Alessandra Sorrentino
Cosimo Pederzoli
La sanità è un diritto. Un diritto di uomini, donne e bambini. A prescindere dall'età e dalla cultura. La candidata sindaco Prampolini sui quotidiani di stamattina, da un lato solleva un problema importante: la carenza di personale presso il Santa Maria Nuova con la conseguenza di un servizio che ne risente in qualità soprattutto nel rapporto tra medico e paziente.
Se entriamo in qualsiasi ambulatorio dell'ospedale, leggiamo ovunque appesi al muro i diritti del malato, dell'anziano, del bambino, della donna in gravidanza e partoriente, di qualsiasi paziente ricoverato. Bene, questi diritti vanno tutelati. È indubbio, ma non punterei il dito, alla ricerca del capro espiatorio, sulla responsabilità dei "troppi extracomunitari senza permesso di soggiorno che usano il pronto soccorso come ambulatorio".
Non alimentiamo discussioni che inevitabilmente, e in modo anche piuttosto strumentale, si vanno a legare al tema della sicurezza e si inseriscono in un corto circuito che, invece di andare alla ricerca del vero problema di una qualità minore del servizio sanitario, alimenta discriminazioni e astio che minano poi le basi della coesione sociale.
Chiediamoci piuttosto se alla base di un problema di questo tipo ci sia in realtà - ancora una volta - il problema più ampio della crisi, e di una sbagliata gestione della crisi, che ha visto i maggiori tagli ricadere proprio sui servizi che sono il principio fondante di una buona qualità della vita. Chiediamoci come mai il personale dell'ospedale, così come quello dei consultori, é insufficiente, ma chiediamocelo con l'occhio critico di chi crede che la buona sanità vive prima di tutto di relazioni di cura e di prossimità e deve basarsi su una gestione migliore delle risorse che permettano al personale ospedaliero di lavorare al meglio.
Lasciamo fuori la questione extracomunitari che secondo la Prampolini "oltre a creare quotidianamente problemi di ordine pubblico, costringono i cittadini ad aspettare ore ed ore per un intervento". Andiamo oltre, andiamo alle radici reali dei problemi, guardiamo in faccia la realtà e smettiamo di cercare il capro espiatorio, guardiamo a una politica che sappia comprendere le proprie responsabilità anche quando ha avuto una gestione sbagliata della vita del nostro paese.
Se entriamo in qualsiasi ambulatorio dell'ospedale, leggiamo ovunque appesi al muro i diritti del malato, dell'anziano, del bambino, della donna in gravidanza e partoriente, di qualsiasi paziente ricoverato. Bene, questi diritti vanno tutelati. È indubbio, ma non punterei il dito, alla ricerca del capro espiatorio, sulla responsabilità dei "troppi extracomunitari senza permesso di soggiorno che usano il pronto soccorso come ambulatorio".
Non alimentiamo discussioni che inevitabilmente, e in modo anche piuttosto strumentale, si vanno a legare al tema della sicurezza e si inseriscono in un corto circuito che, invece di andare alla ricerca del vero problema di una qualità minore del servizio sanitario, alimenta discriminazioni e astio che minano poi le basi della coesione sociale.
Chiediamoci piuttosto se alla base di un problema di questo tipo ci sia in realtà - ancora una volta - il problema più ampio della crisi, e di una sbagliata gestione della crisi, che ha visto i maggiori tagli ricadere proprio sui servizi che sono il principio fondante di una buona qualità della vita. Chiediamoci come mai il personale dell'ospedale, così come quello dei consultori, é insufficiente, ma chiediamocelo con l'occhio critico di chi crede che la buona sanità vive prima di tutto di relazioni di cura e di prossimità e deve basarsi su una gestione migliore delle risorse che permettano al personale ospedaliero di lavorare al meglio.
Lasciamo fuori la questione extracomunitari che secondo la Prampolini "oltre a creare quotidianamente problemi di ordine pubblico, costringono i cittadini ad aspettare ore ed ore per un intervento". Andiamo oltre, andiamo alle radici reali dei problemi, guardiamo in faccia la realtà e smettiamo di cercare il capro espiatorio, guardiamo a una politica che sappia comprendere le proprie responsabilità anche quando ha avuto una gestione sbagliata della vita del nostro paese.
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