lunedì 22 giugno 2015

Approssimazione ed opacità nel caso Rabitti

Michele Bonforte

IL PD sembra avere un rapporto controverso con la legge Severino. Certo il caso di Vincenzo De Luca in Campania è certamente molto più grave. Ma nel suo piccolo anche la vicenda che ci riguarda da vicino, quella della consigliera del PD Annalisa Rabitti, ci racconta di una certa approssimazione nel tener conto di una legislazione che tutti hanno approvato, salvo criticarla quando si applica a propri esponenti.
Non sono in grado di dire se la nomina di Annalisa Rabitti alla guida di FCR rientri o meno nei parametri della legge Severino, ma indubbiamente siamo sulla linea di confine fra il lecito e l’illecito.
Di più mi preme discutere del senso di questa proposta da parte del sindaco Vecchi, così come di recenti e future nomine nelle partecipate. Credo che sia giunto il momento di rendere esplicite le ragioni che portano a queste scelte, motivandole anche dal punto di vista delle capacità professionali dei nominati in rapporto all’incarico proposto.
Non che debbano sempre e solo essere dei tecnici a ricoprire incarichi di questo tipo, ma la 'spartizione' alla quale stiamo assistendo rientra solo ed esclusivamente in un ottica di 'occupazione di spazi di potere'. Competenze e rispetto della normativa precipitano in secondo piano se tutto si giustifica con "la fiducia nella persona" con la quale il PD si fa scudo.

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