mercoledì 30 aprile 2014

Sulla prostituzione. Oggi se ne parla in Lombardia, domani a Reggio.

di Laura Vezzosi

Libero è chi ha la possibilità di scegliere 
tra almeno due opzioni ugualmente dignitose.”

Da tempo non trovo il luogo dove poterne parlare con calma, quindi scrivo.

Se la proposta della sinistra è di tassare il “lavoro” delle prostitute e di istituire le “case chiuse”, bene, io non sono d'accordo. Vivo con ex prostitute da ormai 8 anni.

Partirei dividendo in due la questione: 
- da una parte l'offerta, ovvero le donne ed i transessuali;  
- dall'altra la domanda, cioè almeno 10 milioni di uomini che cercano sesso a pagamento.



Sull'offerta
Immagino che nessuno giustifichi lo sfruttamento di ragazze gestito dalle reti criminali, eppure la percentuale di lavoratrici del sesso gestite da quei racket è incomparabile rispetto a quelle che lo fanno per “libera” scelta.

Quindi se non varia la domanda di soddisfare le carenze affettive degli italiani con questa modalità, la quantità di lavoratrici del sesso necessarie per soddisfarla non cambierà, anche se esistessero le case chiuse o le partite IVA. Anzi, queste due soluzioni sarebbero come un pesantissimo velo di legalità che cristallizza l'immensa palude del racket delle schiave e dei loro schiavisti.
Le proposte delle case chiuse (che per altro già esistono, vedi i centri massaggi o appartamenti privati) o delle partite IVA potrebbero essere forse una risposta alle domande solo delle prostitute “libere”, che però sono una piccola minoranza. La realtà è ben differente.

Poi sul fatto che esistano donne o trans veramente “libere” di far quel mestiere, ho molti dubbi.

Da anni vivo con ex prostitute. Alcune di loro erano schiave, altre “libere”.
Quando può dirsi libera una persona?
Il magistrato Gherardo Colombo rispose così una volta, parlando della Costituzione: “libero è chi ha la possibilità di scegliere tra almeno due opzioni ugualmente dignitose.”
Ebbene, quelle ragazze sono state davvero libere di scegliere questo lavoro?
Io non ci credo.
Penso che siano donne o ex bambine abusate anche in famiglia, cioè in quel luogo sacro che forma la personalità di ognuno. Quante di queste donne sono scisse, devastate, svuotate di dignità e forse anche di identità. Arrivano a creare un muro dentro di loro, tra il loro corpo e la psiche, fino a non sentire nemmeno più il dolore. E questo distacco lo mettono in atto per sopravvivere al pensiero dell'abuso. Straziante. A volte questa scissione è più grave, a volte di meno.
Se a queste donne venisse offerta un'alternativa a quel lavoro, quasi sicuramente rifiuterebbero, perchè accettare l'aiuto è difficile, fidarsi è difficile dopo che si è stati usati per una vita. Ancor più difficile è accettare di rielaborare il dolore e farsi ferire ancora dal proprio passato.
Queste persone dovrebbero aver diritto ad un lavoro lungo e impegnativo di recupero del sé.

Sulla domanda
Finchè non ci chiederemo perchè ci siano i clienti, non sconfiggeremo mai il traffico di ragazze schiavizzate. Un politico di destra disse una volta: “ma chi è quel pazzo che è disposto a rinunciare a 10 milioni di voti?”. Cioè: chi è quel politico disposto a fare una legge veramente efficace, che però rischia di perdere i voti di 10 milioni di elettori italiani che vanno a prostitute?

Oppure immagino in una coppia. Lui và a prostitute e lei se ne accorge.
Quanto si sente umiliata quella donna? Ecco un'altra vittima del sesso a pagamento. E via con gli antidepressivi. Eppure forse la colpa è anche un po' sua se la coppia non funziona. E' un circolo infinito.

Proposta
Perchè invece non facciamo una proposta di legge che aiuti le coppie in crisi, in modo gratutito? Oppure anche un accompagnamento permanente.
In fondo è inutile negarne l'esigenza, chi ha più di 30 anni sa bene quante coppie faticano a stare in piedi o sono zoppe, anche se sono fresche di convivenza o matrimonio.

Credo che qualsiasi proposta di legge che ignori questo aspetto sia una legge fallimentare che produrrà altri schiavi, altra violenza, altra sofferenza e persone infelici.

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