mercoledì 7 maggio 2014

INCONTRO CON NICHI VENDOLA al Pigal


INCONTRO CON NICHI VENDOLA L’ALTRA EUROPA CON TSIPRAS E SOSTEGNO AI CANDIDATI DI SEL.
di Katia Pizzetti

Martedì 6 Maggio al Circolo Arci Pigal, in una sala gremita, Nichi Vendola ha portato il suo sostegno sia alla lista “L’altra Europa con Tsipras”, sia ai candidati reggiani alle elezioni amministrative del 25 maggio prossimo. L’apertura della serata ha visto l’intervento di Lucia Lusenti, giovane candidata al Consiglio Comunale di Reggio Emilia e di Matteo Sassi capolista SEL e già Assessore al Wealfare. Vendola con estrema semplicità, efficacia di linguaggio e focalizzazione dei temi più importanti che riguardano non solo l’Europa, ma anche il nostro Paese, ha esposto il suo pensiero con parole e concetti di quella che si definisce “buona politica”. Il suo incisivo discorso ha preso il via dalla storia dell’Italia, affermando che si conclude un ciclo, come la fine di un percorso storico.

Vendola: “lo dico qui a Reggio Emilia, in Toscana e in quelle realtà in cui il radicamento di una tradizione politica e culturale ha esaltato le virtù dei cittadini, veri protagonisti della vita politica quotidiana, esercitata attraverso le forme di partecipazione. Allo stesso tempo, si è consumata l’idea che possiamo godere di una rendita di posizione. Occorre avere un quadro preciso della situazione, la legittimazione della sinistra si gioca qui e ora, nella capacità di restituire significato alle parole, che non sono più una comoda eredità. Non dobbiamo cullarci nel rimpianto, nella paura, ma capire dov’è la crisi della sinistra e da dove ricominciare. Ritengo che questa crisi stia nell’incapacità di essere ciò che dovremmo, a fronte di uno schianto che rischia di far precipitare l’Europa in una nuova deriva nazionalista, di conflitti locali, di uno scenario in cui tornano tutte le culture di una destra estrema, con l’assedio del populismo dilagante.
Guardiamo con attenzione cosa ha prodotto la situazione attuale, che ci sta facendo scivolare in un baratro, e capiamo in che direzione andare per uscirne. Questa è la nostra battaglia, contrastare le destre naziste e fasciste, mai spente, e che ora sono ai vertici dei governi di alcuni paesi europei. Ci troviamo al punto in cui si diffondono i veleni culturali dell’intolleranza, dell’antisemitismo, del razzismo, che trovano linfa vitale nelle periferie sociali affogate dalla paura. Per evitare il perpetuarsi di queste idee e del nazionalismo dilagante, chiediamo all’Europa una cessione di sovranità dei singoli, operando verso la sovranità continentale e multiculturale, fatta dai popoli e non calata dall’alto dalle classi dirigenti. Il compito della sinistra è quello di dare una possibilità a tutti, a chi è smarrito nel comprendere e nel vivere, di capire le ragioni della crisi. Se non avviene, si vedrà l’avanzamento di una destra multiforme e pericolosa. Dobbiamo dire con forza che la crisi e frutto delle diseguaglianze, della finanziarizzazione dell’economia, dobbiamo produrre una lotta a questo, contrastare una ricchezza malata prodotta anche dalla mancanza di lavoro e dalla detenzione di grandi capitali a favore di pochi. Elementi che hanno creato lo scenario sociale e politico attuale. Se non lo facciamo, la destra affermerà che la crisi è frutto dell’immigrazione, delle lobby, dei diversi che i qualche modo destabilizzano il sistema. Non risponderà razionalmente ma offrirà una compensazione simbolica o materiale, caricando di colpe i soggetti più deboli. Con la finalità di arrivare a una guerra tra poveri, a mettere gli ultimi contro gli ultimi, distogliendo lo sguardo dalla questione sociale. Sento oggi il dovere di parlare, in contrasto alle politiche europee in atto, di patrimoniale. In alcuni momenti storici, come quello che viviamo, risponde a principi fondativi di tutela sociale, di democrazia, di parità di diritti. La crescita delle diseguaglianze fa male all’economia, che vede la ricchezza totale detenuta da pochi e non spalmata sulla popolazione, una diseguaglianza divenuta insostenibile. Se si opera a favore di una redistribuzione della ricchezza, soprattutto attraverso il lavoro stabile e non precario, si da ossigeno all’economia e alla ripresa dei consumi. Come sinistra dobbiamo fondare il nostro operato sull’eguaglianza, che non è utopia, è allargamento delle basi produttive della società, rimessa in circolo della ricchezza per tutti. Il lavoro è il punto da cui ripartire per ridare uno stile di vita non precario, per ridare e riprenderci la libertà, status fondamentale per una società e un Europa di diritti. L’Europa non è solo in grado di rimettere insieme diritti e libertà, di riqualificare il welfare, ma è in grado di riportare uguaglianza, rimettere insieme gli stati e portare la pace. Per questo SEL, alle elezioni europee ha fatto un passo indietro non presentando una lista con il proprio simbolo. Ha deciso di fare un’operazione politica più grande, di mettere l’Europa al primo posto sostenendo il messaggio antipopulista, e indicando in Alexis Tsipras, un giovane che ha saputo fare una buona politica, un punto di inserimento per questa nuova Europa, dove cultura e libertà contrastano il populismo che aliena il continente”.

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