(Lorenzo Capitani, Pierino Nasuti e Sara Cattini)
Stati generali, scuole aperte e maggio costituzionale in difesa della scuola reggiana. Stamattina, durante una conferenza stampa al bar dell’Università di viale Allegri, Sinistra ecologia e libertà – Idee Verdi ha affrontato i problemi che oggi deve fronteggiare il mondo della scuola e presentato tre proposte per aiutare il sistema formativo ad uscire dalla difficoltà in cui si trova. Secondo Sel c’è una sottovalutazione del grave stato in cui la scuola versa. Per questo ci sarebbe bisogno di una nuova mobilitazione, di un altro senso di responsabilità, anche per evitare il prevalere di logiche corporative che rischiano di aggravare ulteriormente la qualità del sistema formativo oltreché offrire messaggi confusi e contraddittori a famiglie sempre più disorientate. Alla conferenza stampa ha partecipato la giovanissima candidata alle regionali del 28 e 29 marzo Sara Cattini, il consigliere comunale Pierino Nasuti e Lorenzo Capitani di Sel. “I problemi che si avvertono oggi nella scuola, le rivendicazioni, i disordini degli studenti che giustamente fanno sentire la loro voce di fronte al degrado del sistema educativo – ha detto Sara Cattini – devono essere affrontati in maniera costruttiva. E questo significa raccogliere i fatti concreti, prendere atto dei problemi per poi trovare soluzioni, perché soluzioni devono essere trovate: servono risposte che non arrivano. Il malcontento di chi vive la scuola, insegnanti e studenti in primo luogo, devono insomma necessariamente sollevare interrogativi nelle istituzioni”. “Le regole certo vanno rispettate – ha continuato Sara riferendosi ai recenti fatti di cronaca – ma devono essere tenuti aperti tutti i canali di comunicazione: le istituzioni devono essere dunque ricettive dei disagi giovanili e oggi la voglia di farsi ascoltare dei giovani si vede”.
Premessa
La deludente seduta dell’ultimo Consiglio provinciale ha confermato, e non ce n’era certo bisogno, la debolezza di un discorso pubblico sulle prospettive della scuola. Infatti, a parte le pur comprensibili schermaglie procedurali di tipo propagandistico, emerge con grande evidenza in tutti gli interlocutori, anche nei più sensibili, la sottovalutazione reale del grave stato in cui versa, anche nella nostra provincia l’insieme del sistema scolastico, pur nelle sue lodevoli eccellenze. Le responsabilità vanno sì considerate rispetto alla politica dei tagli davvero indiscriminati degli ultimi mesi, ma anche rispetto agli esiti per lo più fallimentari delle fragili riforme adottate nelle precedenti stagioni, anche dai governi più diversi.
Ci sarebbe bisogno di un altro clima, di un’altra mobilitazione, di un altro senso di responsabilità, anche per evitare il prevalere di logiche corporative o di piccolo cabotaggio, che rischiano di aggravare ulteriormente la qualità del nostro sistema formativo oltreché offrire messaggi confusi e contraddittori a famiglie sempre più disorientate.
Qualche nostra modesta proposta.
1. Vogliamo prendere per buone le parole di Sonia Masini, quando parla di decisioni puramente tecniche e provvisorie, a proposito del riordino delle Superiori, in vista di una riflessione più partecipata sulla riorganizzazione o razionalizzazione di tutto il sistema di Secondo grado. Ma non era possibile avviare prima questo processo, invece che accontentarsi di estenuanti pseudo-trattative con i “poveri” dirigenti scolastici, continuamente alle prese con notizie mutevoli e farraginose? Si proceda allora ad una grande consultazione democratica tra forze sociali e componenti istituzionali, in vista della convocazione di veri e propri Stati generali sulla scuola reggiana, in cui dare voce a tutti coloro che si sentono i grado di offrire contributi di analisi e di proposta, al di fuori dei consueti belletti propagandistici.
2. Sentiamo crescere, in modo sempre più diffuso, difficoltà e disagi riguardanti il normale funzionamento della scuola. Ogni giorno una notizia sulle tasse “illegittime” a cui sono costretti i vari istituti, ogni giorno una denuncia sulle cose elementari che vengono meno, dalla carta per le fotocopie alla carta igienica, ogni giorno una sconsolata constatazione sulla impossibilità di fare delle scuole un luogo pieno di accoglienza, specie per i più deboli. Perché non pensare allora, attraverso un coinvolgimento ampio di istituzioni, associazioni, famiglie, studenti, ad una campagna che potremo definire Scuole aperte, almeno per un periodo significativo della primavera, in cui prevedere molteplici iniziative di recupero, culturali, ricreative, aperte alla cittadinanza e che mettano in rilievo la grande potenzialità degli stessi edifici scolastici, se concepiti come luoghi attivi e non semplicemente come luoghi di una stanca trasmissione del sapere. Ogni scuola un luogo di accoglienza e di cultura. Un piccolo antidoto alla sfiducia e alla rassegnazione.
3. La scuola come bene comune, costituzionalmente garantito. Rappresenta proprio uno strano paradosso il fatto che si parli di una sperimentazione, per la verità sempre più contenuta, della nuova disciplina chiamata pomposamente “Cittadinanza e Costituzione”, quando della nostra bella Costituzione ogni giorno, ogni momento che passa si può dire, si fa scempio. Allora da Reggio, città costituente per eccellenza, la città di Meuccio Ruini, di Giuseppe Dossetti, di Nilde Iotti, venga un forte slancio a momenti sempre più importanti di Educazione costituzionale, si appoggino le numerose iniziative che hanno preso il via, anche con importanti riconoscimenti, si offra loro una degna cornice istituzionale ed operativa, senza nessuna retorica, senza nessun tricolore di troppo, ma con l’invito ad approfondire e verificare nel concreto la validità del nostro patrimonio costituzionale. Un maggio costituzionale, nelle forme più diverse, anche come risposta alla crisi di credibilità della scuola e dei suoi antichi messaggi.
Conclusione
Solo qualche suggerimento, qualche proposta, che siamo però disposti a discutere con tutti. E un invito a tutti gli insegnanti che stanno attraversando forse uno dei loro momenti più difficili, anche perché spesso assaliti da un odioso senso comune che ne vorrebbe continuamente offrire un immagine devastante, come se davvero si trattasse di una categoria “privilegiata”.
Non dividiamoci tra primi della classe e ossequienti impiegati dello Stato, non alimentiamo insensate guerre tra poveri, competizioni risibili e fuorvianti, ma sentiamoci tutti partecipi di un comune orizzonte che rischia di impoverirci e di impoverire la nostra comunità. E’ una battaglia di civiltà che dobbiamo condurre, anche superando pigrizie e pregiudizi, guardando in facci una realtà che quotidianamente ci propone problemi inediti, su cui dobbiamo misurare tutta la nostra capacità di esser educatori.