mercoledì 2 aprile 2014

Comune in panne, Sassi incalza Vecchi «Il caso Sylvester, l’appalto al cugino di Delrio, il furto alla Parmeggiani: tre campanelli d’allarme per il nuovo sindaco»

Esiste un filo rosso che lega il clamoroso furto alla Galleria Parmeggiani, l’errore shock del sequestro del bus sbagliato nell’inchiesta per la morte di Sylvester Agyemang e - infine - la scoperta di un appalto assegnato alla ditta del cugino dell’ex sindaco in cui è socia anche la funzionaria dell’ufficio appalti?

Secondo Matteo Sassi, assessore al welfare del Comune e “alleato” (con Sel) di Luca Vecchi nella corsa per Sala del Tricolore, quel filo rosso esiste: «E’ la macchina comunale che così com’è oggi non può più funzionare, e Luca Vecchi, una volta eletto, non dovrà perdere un minuto per registrarla, se non vuole finire subito nel pantano amministrativo».
Assessore, il suo è un vero e proprio grido d’allarme. Ma perché mettere insieme vicende così diverse?
«Intanto, per la loro vicinanza temporale. Anche la vicenda dell’appalto alla ditta del cugino del sindaco è emersa adesso».
Invero, si tratta di una storia datata..
«Sì, che esce adesso soltanto perché Delrio ha un ruolo nazionale. E’ evidente che qualcuno ha attivato anche qui la macchina del fango, su una vicenda che, almeno per quanto riguarda Delrio, finirà in niente com’è giusto che sia».
Allora il punto qual è?
«Il punto è: quante altre persone che lavorano in Comune possono essere in potenziale conflitto di interessi? E’ una domanda a cui oggi nessuno in Comune a Reggio può rispondere. E questo è un pronlema che va risolto al più presto».
In che modo?
«In primo luogo, portando pienamente in mano politica la delega al personale. Per la trasparenza, per la regolarità, una delega importante come quella al personale, soprattutto in questo periodo storico, non può passare di mano da un’assessore all’altro come fosse qualcosa di poco importante. Nè credo che quel che è accaduto sia dovuto al fatto che non abbiamo più da qualche mese un direttore generale a tempo pieno. Anzi, sono dell’idea che la figura del direttore generale, nemmeno obbligatoria per legge, debba esserci per forza».

Un corpo intermedio che non serve?
«Non credo sia fondamentale, così come a mio avviso non sono fondamentali i dirigenti d’area. Se fossi il futuro sindaco li abolirei. Sarebbe un segnale importante, verso l’esterno e verso l’interno».
Si spieghi meglio...
«Nè il direttore generale nè i direttori d’area oggi sono in sè garanzie di trasparenza. Togliendoli daremmo un segnale anche sul versante dei tagli ai costi della politica. Sui tagli diretti siamo già un Comune tra i più virtuosi, su quelli indiretti possiamo fare di più».
Una spending review fatta in casa...
«A parte il fatto che nel Comune di Reggio il 60% dei dirigenti è assunto con contratti a termine, voglio chiarire che non è una questione di numeri: Reggio da questo punto di vista è messa meglio di molte altre città. Semmai va attuata un’altra rivoluzione».
E quale sarebbe?
«Far ruotare i dirigenti, evitando che restino troppo a lungo nello stesso posto. Una misura salutare sotto molti aspetti: il personale potrebbe ritrovare motivazioni che oggi ha perduto, e soprattutto, una misura di questo tipo, servirebbe ad evitare episodi di corruzione e conflitti di interesse».
Fuori la gente apprezzerebbe. Perché secondo lei queste misure farebbero bene anche all’interno del Comune?
«Perché mai come oggi è altissima la demotivazione dei dipendenti comunali. Siamo alla fine di un doppio mandato, la città per la prima volta dopo decenni segna una fase di decrescita, anche dal punto di vista demografico. Se poi aggiungiamo che è crescente il malumore verso il pubblico impiego, il quadro è completo».
E basterebbe questo per rimotivare i dipendenti?
«No di certo. La chiave di tutto è il dialogo tra la politica e i dipendenti. Dobbiamo ascoltare i dipedenti, senza sostituirci al lavoro dei sindacati e senza fare una difesa corporativa. Tantissime sono le sollecitazioni che la politica può cogliere ascoltando i dipendenti».
Mi scusi se insisto, ma non vedo ancora il nesso tra il caso dell’appalto e i furti alla Parmeggiani o il caso-Sylvester.
«Glielo spiego subito: possibile che la città più videosorvegliata d’Italia non abbia un sistema di telecamere per i suoi musei o per le biblioteche? A qualcuno dei dipendenti magari quest’idea, in questi anni è venuta, ma non è arrivata alla politica. Non credo che in questo caso si possa addurre la giustificazione dei costi».
Parliamo del caso-Sylvester...
«Tutti si chiedono come sia potuto accadere . Io invece mi chiedo come sia possibile discutere per mesi se la polizia municipale debba o no dotarsi di spray al peperoncino. Soprattutto se poi questi sono i risultati».
Il caso è approdato in Consiglio comunale e c’è chi ha chiesto. ancora una volta, la testa del comandante Antonio Russo...
E questo è uno sport che non mi appassiona. Certo, la macchina comunale va rimessa in moto e registrata. E nessuno può chiamarsi fuori da questo sforzo. Anche perché nessuno è intoccabile».
Il suo appello a chi è rivolto?
«Ai candidati sindaci. E per quanto mi riguarda, a Luca Vecchi. Vorrei che, una volta eletto non facesse passare troppo tempo prima di metter mano alla macchina. Altrimenti il rischio è il pantano».
massimo sesena

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