lunedì 29 giugno 2015

FESTA PROVINCIALE SEL REGGIO EMILIA - Un reddito come minimo. Introdurre il reddito di cittadinanza anche in Italia

Katia Pizzetti

Il programma di dibattiti alla Festa continua con un confronto dal tema: “Un reddito come minimo. Introdurre il reddito di cittadinanza anche in Italia”. Argomento di stretta attualità che SEL propone e si occupa da diversi anni. Prima con una raccolta firma per una legge di iniziativa popolare, poi presentata in Parlamento nella precedente consiglia tura, ora ripresentata dai suoi deputati e già depositata in Regione Emilia Romagna che ha visto come primi firmatari i due consiglieri regionali di SEL, Igor Taruffi capogruppo e Yuri Torri consigliere.
L’Italia e la Gracia, sono gli unici Paesi, ad esclusione dei nuovi entrati nell’Unione Europea, a non avere la formula del reddito minimo garantito che assicuri diritti a chi, per motivi diversi, non abbia nessuna fonte di sostentamento. Ricordiamo che in Francia è presente da oltre vent’anni, così come in Germania capofila dei trattati economici. Negli anni, in particolare nell’ultimo periodo, per motivi contingenti al perseverare della crisi economica, è sempre più preponderante la forbice di allargamento del divario sociale creatosi, che lascerà segni profondi nella società. Un cambiamento profondo di cui occorre farsi carico senza lasciar trascorrere altro tempo, le politiche attuali devono essere stringenti attorno a questo tema.

Se ne parlato con Yuri Torri consigliere SEL Regione Emilia Romagna, Gianluca Sassi consigliere M5S Regione Emilia Romagna e Sergio Guattolini segretario FIOM Reggio Emilia.
Ad aprire il confronto è Yuri Torri, che sottolinea l’impegno e il lavoro svolto in regione fino ad oggi, il percorso che intrapreso e che si intende seguire, il tutto non tralasciando le difficoltà incontrate, quelle che si incontreranno, mantenendo fermo l’obiettivo. Con parole pacate ma decise, afferma – Abbiamo intrapreso, come gruppo di SEL in Regione, il lavoro di sperimentazione per l’introduzione del reddito minimo in Emilia Romagna, volto ad introdurre una forma di integrazione al reddito guardando alle fasce di età più giovani, ai disoccupati e inoccupati, tale da garantire diritti a chi si trova in difficoltà economiche. La materia di discussione discende da una serie di problematiche sempre più evidenti e pressanti nella società. Per questo il lavoro ci ha visto firmare un ordine del giorno collegato al bilancio preventivo dell’anno in corso. Un primo atto che questa consigliatura ha fatto fuori dalla condizione di proroga in cui ci siamo trovati a inizio mandato. L’o.d.g. ci impegna a sperimentare forme di reddito minimo già dal prossimo anno, fissando punti precisi da sviluppare con una legge regionale a fonte di una copertura ai bilanci che dovremo trovare nel 2016. Dobbiamo affrontare concretamente i contenuti partendo dai numeri della copertura finanziaria, da quelli delle persone coinvolte e, dalle condizioni che questo strumento dovrà avere nella nostra Regione. A fronte di ciò, abbiamo dato vita ad un intergruppo che lavora su questi punti, coinvolgendo consiglieri M5S, PD, dell’Altra Emilia Romagna, Associazioni e i sindacati. Non è nostra intenzione lasciare la discussione tra le mura del palazzo in Regione, ma di allargare il confronto a chi è direttamente coinvolto in varie vesti nel rappresentare i cittadini, per questo, con il lavoro congiunto pensiamo di poter portare quanto prima, la legge ad attuazione.
L’intervento di Gianluca Sassi pone l’accento sulla reperibilità dei fondi, che afferma siano presenti, a patto che ci sia la volontà politica di identificare il tema come priorità, lasciando in secondo piano la direzione del denaro destinato alle infrastrutture. in accordo con le posizioni di SEL afferma – Ci stiamo muovendo in ambito nazionale e regionale, seguendo lo stesso principio ma con diverse modalità. Dalla proposta al nazionale abbiamo declinato alcuni punti caratteristici e specifici della nostra Regione. Qui ci troviamo ad agire in una forma più immediata e meno sistemica rispetto a quella in merito al Paese. Per l’attivazione della legge, intendiamo agire in tempi più stretti, avendola già depositata abbiamo una garanzia sull’accelerazione della tempistica di attuazione. Abbiamo inoltre identificato un nuovo sistema di fare welfare in Emilia Romagna, pensando alla fascia di popolazione dai 18 ai 65 anni, che non hanno coperture in materia economica. Una platea sempre più grande, a volte insospettabile, è su ciò che occorre ragionare, come avviene in Europa, su una forma di sostegno da parte delle istituzioni. Ritengo vadano fatti investimenti sui cittadini, che ci piaccia o meno, siamo una società basata sui consumi. Se nelle famiglie manca il potere d’acquisto, la capacità di spesa, l’economia non riparte. Abbiamo il dovere di dare a tutti un bacino di reddito che permetta di spendere, soprattutto per i bisogni primari, sostenere l’economia locale dando dignità a tutti i cittadini. Impegnandoci nell’attuare una legge mirata sia ad aiutare chi si trova in momentanea difficoltà, sia nel portare le persone verso l’occupazione. Non deve passare il messaggio che si tratti di una struttura senza controllo, senza punti precisi di accesso, gli organismi di controllo nasceranno con la formazione di nuovi Centri per l’impiego, atti a monitorare la situazione e a valutare caso per caso, andando a colpire chi cercherà di farne un uso fraudolento.
A seguito dei due interventi dei consiglieri regionali, si aggiunge quello di Sergio Guattolini, segretario FIOM Reggio Emilia, ponendo un ragionamento su come il maggior organo sindacale, Fiom CGIL valuta l’importanza della collocazione, del tema in discussione nel contesto di ciò che il Paese sta vivendo, a causa del protrarsi della crisi economica. L’Italia è uno dei paesi che ha maggiormente pagato e sta ancora pagando, il prezzo più alto della crisi globale. Dai dati che emergono dall’ultima conferenza di Confindustria si presuppone di arrivare nel 2015 ad un più 0,4% a di aumento di PIL a fronte di una dato stimato del 1%. Dato alquanto sconfortante, se si pensa che per avere una crescita dell’occupazione, occorre raggiungere una crescita pari all’1,5 – 2% .  Guardando i dati citati, puntualizza – Anche per il prossimo anno si ha la netta percezione di una ulteriore perdita di posti di lavoro. Questo preoccupa e fa riflettere sull’imminente necessità di tutelare la vasta fascia di persone che hanno difficoltà economiche e sociali. Ciò ci obbliga a porre lo sguardo a livello nazionale. Valorizzando il lavoro regionale sull’introduzione del reddito di cittadinanza sia come presa di coscienza e di aiuto, sia come traino per arrivare ad estenderlo a tutto il Paese. Stiamo parlando di circa 20 milioni di persone, giovani in cerca di occupazione, giovani o adulti con lavori precari, persone che hanno perso il lavoro, in particolare gli over cinquantenni che difficilmente riesco a reinserirsi nell’ambito lavorativo. Sono numeri importanti e preoccupanti. Credo che questo sistema del reddito minimo garantito, sia un elemento di cultura democratica, di necessità assoluta, di accompagnamento in periodi di difficoltà. Quello intrapreso non è certo un percorso semplice, siamo di fronte a un governo che negli ultimi anni ha tagliato la spesa pubblica, ridotto il costo del lavoro, due elementi che vanno a colpire la stessa fascia di popolazione, quella più bassa e in difficoltà. Si è verificato il crollo del ceto medio scivolando verso le fasce di povertà. Sullo strumento di cui ci troviamo a parlare stasera, occorre lavorare con determinazione e serietà, per ricolmare il divario e la divisione tra le fasce di reddito. Modificare lo stato sociale attuale, che non può continuare nella direzione assunta negli ultimi anni. Seguendo questa direzione, si aprono spiragli di luce. 

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