sabato 26 aprile 2014

Renzi, renzini e ceto politico

di Stefano Morselli

Renzi e alcuni renzini, particolarmente l'agguerrito ministro Maria Elena Boschi, hanno maturato un inquietante sospetto: che il Banana sia uno che non mantiene i patti e - addirittura! - pensa ai propri personali interessi assai più che al mitico "bene del Paese". Considerando i precedenti del Banana, si tratta in effetti di una intuizione perspicace. Come sospettare che un alcolista faccia abuso di alcolici. O che un fiorista venda fiori. O che, quando piove, se non si porta l'ombrello ci si possa bagnare. Chi avrebbe mai potuto immaginarlo.

A questa clamorosa sorpresa, si aggiunge una ulteriore, amara constatazione: Banana a parte, ci sono altri "sabotatori delle riforme" che non condividono le opinioni renzine, perfino all'interno del suo stesso partito. E allora qualcuno, ad esempio il deputato renzino Roberto Giachetti, sottolinea la necessità di "far saltare il tavolo di questo ceto politico". Ottima intenzione, se non fosse che il Giachetti è un signore di 53 anni che da decenni fa parte del ceto politico: nel partito radicale a 18 anni, poi consigliere di circoscrizione con i Verdi, poi capo della segretaria e capo di gabinetto di Francesco Rutelli sindaco di Roma, poi fondatore e segretario romano della Margherita, poi eletto alla Camera nel 2001, poi rieletto con l'Ulivo nel 2006, poi ri-rieletto con il Pd nel 2008, poi ri-ri-rieletto con il Pd nel 2013, attualmente vicepresidente della Camera (cfr. Wikipedia).

Delle due, l'una: o il Giachetti, facendo saltare il tavolo di questo ceto politico, vuole far saltare anche se stesso; o ci propone il seguente significato dell'espressione "ceto politico": tutti i politici che non la pensano come il Giachetti.

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