di Stefano Morselli
Ieri
sono andato nel chiostro di via Guasco, per assistere alla presentazione
dei candidati di Sel alle prossime elezioni comunali a Reggio. Il
chiostro è un posto bello, che conosco da una vita: adesso c'è
l'ostello della gioventù, ma un tempo ospitava la scuola elementare "Ada
Negri", che da bambino ho frequentato per cinque anni. Sotto il
porticato, ricordo ancora dove era l'ingresso della mia classe, più o meno.
Al contrario della "location", mi sono accorto che non conoscevo gran
parte dei candidati che si sono presentati, nonostante per molti anni io
abbia seguito attentamente, come giornalista, le vicende politiche
della città. Sorpresa: c'era un bel numero di giovani, ventenni e
trentenni. E anche altri, meno giovani, erano comunque facce nuove
rispetto a quelle del (piccolo) circuito di Sel. Infatti, parecchie di
queste persone non sono nemmeno iscritte al partito. Operano
nel volontariato, nell'associazionismo, nella cooperazione sociale, nel
mondo ambientalista. Sono operatori di servizi, educatori,
precari, opera. Ma la cosa che mi
ha colpito è stata sentire ragazze e ragazzi utilizzare la
parola "sinistra". Non per fare dichiarazioni astratte di appartenenza, ma per parlare delle loro esperienze, delle loro azioni, delle loro
speranze. Considerate, evidentemente, in sintonia con la parola
"sinistra".
Questa è una parola molto malridotta, soprattutto in Italia. A causa di una lunghissima e martellante campagna ideologica, promossa (logicamente) dai poteri e dagli interessi che alla sinistra si oppongono, ma (assai meno logicamente) molto alimentata anche dalle scelte e dai comportamenti di chi avrebbe dovuto rappresentarla e rinnovarla. Da molti anni va di moda raccontare che sinistra e destra "non esistono più", "sono tutti uguali". Va di moda presentarsi come "nè di sinistra nè di destra". Lo faceva già Bossi, ai suoi bei tempi. Ci ha provato, per un po', il Banana. E' il cavallo di battaglia di Beppegrillo. E lei, la sinistra? Schiacciata tra il martello degli svenditori un tanto al chilo ("Il Pd è un partito riformista MA NON di sinistra) e l'incudine dei guardiani di piccoli orticelli litigiosi, settari, minoritari per vocazione o per scelta.
Oggi vanno di moda altre "categorie"
pseudo-politiche: nuovo, flessibile, veloce.... Nella migliore delle
ipotesi, modi e toni spacciati per contenuti e valori. Comunque, fuffa a volontà. Ebbene, in questa
temperie culturale e politica, ascoltare giovani che si dichiarano "di
sinistra" - cioè vanno in direzione ostinata e contraria, se possiamo
citare Faber - risulta davvero quasi sorprendente, inaspettato. E fa
venire in mente un'altra citazione, questa volta del vecchio Alcide
Cervi: dopo un raccolto ne viene un'altro. Se una piccola forza
politica come Sel, pur con cento problemi e fragilità, può dare una mano
in quel senso, sarebbe un risultato confortante.
Chissà.
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