di Stefano Morselli
Elena Maria Boschi è una signora toscana che ricopre attualmente l'importante carica di "ministro delle riforme". A parte la laurea in giurisprudenza con il brillante voto di 110 e lode - apprezzabile, se si pensa a certi suoi predecessori del calibro di Bossi e Calderoli - le sue referenze e le sue pubblicazioni scientifiche e professionali risultano ignote. Wilkipedia riferisce esclusivamente di una fulminea carriera di corrente e di partito: membro del comitato direttivo Pd di Firenze, coordinatrice della campagna di Renzi per le primarie 2012, parlamentare Pd dal 2013, membro della segreteria nazionale Pd dal dicembre scorso con il ruolo di "responsabile alle riforme". E poi subito, appunto, ministro delle medesime.
Un curriculum, diciamo, che non giustificherebbe particolari sensi di superiorità e dovrebbe, semmai, indurre a una qualche forma di prudente modestia. Invece no. La signora Boschi - dopo aver sgridato il presidente del Senato ed ex magistrato Grasso - vuole mettere in riga anche il presidente emerito della Corte costituzionale Zagrebelski, il già candidato presidente della Repubblica Rodotà e gli altri esperti giuristi e costituzionalisti che non apprezzano le "riforme" elettorali e istituzionali da lei messe a punto insieme a Denis Verdini, titolare di macellerie, poi banchiere e politico di scuola Banana, quindi pluri-inquisito
"Io temo - dice la signora ministro Boschi - che in questi trent'anni le continue prese di posizione dei Professori abbiano bloccato un processo di riforma oggi non più rinviabile per il Paese". Per fortuna, adesso ci sono lei e Renzi, che la sanno più lunga dei "professoroni". Il cui dissenso sarà comunque sopportato, seppure con un certo fastidio: "Certo, ci possono essere posizioni diverse, che sono legittime".
La signora ministro delle riforme non avrà un grande curriculum, però è molto umana.
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