lunedì 1 giugno 2015

Cinque punti (e un post scriptum) sulle elezioni regionali

Stefano Morselli 

1) In queste elezioni regionali ha votato la metà degli elettori. Già in occasione delle regionali in Emilia Romagna (votò addirittura il 37%) Renzi fece sapere che la disaffezione al voto gli interessava poco o nulla, almeno finchè vinceva lui. Invece, non è affatto un bel segnale, nè un fatto casuale, nè un aspetto irrilevante per la democrazia. In alcune regioni governeranno amministratori eletti con il 35-40% della metà (o anche meno) del corpo elettorale. Il che significa il 20% (o anche meno) dei cittadini elettori. Non è tanto bello, diciamo.

2) Le magnifiche sorti e progressive del renzismo hanno subito una battuta d'arresto mica da poco. Non solo per il risultato della Liguria. Non solo per le dimensioni della sconfitta di Moretti in Veneto. Non solo per l'affermazione parecchio risicata in Umbria. Non solo per il fatto che in Campania il candidato vincitore deve immediatamente decadere dalla carica di presidente ai sensi della vigente legge Severino. Oltre a tutto questo, ci sarà da considerare la percentuale complessiva ottenuta dal Pd come partito: le prime valutazioni la indicano come non molto diversa da quella della tanto vituperata e deprecata "ditta" di bersaniana memoria.

3) Il risultato delle liste e dei candidati a sinistra del Pd non è soddisfacente, con l'eccezione del caso Liguria, ove il quasi 10% ottenuto da Pastorino è (potrebbe essere) un buon punto di partenza e dimostra comunque che c'è un mondo fuori dal Pd, se solo si volesse provare a scoprirlo e a motivarlo. Altrove, quel mondo per adesso diffida delle variegate sigle e siglette (tra l'altro diverse da regione a regione per nome, simbolo, alleanze, collocazione in maggioranza o all'opposizione) e preferisce astenersi, o votare il movimento 5 stelle, o rimanere a mugugnare inutilmente dentro il Pd. Quindi, se davvero si desidera ricostruire una decemte e moderna forza della sinistra, non c'è altra strada che rimboccarsi le maniche e lavorare seriamente a questo obiettivo. Giusto questa sera (ore 21) al centro Bisamar di Scandiano, se ne discuterà anche in un tempestivo dibattito pubblico che sono stato invitato a coordinare

4) I commenti di certi dirigenti renziani del Pd al risultato elettorale, particolarmente a quello della Liguria, sono grotteschi. Ritengono, costoro, che il voto al Pd sia una specie di diritto-dovere divino, un atto dovuto, a prescindere dalla condivisione o meno delle politiche del loro partito. Agitano, quale unico motivo, lo spauracchio della destra: quella stessa destra con la quale si sono variamente alleati ai tempi del governo Monti, del governo Letta e ancora del governo Renzi. Si sbalordiscono e si indignano se qualcuno - ancor più se i qualcuno sono parecchi - vota liberamente, in libere elezioni, per qualcosa di diverso dai candidati e dalle liste del Pd. Con loro vivo disappunto, le elezioni NON sono le primarie del Pd, nelle quali vince comunque uno del Pd.

5) Il "ritorno della destra" è una banalità evidente. La "destra", intesa come bacino elettorale, non se ne è mai andata. Venti anni di Banana hanno stravolto anche questo elettorato. Che però è sempre esistito, esiste ed esisterà. Negli ultimi tempi si è diviso, in parte si è astenuto, in parte ha anche votato Pd. Ora è in fase di riorganizzazione e riarticolazione. Per contrastare e battere il "ritorno della destra" un ipotetico e al momento inesistente centro-sinistra dovrebbe darsi una cultura politica, una identita, un progetto di governo: però di centro-sinistra, mica di rincorsa alla destra. Perchè altrimenti, se la destra si ricostruisce, tanto vale votare l'originale. E allora, hai voglia a dare la colpa a Pastorino.

ps) Faccio i miei complimenti al noto esponente nazionale del Pd che l'altra sera, alla vigilia delle elezioni, pur atteggiandosi a "uno che non ci prende mai", mi aveva esattamente anticipato la sconfitta di Paiita e Moretti, da lui definite "candidate debolissime", e perfino l'esatta percentuale che Pastorino avrebbe preso in Liguria. Quanto alla Campania, di cui pure mi ha parlato, la sua opinione del tutto negativa sulla candidatura di De Luca potrebbe trovare conferma a breve nelle disposizioni della legge Severino, che ne stabilisce l'immediata decadenza in quanto condannato in primo grado.

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