(Gianni Mattioli)
Giovedì alle 17, al Centro sociale Primo Maggio di Guastalla, Sinistra ecologia e libertà organizza l’incontro “Contro il nucleare”. All’evento parteciperanno il capogruppo Sel della Regione Lombardia Mario Agostinelli, l’ambientalista e rappresentante della direzione nazionale Sel Gianni Mattioli, e il candidato Sel-Idee Verdi alle regionali del 28 e 29 marzo Nevino Marani. Il 15 agosto 2009, con l’entrata in vigore della legge manovra n.99/2009, è ricominciata l’avventura atomica italiana. Dopo 22 anni dai referendum che di fatto resero impossibile realizzare centrali nucleari nel nostro paese, sarà dunque nuovamente possibile farlo. E’ opinione comune che l’uscita dell’Italia dal nucleare sia stata a suo tempo determinata dall’emotività scatenata dall’incidente di Chernobyl. Di certo l’attuale rientro del nostro paese nel nucleare appare una scelta ideologica e giustificata con affermazioni fasulle. Governo e Confindustria fanno propaganda sostenendo che il nucleare risolverà tutti i nostri problemi: ridurrà il costo della bolletta elettrica, ridurrà la dipendenza dall’estero per i combustibili fossili, risolverà il problema del cambiamento climatico e risolleverà la nostra economia scatenando, per usare le parole di Fulvio Conti, ad di Enel, “un rinascimento industriale”. Ovunque si ripete in maniera ossessiva che in Italia l’energia costa cara (si dice il 30% in più che all’estero) facendo pensare al normale cittadino che la sua bolletta della luce si abbasserà grazie al ritorno al nucleare. In realtà l’energia elettrica per i consumi medio-bassi (fascia in cui rientra la maggior parte delle famiglie italiane) è sempre stata conveniente rispetto al resto d’Europa. Una centrale nucleare consuma combustibile prodotto a partire dall’uranio. In Italia non esistono giacimenti e neppure esistono impianti di riprocessamento. Pertanto col nucleare continueremo a dipendere dall’estero. Costruire un centrale nucleare comporta il consumo di una quantità talmente elevata di energia che occorrono anni di generazione di corrente per compensarla. Si aggiunga il fatto che l’estrazione e l’arricchimento dell’uranio sono attività complesse ed energivore. A conti fatti gli esperti valutano che ogni Kwh nucleare emetta una cifra variabile dai 96 ai 134 grammi di CO2 (Oxford Research Group). Enel ha dichiarato che ognuno dei quattro cantieri previsti impiegherà 2.500 persone per cinque anni ed in seguito in ogni centrale lavoreranno 500 persone, ovvero 2mila nuovi posti di lavoro dal 2018 in avanti. Per fare un confronto, l’università Bocconi stima che le politiche energetiche del pacchetto europeo Clima – Energia entro il 2020 potranno garantire un’opportunità di business e sviluppo occupazionale notevole. Il valore degli investimenti è stimato in 100 miliardi di euro nei prossimi dodici anni a fronte di un potenziale occupazionale di 250mila unità lavorative nel 2020. Duecentocinquantamila posti di lavoro che però potrebbero essere creati all’estero, avverte lo studio della Bocconi, se il sistema produttivo italiano non sarà in grado di sfruttare l’occasione. Peccato che il governo guardi indietro al nucleare piuttosto che guardare avanti verso la cosiddetta green revolution. Se davvero si vogliono ridurre le emissioni di gas serra vi sono altre strade: innanzitutto il risparmio energetico, universalmente riconosciuto come lo strumento più efficace. Secondariamente le fonti rinnovabili, che eccetto che per il fotovoltaico, già oggi costano meno del nucleare, sono disponibili da subito (una pala eolica non richiede dieci anni per entrare in funzione), non creano rifiuti tossici e depositi che costano milioni di euro. Oggi, mentre la Lega spinge per la realizzazione di una centrale in Emilia Romagna piuttosto che in Veneto, il problema del nucleare diventa sempre più attuale. Vasco Errani, candidato alla presidenza della Regione Emilia Romagna sostenuto da Sinistra ecologia e libertà-Idee Verdi, ha ribadito il suo no alla realizzazione di centrali in regione.

Giovedì alle 17, al Centro sociale Primo Maggio di Guastalla, Sinistra ecologia e libertà organizza l’incontro “Contro il nucleare”. All’evento parteciperanno il capogruppo Sel della Regione Lombardia Mario Agostinelli, l’ambientalista e rappresentante della direzione nazionale Sel Gianni Mattioli, e il candidato Sel-Idee Verdi alle regionali del 28 e 29 marzo Nevino Marani. Il 15 agosto 2009, con l’entrata in vigore della legge manovra n.99/2009, è ricominciata l’avventura atomica italiana. Dopo 22 anni dai referendum che di fatto resero impossibile realizzare centrali nucleari nel nostro paese, sarà dunque nuovamente possibile farlo. E’ opinione comune che l’uscita dell’Italia dal nucleare sia stata a suo tempo determinata dall’emotività scatenata dall’incidente di Chernobyl. Di certo l’attuale rientro del nostro paese nel nucleare appare una scelta ideologica e giustificata con affermazioni fasulle. Governo e Confindustria fanno propaganda sostenendo che il nucleare risolverà tutti i nostri problemi: ridurrà il costo della bolletta elettrica, ridurrà la dipendenza dall’estero per i combustibili fossili, risolverà il problema del cambiamento climatico e risolleverà la nostra economia scatenando, per usare le parole di Fulvio Conti, ad di Enel, “un rinascimento industriale”. Ovunque si ripete in maniera ossessiva che in Italia l’energia costa cara (si dice il 30% in più che all’estero) facendo pensare al normale cittadino che la sua bolletta della luce si abbasserà grazie al ritorno al nucleare. In realtà l’energia elettrica per i consumi medio-bassi (fascia in cui rientra la maggior parte delle famiglie italiane) è sempre stata conveniente rispetto al resto d’Europa. Una centrale nucleare consuma combustibile prodotto a partire dall’uranio. In Italia non esistono giacimenti e neppure esistono impianti di riprocessamento. Pertanto col nucleare continueremo a dipendere dall’estero. Costruire un centrale nucleare comporta il consumo di una quantità talmente elevata di energia che occorrono anni di generazione di corrente per compensarla. Si aggiunga il fatto che l’estrazione e l’arricchimento dell’uranio sono attività complesse ed energivore. A conti fatti gli esperti valutano che ogni Kwh nucleare emetta una cifra variabile dai 96 ai 134 grammi di CO2 (Oxford Research Group). Enel ha dichiarato che ognuno dei quattro cantieri previsti impiegherà 2.500 persone per cinque anni ed in seguito in ogni centrale lavoreranno 500 persone, ovvero 2mila nuovi posti di lavoro dal 2018 in avanti. Per fare un confronto, l’università Bocconi stima che le politiche energetiche del pacchetto europeo Clima – Energia entro il 2020 potranno garantire un’opportunità di business e sviluppo occupazionale notevole. Il valore degli investimenti è stimato in 100 miliardi di euro nei prossimi dodici anni a fronte di un potenziale occupazionale di 250mila unità lavorative nel 2020. Duecentocinquantamila posti di lavoro che però potrebbero essere creati all’estero, avverte lo studio della Bocconi, se il sistema produttivo italiano non sarà in grado di sfruttare l’occasione. Peccato che il governo guardi indietro al nucleare piuttosto che guardare avanti verso la cosiddetta green revolution. Se davvero si vogliono ridurre le emissioni di gas serra vi sono altre strade: innanzitutto il risparmio energetico, universalmente riconosciuto come lo strumento più efficace. Secondariamente le fonti rinnovabili, che eccetto che per il fotovoltaico, già oggi costano meno del nucleare, sono disponibili da subito (una pala eolica non richiede dieci anni per entrare in funzione), non creano rifiuti tossici e depositi che costano milioni di euro. Oggi, mentre la Lega spinge per la realizzazione di una centrale in Emilia Romagna piuttosto che in Veneto, il problema del nucleare diventa sempre più attuale. Vasco Errani, candidato alla presidenza della Regione Emilia Romagna sostenuto da Sinistra ecologia e libertà-Idee Verdi, ha ribadito il suo no alla realizzazione di centrali in regione.
- Gianni Mattioli, fisico e docente dell’Università “La Sapienza” e leader storico dell’ambientalismo italiano. Già nel 1978 fondava il Comitato per la scelta dell’energia con l’obiettivo di diffondere la ricerca e l’utilizzo di fonti pulite di energia. Nel 1981 fondò la rivista “Quale energia?” di cui fu direttore per sei anni, e nel 1987 venne eletto deputato nazionale tra le file della Federazione dei Verdi, dei Verdi fu anche presidente dal 1988 al 1992. Rieletto deputato alla Camera dopo le elezioni politiche del 1992, divenne vicepresidente della commissione parlamentare per l'ambiente, il territorio ed i lavori pubblici. In quegli anni si avvicinò al Movimento dei Cristiano sociali e ad Alleanza democratica, salvo poi tornare ad essere parlamentare dei Verdi nel 1994. Dopo aver conservato il suo seggio a Montecitorio nel 1996, fu sottosegretario ai lavori pubblici nel primo governo Prodi ed in quegli anni entrò nel comitato esecutivo di Legambiente. Nel 2000, durante la formazione del secondo governo Amato ebbe l'opportunità di diventare Ministro delle politiche europee dopo che un suo collega di partito, Edo Ronchi, aveva rifiutato tale incarico. Dal 20 dicembre 2009 nel Coordinamento nazionale e poi responsabile Politiche ambientali per Sinistra ecologia e libertà.
- Mario Agostinelli, scienziato italiano (fisico e chimico) è uno dei responsabili delle tematiche riguardanti le energie alternative del Forum Social Mundial del 2009. Nel 1974 aderisce al Pci e diviene sindacalista a tempo pieno, prima organizzando per la Flm i corsi delle 150 ore, poi nel sindacato dei tessili, infine nella Cgil Lombardia di cui è stato segretario generale dal 1995 al 2002. Nel 1987 ha guidato il sindacato nella battaglia referendaria per il no al nucleare. Per un anno è stato responsabile della Cgil per le politiche comunitarie a Bruxelles. Nel dirigere la Cgil Lombardia si è scontrato con la politica sanitaria della giunta Formigoni, si è speso in difesa dell’occupazione, dei diritti sociali e del lavoro e per la riconversione produttiva, e ha stretto più intensi rapporti tra il sindacato e i movimenti per la pace, la tutela dell’ambiente e la solidarietà Nord-Sud. Nel 2002 è tornato all’Enea presso il Ccr di Ispra dove ha coordinato un gruppo di 36 ricercatori, quale responsabile di un progetto volto a introdurre sul territorio le energie rinnovabili e a creare occupazione nell’area dismessa dell’Alfa Romeo di Arese.
- Nevino Marani, operaio metalmeccanico Tecnogas da anni impegnato nella Fiom-Cgil, ha deciso di mettersi in corsa per le regionali nella lista Sel. Oggi continua a difendere con passione il diritto al lavoro.
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