Michele Bonforte
Christine Lagarde (FMI) ha scelto di trattare la vicenda greca non dal lato degli interessi dei creditori che rappresenta, ma dal lato della classe sociale di cui fa parte. Un creditore non desidera la morte del proprio debitore, poiché così rinuncia al recupero dei suoi prestiti. Oggi i paesi che hanno prestato soldi alla grecia (a quella di 10 anni fa e non a tsipras, alla grecia governata dalla destra che ha dilapidato miliardi in faraoniche olimpiadi e nel riarmo dell’esercito) non sono rappresentati da Christine Lagarde. Quest’ultima, insieme ai rappresentanti della finanza nord europea, ha assunto il ruolo di portavoce degli interessi di quella “upper class” della finanza che di fatto governa l’europa e sui destini da anni.
La Grecia rappresenta l’occasione per dare una lezione ad un popolo che ha osato alzare la testa contro la preminenza della finanza, per educare così con il sacrificio del popolo greco altri popoli, come quello spagnolo e porteghese ad es., che da tempo soffrono la dittatura della finanza e che a mesi andranno al voto.
Un obiettivo tutto politico, un vero e proprio golpe bianco a danni di Tsipras che è stato scelto in libere elezioni.
Tutto ciò è una lezione anche per tutta la sinistra europea, in ogni sua variante.
Bisogna guardare in faccia la realtà. L’euro è insostenibile perché è uno strumento in mano all’attuale gruppo dirigente tedesco per imporre politiche che fanno gli interessi solo di alcuni paesi e di alcune classi sociali. L’euro ha trasformato tutto il sud europa in un mercato per le merci tedesche, con politiche economiche che acuiscono le differenze fra paesi invece di ridurle.
Le condizioni per una correzione radicale di questa impostazione politica oggi non ci sono, come dimostra la vicenda greca. Accontentarsi, come fa l’Italia del PD di Renzi, di qualche decimo di punto percentuale in più di deficit, vuol dire lasciare campo alle destre nazionaliste. Nell’eurozona non c’è alternativa alla svalutazione del lavoro, alla spoliazione delle classi medie, alla fuga dalla partecipazione democratica, alla riduzione dei diritti sociali.
Bisogna solo prenderne atto. Perché per salvare un’idea di Europa che è evaporata non possiamo rischiare l’avvento di un ciclo politico dominato dalla destra estrema.
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