giovedì 8 maggio 2014

Lavoro, il contrordine del Pd: avevano ragione Sacconi e Ichino


 Stefano Morselli

Bisogna riconoscere che l'approvazione del decreto Poletti di beatificazione del lavoro precario - con il voto di fiducia odierno al Senato e in attesa del voto definitiva entro il 19 maggio alla Camera - è una netta vittoria per chi quelle posizioni ha sempre sostenuto. Ad esempio Maurizio Sacconi, ex ministro ed ex seguace del Banana (ora di Alfano). Il quale, logicamente, è molto felice per il raggiungimento di obiettivi che prima - quando era lui ministro del lavoro nel governo Banana - non era riuscito ad ottenere.
«I contratti a termine -spiega Sacconi - risulteranno più agevoli perchè si è significativamente ridotta la deterrenza della sanzione quando sono in eccesso. I loro rinnovi sono infinitamente possibili come accade nel caso dei lavori stagionali. Le attività di ricerca godono di condizioni ancor più flessibili. I contratti di apprendistato tornano a poter essere stagionali, consentono un maggiore ruolo delle imprese nella formazione, costano meno quando riguardano i minori che non hanno completato il processo educativo. Il vincolo delle precedenti stabilizzazioni si limita alle aziende maggiori ove lavora solo un terzo dei lavoratori». Una autentica fortuna.
Un altro che festeggia - più che giustamente, dal suo punto di vista - è Pietro Ichino. Il quale da tempo si impegna per rendere "meno rigidi" i diritti dei lavoratori. Prima Ichino stava nel Pd, poi ha traslocato nel partito di Monti. Ora è stato relatore del decreto al Senato e commenta: "E' il passaggio ufficiale, per il nostro diritto del lavoro, dal XX al XXI secolo. Con una quindicina d’anni di ritardo, come purtroppo è consuetudine delle riforme del lavoro nel nostro Paese; ma finalmente ci stiamo arrivando anche noi». Era ora, perbacco.

Ricapitolando: adesso il Pd sostiene le opinioni di Ichino ( che non condivideva quando Ichino era nel Pd) e anche di Sacconi (che contrastava quando.Sacconi era ministro del Banana). Contrordine, compagni: avevano ragione loro.

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