Una recente ricerca dell’Università Bocconi, ha riacceso i riflettori sul rapporto tra maternità e lavoro. La ricerca ci dice che mediamente il 25% delle donne lascia il lavoro dopo la maternità. La percentuale si alza al 75% se il lavoro è precario, si abbassa al 12% se il lavoro è manageriale, ma in questo caso con lo stop della carriera. Le ragioni dell’abbandono, certificate dalla ricerca, sono: la carenza dei servizi, la rigidità degli orari, la scarsa collaborazione dei padri, il mobbing nel luogo di lavoro (così definito nella ricerca). Del mobbing, spinto fino al licenziamento delle lavoratrici madri, si occupava una legge, promossa dalle donne della sinistra nel Governo Prodi, la legge 188 del 2007: una legge che impediva preventivamente i licenziamenti mascherati da dimissioni volontarie. Si tratta di un abuso praticato in tante imprese soprattutto nei confronti delle lavoratrici in gravidanza. Questa importante legge è stata abrogata dal Governo Berlusconi appena insediato. Di fronte a tutto ciò: oggi, 8 marzo 2010, mi impegno a promuovere, come primo atto del Consiglio Regionale, leggi che consentano a tutte le donne di non scegliere tra lavoro e maternità; oggi, 8 marzo 2010, tutte noi ci impegniamo con altrettanta determinazione a ricostruire le condizioni per riavere la legge contro “le dimissioni in bianco”, attraverso una azione comune dei Consigli Regionali.
Marina Arrivabeni e Sara Cattini
(candidate di Sinistra ecologia libertà al Consiglio regionale dell’Emilia Romagna)
Sottoscrivono: Donatella Chiossi, Carla Ruffini, Piera Vitale, Luciana Caselli, Letizia Valli, Valentina Trizzino, Maura Cattini e Antonella Festa
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