ sempre più grave. Stiamo andando verso il caos imprevedibile”, ricorda Mattioli. Gli stati Ue si sono impegnati a ridurre del 20% il consumo di energia primaria entro il 2020. L’obiettivo è il “20-20-20”: riduzione del 20% del consumo di energia primaria dell’Ue e delle emissioni di gas serra, e introduzione nel consumo energetico di una quota del 20% di energie rinnovabili. “Il governo del nucleare – ha continuato Mattioli – ha tentato di boicottare in tutti i modi questa decisione dell’Europa e il ministro Scajola continua a non dire esattamente come stanno le cose. In ballo non c’è solo il nucleare che non vogliamo, bisogna fare ricerca e far decollare le energie alternative che non corrisponde ad un salto indietro nel Medioevo o a tornare al lume di candela. Il vivere bene è di tutti, non di alcuni”. Mattioli parla anche della necessità di riqualificare le città, della ristrutturazione dei trasporti, delle fonti rinnovabili, di una ristrutturazione della rete dei trasporti (420mila Km di strade!), di un miglioramento della mobilità che dovrebbe pensare ad utilizzare quanto già esiste. “Prendete un pezzo di carta – conclude il professore – fate un elenco con i nomi degli amici e parlate con tutti loro cercando di far capire le vostre ragioni per votare Sinistra ecologia e libertà”.

“Il più bel sorriso dei Verdi” (come dice Mattioli), l’assessore Gabriella Meo, già nel listino Errani, parla della necessità di “un ripensamento del modello dell’Emilia Romagna”. Un ripensamento necessario perché ci sono sofferenze e sono evidenti. “L’obiettivo – ricorda la Meo – è di fare della nostra regione la più solarizzata. Altro che nucleare... Bisogna fare come a Scansano, come quella gente che ha detto no al grande deposito di scorie. Questa gente ha detto e ripetuto con forza: “Non nel mio giardino”. Ebbene, anche noi ci dobbiamo ammalare della sindrome “Nimby” (Not in my back yard)”. “L’Emilia Romagna – aggiunge – deve dire non solo “non a casa mia”, ma anche non toccate più il Po, un fiume straordinario che però è considerato la fogna d’Italia. E sulla questione Po la Regione è un po’ mancata e ora bisogna mettersi al lavoro”.

Parlare senza stancarsi, parlare a tutti. Il candidato Sel alle regionali di domenica e lunedì Nevino Marani lancia un ultimo appello agli elettori prima del voto: “Adesso tocca a noi. Di fronte a tutto questo – ai rischi ambientali, alla distruzione del diritto al lavoro, al problema di democrazia economica – dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo andare a votare”.

(Tatiana Salsi)

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