domenica 6 aprile 2014

Nel chiostro di via Guasco, ascoltando giovani (e meno giovani) che usano la parola "sinistra"

di Stefano Morselli

Ieri sono andato nel chiostro di via Guasco, per assistere alla presentazione dei candidati di Sel alle prossime elezioni comunali a Reggio. Il chiostro è un posto bello, che conosco da una vita: adesso c'è l'ostello della gioventù, ma un tempo ospitava la scuola elementare "Ada Negri", che da bambino ho frequentato per cinque anni. Sotto il porticato, ricordo ancora dove era l'ingresso della mia classe, più o meno. 

Al contrario della "location", mi sono accorto che non conoscevo gran parte dei candidati che si sono presentati, nonostante per molti anni io abbia seguito attentamente, come giornalista, le vicende politiche della città. Sorpresa: c'era un bel numero di giovani, ventenni e trentenni. E anche altri, meno giovani, erano comunque facce nuove rispetto a quelle del (piccolo) circuito di Sel. Infatti, parecchie di queste persone non sono nemmeno iscritte al partito. Operano nel volontariato, nell'associazionismo, nella cooperazione sociale, nel mondo ambientalista. Sono operatori di servizi, educatori, precari, opera. Ma la cosa che mi ha colpito è stata sentire ragazze e ragazzi utilizzare la parola "sinistra". Non per fare dichiarazioni astratte di appartenenza, ma per parlare delle loro esperienze, delle loro azioni, delle loro speranze. Considerate, evidentemente, in sintonia con la parola "sinistra".

Questa è una parola molto malridotta, soprattutto in Italia. A causa di una lunghissima e martellante campagna ideologica, promossa (logicamente) dai poteri e dagli interessi che alla sinistra si oppongono, ma (assai meno logicamente) molto alimentata anche dalle scelte e dai comportamenti di chi avrebbe dovuto rappresentarla e rinnovarla. Da molti anni va di moda raccontare che sinistra e destra "non esistono più", "sono tutti uguali". Va di moda presentarsi come "nè di sinistra nè di destra". Lo faceva già Bossi, ai suoi bei tempi. Ci ha provato, per un po', il Banana. E' il cavallo di battaglia di Beppegrillo. E lei, la sinistra? Schiacciata tra il martello degli svenditori un tanto al chilo ("Il Pd è un partito riformista MA NON di sinistra) e l'incudine dei guardiani di piccoli orticelli litigiosi, settari, minoritari per vocazione o per scelta.

Oggi vanno di moda altre "categorie" pseudo-politiche: nuovo, flessibile, veloce.... Nella migliore delle ipotesi, modi e toni spacciati per contenuti e valori. Comunque, fuffa a volontà. Ebbene, in questa temperie culturale e politica, ascoltare giovani che si dichiarano "di sinistra" - cioè vanno in direzione ostinata e contraria, se possiamo citare Faber - risulta davvero quasi sorprendente, inaspettato. E fa venire in mente un'altra citazione, questa volta del vecchio Alcide Cervi: dopo un raccolto ne viene un'altro. Se una piccola forza politica come Sel, pur con cento problemi e fragilità, può dare una mano in quel senso, sarebbe un risultato confortante. 

Chissà.

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