martedì 30 giugno 2015

Torna l'Unità, di partito e di governo


 Stefano Morselli



Oggi, a quasi un anno dalla sospensione delle pubblicazioni, è tornata l'Unità. E' una buona notizia: per quella parte di giornalisti che è stata riassunta dalla nuova società editoriale ( socio forte l'imprenditore edile Massimo Pessina, partecipazione del Pd al 20% ) e per i lettori che le ridaranno fiducia. Più in generale perchè - in tempi di declino dei giornali cartacei - questa ri-nascita merita di essere accolta con attenzione e con incoraggiamento. Tanto pù da parte di chi, come me, a l'Unità ha trascorso a più riprese buona parte del suo percorso professionale. Buon lavoro, quindi, ai colleghi che sono ritornati ai loro posti.

Ho tra le mani il primo numero di questo nuovo corso. La grafica mi pare piacevole. Vedo alcuni paginoni di pubblicità (Poste, Eni, Enel, Banco San Paolo) che un tempo l'Unità, anche e soprattutto quando era un grande giornale e vendeva tante copie, non poteva avere, ovviamente per ostracismo politico. Ma i tempi sono cambiati, la pubblicità serve per vivere, soprattutto ora che l'Unità non ha più finanziamento pubblico. Naturalmente, in attesa che si sappia quale sarà l'impatto in termini di vendite e di immagine, aiuta il fatto che adesso l'Unità sia il giornale di riferimento del maggior partito di governo.

Quanto ai contenuti, è presto per dare giudizi perentori. Una cosa sembra scontata, ma si poteva facilmente immaginare anche prima di ritrovarla in edicola: la nuova Unità sarà fortemente di partito (nel senso di renziana) e fortemente governativa (nello stesso senso) . Ne danno una indicazione precisa gli editoriali di Matteo Renzi (ovviamente) e del direttore Erasmo De Angelis , che dal governo arriva direttamente , essendo stato con Letta sottosegretario ai trasporti e in seguito con Renzi coordinatore della struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico. Il governo è ulteriormente rappresentato, nel numero odierno, da interventi del ministro degli esteri Paolo Gentiloni sul contrasto al terrorismo globale e del ministro delle politiche agricole Maurizio Martina sul diritto al cibo.

"Avremo gli occhi ben puntati sul governo nazionale e il suo ambizioso pacchetto riformista , cruciale per la nostra modernità - chiarisce l'editoriale schieratissimo di De Angelis - Racconteremo l'Italia che cambia dal punto di vista privilegiato di chi la vuole cambiare e la sta cambiando ... Racconteremo anche il Pd visto da vicino e mai così centrale, perchè nonabbiamo idea di quanta passione, freschezza, serbatoio di storie positive, emozioni, risultati di buon governo, sacrifici quotidiani e volontariato riesce a contenere.... il Pd è come il Pianeta Terra. E' l'unico che abbiamo. E' l'unica speranza a portata di mano... ". E fuori dal Pd? Soltanto "gli errori madornali di una fetta di sinistra che ama da morire la vittoria della sconfitta, alla quale cercheremo di dare buoni motivi pe r liberarsi della maledizione delle divisioni". Insomma: nulla salus extra Ecclesiam. Non v'è salvezza fuori dalla Chiesa.

Nella mia seconda fase a l'Unità - dal 1987, quando c'era ancora il Pci, fino al 2000 - considerammo un grande passo avanti, giornalistico ma anche politico, il progressivo distacco dal ruolo blindato di "organo del Partito". E dopo la prima chiusura, il giornale riaprì, io ripresi la collaborazione e, per un certo periodo, con le direzioni di Furio Colombo e Antonio Padellaro, ritrovò smalto e lettori proprio lungo la strada di una certa autonomia dal Partito, allora Pds-Ds. Poi ci furono uno stop e anche una certa retromarcia. Le cose volsero di nuovo al peggio. La mia opinione è che, ritornando indietro al vecchio "organo di Partito", l'Unità non farebbe un buon servizio ai lettori e nemmeno a se stessa. Non lo dico perchè il Partito, adesso è il Pd, verso il quale non ho alcuna simpatia politica. Lo avrei detto - infatti lo dicevo - anche quando il Partito era altra e assai diversa cosa. Vedremo.

FESTA PROVINCIALE SEL REGGIO EMILIA - Una scuola buona…per davvero

Katia Pizzetti

Ha chiuso la 4 giorni di dibattiti alla Festa Provinciale di SEL, l’incontro sulla scuola.
“Una scuola buona…per davvero. Gli errori di Renzi e le reali necessità della scuola italiana” Sono intervenuti Stefano Fassina ex deputato PD, Alessia Petraglia senatrice SEL, Marco incerti Zambelli già preside Bus Pascal, Yuri Torri consigliere regionale SEL. Un tema ricco di spunti di discussione anche alla luce della prossima approvazione in aula. I temi legati alla scuola e la riforma proposta dal governo, hanno la priorità di una discussione profonda e approfondita con diversi soggetti politici e sociali. La scuola non può basarsi su criteri numerici di valutazione, su standard legati alla produttività. Non farlo guardando a questi argomenti, quando i problemi reali sono altri. Occorre centrare la riforma su chi la scuola la fa vivere tutti i giorni, interpellandoli e non presentando un disegno di legge preconfezionato da chi siede a Palazzo.
L’onorevole Fassina da quasi un anno ha approfondito, anche se non di sua diretta competenza, il tema riforma scolastica, non ritenendolo solo per gli addetti ai lavori, ma coinvolgendo tutto il Parlamento. La scuola è il luogo dove vive quotidianamente la costituzione, dove da norma astratta diviene vita reale, dove si impara la capacità critica, dove ci si conosce e riconosce, per questo è di tutti e per tutti. 
Con parole dirette e precise a centrare il punto della situazione, afferma – Lo è in particolare per il partito che dovrebbe essere di sinistra, progressista, che trova qui il suo epicentro, le sue ragioni d’essere. E’ tanto più vero quando ci si trova l’intero Paese che chiede di discuterne, di lavorare a correggere un testo di legge che non condivide. Subentra, per me un punto decisivo partendo dallo sciopero del 5 maggio scorso sulla scuola, il punto è la politica e le scelte che si compiono. Non posso accettare che un numero enorme di persone, un pezzo di società qualificata, sceso in piazza a manifestare chiedendo un apertura al dialogo, sia stata ignorata. Il Presidente Renzi ha raccontato che il tutto è avvenuto a causa di problemi di comunicazione, è esattamente il contrario, la comunicazione c’è stata, ma non ha voluto ascoltare. L’errore è da imputare all’impostazione del rapporto politica - cittadini, nella mancanza di dialogo tra le parti, chiudendo le porte ad un decreto di legge decisivo. La posizione assunta è molto grave e non possiamo rassegnarci, è difficile, serve andare controcorrente, ma la posta in gioco è troppo alta e non si può chiudere il prossimo 7 luglio, con il voto di fiducia alla Camera. La partita resta aperta, lo scarto tra ciò che si legifererà e il reale funzionamento comunità che lo dovrà applicare è al limite dell’assurdo. Sottolineo che avviene solo perché il segretario del PD e Presidente del Consiglio va avanti al solo scopo di aggiungere “una tacca” alle cose fatte, si comprende quanto sia insostenibile. A questo punto si farà fatica a rimotivare le persone nel credere nelle istituzioni, nelle rappresentanze.
A fronte di ciò, io vivo con difficoltà questo passaggio, così come altri rilevanti, la riforma della legge elettorale, le politiche del lavoro e quelle dei diritti civili. E’ per me fondamentale ricercare, assieme ad altri che hanno ritenuto impraticabile il percorso scelto dal PD, soggetti politici con cui dialogare, portare correzioni alla rotta intrapresa dal Governo. Vorrei trovare un luogo dove con i compagni di SEL , di altri movimenti e partiti, si possa provare a misurarsi con la rappresentanza di domande che oggi non trovano risposta, rimettere al centro questioni fondamentali della società, diritti dei cittadini e adottare linee politiche che guardino alla concreta realtà del Paese.

lunedì 29 giugno 2015

FESTA PROVINCIALE SEL REGGIO EMILIA - Un reddito come minimo. Introdurre il reddito di cittadinanza anche in Italia

Katia Pizzetti

Il programma di dibattiti alla Festa continua con un confronto dal tema: “Un reddito come minimo. Introdurre il reddito di cittadinanza anche in Italia”. Argomento di stretta attualità che SEL propone e si occupa da diversi anni. Prima con una raccolta firma per una legge di iniziativa popolare, poi presentata in Parlamento nella precedente consiglia tura, ora ripresentata dai suoi deputati e già depositata in Regione Emilia Romagna che ha visto come primi firmatari i due consiglieri regionali di SEL, Igor Taruffi capogruppo e Yuri Torri consigliere.
L’Italia e la Gracia, sono gli unici Paesi, ad esclusione dei nuovi entrati nell’Unione Europea, a non avere la formula del reddito minimo garantito che assicuri diritti a chi, per motivi diversi, non abbia nessuna fonte di sostentamento. Ricordiamo che in Francia è presente da oltre vent’anni, così come in Germania capofila dei trattati economici. Negli anni, in particolare nell’ultimo periodo, per motivi contingenti al perseverare della crisi economica, è sempre più preponderante la forbice di allargamento del divario sociale creatosi, che lascerà segni profondi nella società. Un cambiamento profondo di cui occorre farsi carico senza lasciar trascorrere altro tempo, le politiche attuali devono essere stringenti attorno a questo tema.

sabato 27 giugno 2015

Il vero volto dell’euro: l’arroganza della finanza europea contro il popolo greco.

Michele Bonforte

Chri­stine Lagarde (FMI) ha scelto di trattare la vicenda greca non dal lato degli interessi dei creditori che rappresenta, ma dal lato della classe sociale di cui fa parte. Un creditore non desidera la morte del proprio debitore, poiché così rinuncia al recupero dei suoi prestiti. Oggi i paesi che hanno prestato soldi alla grecia (a quella di 10 anni fa e non a tsipras, alla grecia governata dalla destra che ha dilapidato miliardi in faraoniche olimpiadi e nel riarmo dell’esercito) non sono rappresentati da Chri­stine Lagarde. Quest’ultima, insieme ai rappresentanti della finanza nord europea, ha assunto il ruolo di portavoce degli interessi di quella “upper class” della finanza che di fatto governa l’europa e sui destini da anni.
La Grecia rappresenta l’occasione per dare una lezione ad un popolo che ha osato alzare la testa contro la preminenza della finanza, per educare così con il sacrificio del popolo greco altri popoli, come quello spagnolo e porteghese ad es., che da tempo soffrono la dittatura della finanza e che a mesi andranno al voto.
Un obiettivo tutto politico, un vero e proprio golpe bianco a danni di Tsipras che è stato scelto in libere elezioni.
Tutto ciò è una lezione anche per tutta la sinistra europea, in ogni sua variante.
Bisogna guar­dare in fac­cia la realtà. L’euro è inso­ste­ni­bile perché è uno strumento in mano all’attuale gruppo dirigente tedesco per imporre politiche che fanno gli interessi solo di alcuni paesi e di alcune classi sociali. L’euro ha trasformato tutto il sud europa in un mercato per le merci tedesche, con politiche economiche che acuiscono le differenze fra paesi invece di ridurle.
Le con­di­zioni per una cor­re­zione radi­cale di questa impostazione politica oggi non ci sono, come dimo­stra la vicenda greca. Accon­ten­tarsi, come fa l’Italia del PD di Renzi, di qual­che decimo di punto per­cen­tuale in più di defi­cit, vuol dire lasciare campo alle destre nazio­na­li­ste. Nell’eurozona non c’è alter­na­tiva alla sva­lu­ta­zione del lavoro, alla spoliazione delle classi medie, alla fuga dalla par­te­ci­pa­zione democratica, alla riduzione dei diritti sociali.

Bisogna solo prenderne atto. Perché per salvare un’idea di Europa che è evaporata non possiamo rischiare l’avvento di un ciclo politico dominato dalla destra estrema.

venerdì 26 giugno 2015

FESTA PROVINCIALE SEL REGGIO EMILIA - Il percorso di ripubblicizzazione dell’acqua a Reggio Emilia

di Katia Pizzetti 

Ha aperto i battenti la Festa Provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà a Calerno, con un programma di quattro giorni di dibattiti, incontri, confronti, su temi di estrema attualità, non solo per la città ma per tutto il Paese. Si parlerà di Acqua Pubblica, spreco di cibo, reddito minimo garantito e scuola.
Ieri sera 25 giugno,  l’intervento del coordinatore provinciale Michele Bonforte, che afferma di aspettarsi da questa festa l’incipit per la nascita di una nuova, forte e radicata sinistra unita. – auspico che questa sia l’ultima festa di SEL, che la prossima sia davvero la festa della sinistra che si ritrova e cerca di dare risposte concrete ai bisogni delle persone, con politiche per l’uguaglianza, l’occupazione, l’ambiente, i diritti umani e civili. Il PD ha abbandonato questi temi e a noi spetta il compito di creare una forza di sinistra in grado di sfidare Renzi al governo del Paese. Siamo convinti di poterlo fare anche in virtù delle nuove forze che abbiamo in SEL, non solo anagraficamente, ma anche moralmente. E' una forte energia di cui ci avvaliamo, per portarci nella giusta direzione, quella di creare una sinistra in linea con quelle europee, che a loro si connetta per il bene di tutto il Paese che è sempre più portato da Renzi verso politiche di destra-.

La serata ha visto in primo piano il dibattito: “Alla fonte dell’acqua. Il percorso di ripubblicizzazione dell’acqua a Reggio Emilia”, con gli interventi di Giovanni Paglia deputato SEL, Mirko Tutino Assessore Comune di Reggio Emilia, Norberto Vaccari consigliere comunale M5S Reggio Emilia e Cesare Schieppati del Comitato Acqua Bene Comune RE.
Apre il dibattito il deputato Giovanni Paglia, con parole schiette e chiare, precisa la sua posizione sia all’interno del governo, sia come esponente di SEL. – Il Paese ha dato una risposta precisa al referendum del 2011, aprendo un grande tema di democrazia, di come la politica debba rispondere alla volontà della gente, inoltre si parla di bene comune, altro tema spesso dimenticato in questa legislatura di governo. Reggio Emilia è la città simbolo dell’acqua pubblica, il primo capoluogo di provincia a dare seguito ad un percorso razionale sulla base di una volontà espressa dai cittadini. Seguendo il dibattito reggiano, con gli ultimi sviluppi, resto incredulo, arrivati allo studio di fattibilità con risultati positivi sia dal lato finanziario, sia da quello di realizzazione, mi è difficile comprendere come non se ne applichino i criteri. Il pubblico è in grado di attuare i percorsi, di fare le cose, la nostra terra ne è un esempio, qui è il privato che ha preso esempio dal pubblico e non il contrario. Se ne evince che la questione si sposta sul piano politico, si deve decidere quale percorso intraprendere senza nascondersi dietro motivazioni pretestuose, come quella dell’alto rischio di far saltare i bilanci comunali. La partita dell’acqua pubblica ha riscontri sicuri negli investimenti da attuare, nessuno si opporrebbe nel fornire i capitali che sono garantiti nella totalità. per questo dico con fermezza che è una scelta politica che se fosse fatta, sarebbe un passo verso una democrazia nazionale un po’ traballante.

mercoledì 24 giugno 2015

Nomine negli enti controllati dal Comune: trasparenza, competenza, pubblicità del percorso decisionale.

Michele Bonforte
coord. prov. SEL Reggio Emilia

“Gli amministratori delle società controllate dal Comune dovranno essere selezionati tramite procedura ad evidenza pubblica e sulla base di criteri di merito.”
Così recita il programma elettorale di SEL per il comune di Reggio Emilia, presente fin dalle primarie a Sindaco nel programma di Matteo Sassi, recependo una preoccupazione molto diffusa sulla opacità di questa materia agli occhi dell’opinione pubblica.
Le aziende locali (vuoi che siano al 100% pubbliche o partecipate) sono sotto un attacco mediatico che ad oggi pare solo essere rinviato all’autunno. Il governo Renzi vuole metterci le mani, tagliando ai comuni e regioni gran parte dei loro strumenti operativi, per ricentralizzare tutto a Roma. Archiviato il federalismo, si vogliono trasformare gli enti locali in meri attuatori delle politiche nazionali, che consistono spesso in nuove tasse e in tagli ai servizi che colpiscono la popolazione meno ricca.
La campagna contro quello che impropriamente viene definito “socialismo comunale”, mescola come sempre argomenti sensati con vere e proprie falsificazioni. Nello stesso calderone finiscono aziende locali sane e ben gestite, con quelle in dissesto, così come si confondono servizi strutturalmente in deficit (trasporto locale ad es.) con servizi che danno quasi sempre un utile (gas ad es.). Ma l’argomento principe dell’attacco è quello della casta: le aziende locali sono il luogo di gestione di favori e riciclaggio di carriere, che non tengono in nessun conto criteri come le capacità, l’efficacia e la trasparenza.
Ovviamente basta un caso reale per trasformare tutta la partita delle nomine in un’orgia di malaffare.
Si potrebbe dire che la “casta percepita” è ben superiore al dato reale.
Ma in questa materia io penso che valga la massima per cui la moglie di Cesare non solo deve essere innocente ma deve essere al di sopra di ogni sospetto. E dunque utile definire un metodo che amplifichi la trasparenza e la pubblicità del processo decisionale che porta il Sindaco di una grande città a fare queste nomine.

lunedì 22 giugno 2015

Approssimazione ed opacità nel caso Rabitti

Michele Bonforte

IL PD sembra avere un rapporto controverso con la legge Severino. Certo il caso di Vincenzo De Luca in Campania è certamente molto più grave. Ma nel suo piccolo anche la vicenda che ci riguarda da vicino, quella della consigliera del PD Annalisa Rabitti, ci racconta di una certa approssimazione nel tener conto di una legislazione che tutti hanno approvato, salvo criticarla quando si applica a propri esponenti.
Non sono in grado di dire se la nomina di Annalisa Rabitti alla guida di FCR rientri o meno nei parametri della legge Severino, ma indubbiamente siamo sulla linea di confine fra il lecito e l’illecito.
Di più mi preme discutere del senso di questa proposta da parte del sindaco Vecchi, così come di recenti e future nomine nelle partecipate. Credo che sia giunto il momento di rendere esplicite le ragioni che portano a queste scelte, motivandole anche dal punto di vista delle capacità professionali dei nominati in rapporto all’incarico proposto.
Non che debbano sempre e solo essere dei tecnici a ricoprire incarichi di questo tipo, ma la 'spartizione' alla quale stiamo assistendo rientra solo ed esclusivamente in un ottica di 'occupazione di spazi di potere'. Competenze e rispetto della normativa precipitano in secondo piano se tutto si giustifica con "la fiducia nella persona" con la quale il PD si fa scudo.

Possibile. Salpa la creatura di Civati


Michele Bonforte

Costruiamo un agenda comune, facciamo un pacchetto di referendum a Settembre, e costruiamo nel merito di una battaglia politica contro il renzismo lo spazio comune della sinistra.

Questa nell’essenziale mi sembra la proposta politica di Civati, che con il lancio di Possibile, prova a dare una casa al malcontento che c’è nel PD, e a condurlo sui binari di un processo unitario a sinistra.
Nell’essenziale è una proposta che condivido.
Un soggetto unitario della sinistra non può nascere come semplice somma delle esperienze attuali. Un nuovo soggetto della sinistra deve richiamare passioni, emozioni ed idee. E metterle al lavoro su un terreno comune, come potrebbe essere il pacchetto di referendum proposti. I temi non mancano: job act, scuola, legge elettorale, droghe leggere, legge fornero, ecc.
Da Reggio Emilia possiamo dare un forte contributo a questa iniziativa, puntando ad un obiettivo di 4000 firme in tutta la provincia. Possiamo mettere in campo una rete di consiglieri comunali che rendano agevole la raccolta delle firme in ogni paese della provincia, e la presenza di una sinistra che è diffusa e che si è anche rinnovata.
Noi di SEL ci siamo. Utilizziamo i mesi di Luglio ed Agosto per costruire la tessitura organizzativa affinchè a Settembre si sia in campo con una proposta convincente e diffusa sul territorio della nostra provincia.


sabato 20 giugno 2015

La decisione del PD di affossare il piano Tutino sull'acqua pubblica mina le basi della coalizione di centrosinistra

Michele Bonforte
coord. prov. SEL Reggio Emilia

Se cambiare idea non è per forza un demerito, non è di sicuro un merito. Quando ciò accade occorre fornire valide e comprensibili ragioni. E se tale cambiamento coinvolge un accordo con dei partner, occorre che questi vengano coinvolti e se possibili convinti, pena il venir meno del rapporto di fiducia. Il PD sulla questione dell'acqua pubblica ha bellamente sorvolato tutti questi passaggi. Come un elefante in una cristalleria si è mosso tardi, senza spiegare nulla, avocando a se il diritto di decidere.
IL PD ha evidentemente cambiato idea sull'acqua pubblica.
Il vento di destra che spira nelle stanze romane del partito della nazione renziano è arrivato anche in via Ghandi, insieme alla forte azione di lobbying di Iren, che ha mobilitato ogni risorsa per mantenere il remunerativo business dell'acqua.
Il PD ha cambiato idea, ma non lo vuol dire esplicitamente, visto che tutti i sindaci sono stati eletti con più o meno diretti riferimenti alla ripubblicizzazione dell'acqua, e considerato l'esito plebiscitario del referendum sull'acqua nella nostra provincia.
Così si inventa un ostacolo tecnico.
Curioso percorso, visto che per definire la possibilità tecnica di ripubblicizzare l'acqua i sindaci della provincia di Reggio Emilia hanno deciso di rivolgersi ad una società specializzata che ha sviscerato in tre anni tutti questi aspetti, fra cui quello sollevato in ultimo dal PD. Verificando che non appaiono esservi ostacoli alla costituzione di una società pubblica dell'acqua con lo scorporo di questo ramo da Iren. A saperlo prima che nel direttivo del PD albergava tanta competenza tecnica, avremmo potuto risparmiare tempo e denaro affidandogli lo studio di fattibilità, che oggi viene bellamente ignorato.

venerdì 19 giugno 2015

Alcune riflessioni sulla "ripubblicizzazione" del servizio idrico

 Stefano Morselli

Il percorso di ripubblicizzazione (sotto il controllo esclusivo dei Comuni) del servizio idrico a Reggio Emilia è un caso finora unico a livello nazionale. Si tratta, infatti, di un caso non assimilabile meccanicamente alle pur numerose esperienze di gestioni pubbliche in house già pre-esistenti in molte realtà (circa il 40% degli affidamenti in Italia), né all’unica esperienza costruita dopo il referendum a Napoli, ove si è trasformata (non senza difficoltà) una spa comunque già pubblica in una azienda speciale. E’ quindi naturale che non si tratti di un percorso privo di problemi e aspetti di rischio, da considerare con la necessaria attenzione, indicati dallo stesso piano di fattibilità industriale per l’affidamento in house consegnato da Agenia.
Ciò premesso, resta il fatto che tale piano di fattibilità – l’unico ad oggi messo a punto e validato da una società specializzata di consulenza aziendale – NON ritiene affatto “impossibile” o “insostenibile” per i Comuni l’operazione di cui si discute. Il bollino di “impossibilità” e/o “insostenibilità” è stato apposto dalla direzione provinciale del Pd, tra l’altro a maggioranza e con il dissenso di alcuni membri della stessa direzione, tra i quali l’assessore comunale Tutino che ha seguito personalmente l’intero iter del piano di fattibilità Agenia. Con tutto il rispetto per la direzione provinciale Pd, la sua decisione NON può essere considerata una valutazione oggettiva sul piano tecnico, giuridico, finanziario. Tantomeno una valutazione scientificamente più attendibile di quella della società specializzata Agenia. Si tratta, quindi, di una scelta politica, che il Pd ha il diritto e il potere di fare, essendo il partito di maggioranza e di quasi tutti i sindaci, ma che – proprio in quanto scelta politica – è opinabile, discutibile, contestabile. Non accettabile né imponibile a scatola chiusa, quanto meno per Sel, che ha e intende mantenere un proprio autonomo punto di vista, sul servizio idrico come su ogni altra questione di rilievo politico e amministrativo.

giovedì 11 giugno 2015

A REGGIO SULL'ACQUA NON SI PUO' TORNARE INDIETRO

Il PD di Reggio Emilia ha sconfessato il lavoro dell'assessore PD Tutino, cancellando mesi di lavoro finalizzati al rispetto del referendum e alla ripubblicizzazione del ciclo idrico.

E’ un atto profondamente sbagliato, che non può non avere conseguenze sul piano politico. Il processo di ripubblicizzazione dell’acqua era infatti nel programma di coalizione a Reggio Emilia, è stato argomento centrale per tutta la campagna elettorale per le elezioni regionali, ed è un tema che Sinistra Ecologia e Libertà reputa imprescindibile per la propria azione politica. Il perseguimento di strade che portino alla gara ad evidenza pubblica e non abbiano al centro il principio di territorialità è destinato quindi a pregiudicare l’alleanza della maggioranza che ha vinto le elezioni.

È inaccettabile infatti che ancora una volta si invochino presunte difficoltà normative per mascherare scelte politiche e che dopo sei mesi dall’approvazione della legge di stabilità ci si accorga, improvvisamente, di eventuali problemi generati da essa. 

Il comma 609 della Legge di Stabilità 2015 prevede infatti, per chi riceva affidamenti in house di servizi, l'obbligo di redigere un bilancio consolidato e di accantonare una somma pari al capitale proprio, che sarebbe a dire al patrimonio netto.

Redigere un bilancio consolidato non significa essere sottoposti a vincoli relativi al patto di stabilità, e il capitale proprio della nuova società pubblica potrebbe serenamente essere di 50.000 euro, se si scegliesse la via della SPA al 100% pubblica, ottemperando alle necessità con l'accensione di debito.

Non si capisce quindi in cosa i bilanci dei comuni sarebbero paralizzati.

E’ arrivato il momento in cui è necessario prendersi le proprie responsabilità: in Regione lavoriamo per una legge regionale che difenda le ripubblicizzazioni, ma intanto Reggio Emilia, che è stata laboratorio di politiche innovative in questo campo, non può tornare indietro e prevedere di affidare con una gara un servizio fondamentale come quello idrico.

Anche per questi motivi, con una rappresentanza, saremo presenti alla manifestazione di domani dei comitati per l’acqua di Reggio Emilia.

Giovanni Paglia (parlamentare SEL)
Igor Taruffi (capogruppo SEL Regione ER)
Yuri Torri (consigliere SEL Regione ER)
Lucia Lusenti (consigliere comunale SEL Reggio Emilia)

mercoledì 10 giugno 2015

Acqua pubblica? No Renzi non vuole.



Michele Bonforte

Dopo anni di studi e verifiche, alla fine sono bastate poche righe nella legge di stabilità 2015 per affossare ogni progetto di ripubblicizzazione dell’acqua. Una norma voluta 6 mesi fa dal governo Renzi favorisce le società miste contro le gestioni pubbliche. Di fatto i comuni sarebbero costretti a conteggiare i debiti delle società di gestione sole se esse sono pubbliche, come se i debiti delle società partecipate non fossero comunque proquota dei comuni medesimi. E’ il classico gioco delle tre carte: oggi Iren ha contratto dei debiti per gli investimenti. Tali debiti ovviamente sono degli azionisti, e quindi anche dei comuni che ne detengono le azioni. Ma se lo stesso debito viene semplicemente spostato in una azienda pubblica, i comuni sarebbero costretti dal governo Renzi, a conteggiarlo nel proprio bilancio, rendendolo praticamente ingestibile.
Sulla base di queste considerazioni il PD di Reggio Emilia ha deciso di non poter più mantenere l’impegno per la creazione di una società pubblica per la gestione dell’acqua a Reggio Emilia.
Si tratta di una plateale violazione degli impegni elettorali ribaditi poche settimane fa dallo stesso segretario PD Andrea Costa, neoeletto sindaco di Luzzara.
La colpa è evidentemente del governo.
Ma siccome non è il governo Berlusconi, ma quello del segretario nazionale del PD Renzi, alcune domande sorgono spontanee: perché i sindaci promettono cose che il loro partito in parlamento osteggia? Non sono informati su quale indirizzo il loro partito intende dare ai governi locali? E’ possibile che per ben tre anni un Assessore di quel partito (Tutino) gestisca un percorso per verificare le modalità di gestione pubblica dell’acqua, senza sapere cosa stesse facendo il PD in parlamento su quei temi? E’ pensabile che Vecchi fosse all’oscuro di tutto? Dove erano i parlamentari locali quando veniva votata questa norma delle legge di stabilità e gli emendamenti presentati da SEL? Dopo anni di consulenze a società specializzate, dobbiamo rimettere la valutazione sull’impatto della legge di stabilità 2015 sulle società in house al direttivo provinciale del PD, che tutto d’un tratto appare essere non un organo politico ma una adunata di dottori commercialisti?
A me pare con plastica evidenza che il PD di reggio ha cambiato idea per allinearsi al vento di destra che spira da Roma. I programmi locali votati dagli elettori sono carta straccia di fronte all’agenda delle riforme liberiste di Renzi (finora votata da nessuno).
Il Sindaco Vecchi deve avere solo la compiacenza di dircelo. A noi, che siamo partner del governo locale, ed ai cittadini che lo hanno votato.

sabato 6 giugno 2015

Confesso di aver disertato anch’io! Ed anche festeggiato nel nome della Costituzione

di Pasquale Pugliese

L'ideologia

Lo scorso 2 giugno il Giornale.it scriveva che “durante la parata militare ai Fori Imperiali, un gruppo di associazioni ha deciso di disertare la diretta televisiva da Roma e si è ritrovata a Verona per festeggiare a suo modo il 2 giugno: Festa della Repubblica disarmata. E’ la rete di movimenti raggruppati intorno a una campagna dal nome Un’altra difesa è possibile”. I quali sono uniti, secondo questa ricostruzione, da una precisa “ideologia”: “un ripudio che dovrebbe diventare nazionale. L’Italia, secondo loro, dovrebbe gettare le armi e vestire le divise del servizio civile”. A parte le molte imprecisioni dell’articolo, confesso che quella Festa c’è stata davvero, io vi ho preso parte attivamente e (svelo un segreto all’articolista del Giornale) quell’ideologia del ripudio nazionale delle armi e della guerra esiste ed è scritta nei pricipi fondamentali della Costituzione italiana.

Reggio, acqua: l'unica strada è la ripubblicizzazione

Giovanni Paglia (deputato Sel)

A Reggio Emilia è in corso un importante dibattito sulla ripubblicizzazione del ciclo idrico. È bene che sia così, perché per la prima volta la cittadinanza ha l'occasione di poter verificare numeri alla mano il significato di una scelta importante. È bene tuttavia anche che la conclusione sia l'unica possibile, ovvero proseguire sulla strada da sempre indicata dalla maggioranza dei cittadini, da Sel e dall'assessore Tutino. Non farlo significherebbe infatti tradire nuovamente e per due volte il mandato democratico, espresso già dagli elettori italiani e reggiani in particolare con il referendum, e ribadito con l'adesione al programma elettorale di Vecchi e del centrosinistra.

Io credo che mai come oggi la democrazia debba significare far corrispondere i fatti alle promesse, come condizione minima per riavvicinare i cittadini alla politica. Capisco che esistano timori legati alla praticabilità dell'operazione, ma questi devono essere assolutamente fugati. Non dovranno infatti essere i Comuni a farsi carico dell'indebitamento necessario all'acquisizione degli asset necessari al servizio, ma la società in house a cui questo sarà affidato, senza che esistano riverberi sui conti degli enti locali collegati.

Il piano finanziario sembra assolutamente sostenibile, anche perché fondato su stime molto prudenziali rispetto all'onerosità degli interessi bancari, e gli aumenti tariffari previsti sono sostanzialmente in linea con l'inflazione e comunque inferiori a quelli medi applicati negli ultimi anni.
Non si può supporre che esista una difficoltà a individuare un pool di istituti finanziari interessati a garantire i fondi necessari all'operazione, dato che questa sarebbe garantita dalle tariffe fino all'ultimo centesimo e le tariffe hanno tassi di morosità vicini allo 0. Può eventualmente spaventare la necessità di gestire un'operazione industriale complessa, ma non va dimenticato che sono state le società pubbliche, non certo quelle private a garantire fino a pochi anni fa l'infrastrutturazione dei nostri territori.

Si tratta solo quindi di abbandonare una volta e per sempre qualsiasi sudditanza psicologica nei confronti di Iren e una certa pigrizia mentale che ha visto negli ultimi anni il mercato come unica soluzione di tutti i problemi, quando invece è stato spesso vero il contrario.
Sono certo che Reggio Emilia alla fine, nonostante tutti i rumors destabilizzanti, saprà scegliere per il meglio.

giovedì 4 giugno 2015

Vendola: "A sinistra nascerà un nuovo partito, il nostro avversario è il renzismo"

Il leader "rosso": "Il Pd è riuscito a riesumare Berlusconi, sta al governo con Alfano: si è allontanato dai suoi riferimenti sociali. La Paita in Liguria ha scelto la destra, avrebbe perso comunque"
La Repubblica - ‎02 giu 2015‎

"Oggi i dem si consolano con il gioco delle bandierine sulle Regioni..., ma la cavalcata wagneriana di Renzi, con tanto di militarizzazione della contesa politica all'interno del Pd, ha avuto il primo vero inciampo". Nichi Vendola, il leader "rosso", annuncia la nascita del nuovo partito della Sinistra: "Facciamolo, è il momento".

Vendola, colpa della sinistra se ha vinto Toti e la destra in Liguria?
"Assolutamente no. Conosce l'aneddoto del generale nazista che chiede a Picasso se avesse fatto lui Guernica? E Picasso gli risponde: "No, l'avete fatto voi". Ecco, avete fatto tutto voi, cari compagni del Pd. Avete riesumato Berlusconi, sottoscritto il Patto del Nazareno, fatto il governo con pezzi di centrodestra e adottato a Palazzo Chigi un'agenda politica che non è certo quella sottoscritta nell'accordo "Italia bene comune" tra Sel e Pd".

La sinistra però ha contribuito a rianimare Berlusconi e Salvini?
"Salvini viene rianimato dalle politiche dell'austerity europee che evocano gli animali spiriti del populismo di estrema destra. È un imprenditore della paura, che catalizza il consenso di chi è smarrito di fronte a una difficile prospettiva di futuro".

Se non ci fosse stata la lista di Pastorino, avrebbe vinto la Paita?
"Penso che avrebbe perso in ogni caso, perché tra due destre l'elettorato ha scelto l'originale. Il discorso va rovesciato. Alle primarie, il centrodestra ha fatto vincere la Paita. Il Pd in Liguria ha investito sull'apertura a destra. La ministra Pinotti è andata a benedire questa deriva di una destra travestita da sinistra".

Il Pd di Renzi è destra travestita da sinistra, secondo lei?
"Sì, è quello che penso. Se mi concentro sugli ingredienti cruciali del ventennio berlusconiano li ritrovo nel biennio renziano: l'attacco all'articolo 18, l'aggressione alla scuola pubblica, il modello autoritario di riforma elettorale".

lunedì 1 giugno 2015

2 giugno: promemoria per la ministra Pinotti

di Pasquale Pugliese
La difesa non armata, seppur non nell'impostazione del governo, è in quella della Costituzione. I caccia F35 no.

L'antefatto
Il 22 maggio la campagna “Un’altra difesa è possibile” deposita alla Camera dei Deputati le oltre 50.000 firme che promuovono la Legge di iniziativa popolare per la difesa civile, non armata e nonviolenta. Il 24 maggio si è celebrato il centenario dell’inutile strage dellagrande guerra che ha segnato la saldatura perversa, su grande scala, tra tecnologia e guerra. Il 25 maggio Rete italiana disarmo diffonde un comunicato stampa nel quale denuncia che nel Documento programmatico pluriennale del Ministero della Difesa non ci sia traccia del dimezzamento del programma di acqusito dei famigerati cacciabombardieri F35 votato dal Parlamento nell’autunno scorso. Il 26 maggio Sinistra ecologia e libertà rilancia l’accusa al Governo di aver “preso in giro gli italiani e imbrogliato il Parlamento” chiedendo le dimissioni della ministra Pinotti. La ministra replica che “forse SEL pensa che in tempi di ISIS sia possibile fare semplicemente una difesa non armata: non è l’impostazione di questo governo”.

Cinque punti (e un post scriptum) sulle elezioni regionali

Stefano Morselli 

1) In queste elezioni regionali ha votato la metà degli elettori. Già in occasione delle regionali in Emilia Romagna (votò addirittura il 37%) Renzi fece sapere che la disaffezione al voto gli interessava poco o nulla, almeno finchè vinceva lui. Invece, non è affatto un bel segnale, nè un fatto casuale, nè un aspetto irrilevante per la democrazia. In alcune regioni governeranno amministratori eletti con il 35-40% della metà (o anche meno) del corpo elettorale. Il che significa il 20% (o anche meno) dei cittadini elettori. Non è tanto bello, diciamo.

2) Le magnifiche sorti e progressive del renzismo hanno subito una battuta d'arresto mica da poco. Non solo per il risultato della Liguria. Non solo per le dimensioni della sconfitta di Moretti in Veneto. Non solo per l'affermazione parecchio risicata in Umbria. Non solo per il fatto che in Campania il candidato vincitore deve immediatamente decadere dalla carica di presidente ai sensi della vigente legge Severino. Oltre a tutto questo, ci sarà da considerare la percentuale complessiva ottenuta dal Pd come partito: le prime valutazioni la indicano come non molto diversa da quella della tanto vituperata e deprecata "ditta" di bersaniana memoria.

3) Il risultato delle liste e dei candidati a sinistra del Pd non è soddisfacente, con l'eccezione del caso Liguria, ove il quasi 10% ottenuto da Pastorino è (potrebbe essere) un buon punto di partenza e dimostra comunque che c'è un mondo fuori dal Pd, se solo si volesse provare a scoprirlo e a motivarlo. Altrove, quel mondo per adesso diffida delle variegate sigle e siglette (tra l'altro diverse da regione a regione per nome, simbolo, alleanze, collocazione in maggioranza o all'opposizione) e preferisce astenersi, o votare il movimento 5 stelle, o rimanere a mugugnare inutilmente dentro il Pd. Quindi, se davvero si desidera ricostruire una decemte e moderna forza della sinistra, non c'è altra strada che rimboccarsi le maniche e lavorare seriamente a questo obiettivo. Giusto questa sera (ore 21) al centro Bisamar di Scandiano, se ne discuterà anche in un tempestivo dibattito pubblico che sono stato invitato a coordinare

4) I commenti di certi dirigenti renziani del Pd al risultato elettorale, particolarmente a quello della Liguria, sono grotteschi. Ritengono, costoro, che il voto al Pd sia una specie di diritto-dovere divino, un atto dovuto, a prescindere dalla condivisione o meno delle politiche del loro partito. Agitano, quale unico motivo, lo spauracchio della destra: quella stessa destra con la quale si sono variamente alleati ai tempi del governo Monti, del governo Letta e ancora del governo Renzi. Si sbalordiscono e si indignano se qualcuno - ancor più se i qualcuno sono parecchi - vota liberamente, in libere elezioni, per qualcosa di diverso dai candidati e dalle liste del Pd. Con loro vivo disappunto, le elezioni NON sono le primarie del Pd, nelle quali vince comunque uno del Pd.

5) Il "ritorno della destra" è una banalità evidente. La "destra", intesa come bacino elettorale, non se ne è mai andata. Venti anni di Banana hanno stravolto anche questo elettorato. Che però è sempre esistito, esiste ed esisterà. Negli ultimi tempi si è diviso, in parte si è astenuto, in parte ha anche votato Pd. Ora è in fase di riorganizzazione e riarticolazione. Per contrastare e battere il "ritorno della destra" un ipotetico e al momento inesistente centro-sinistra dovrebbe darsi una cultura politica, una identita, un progetto di governo: però di centro-sinistra, mica di rincorsa alla destra. Perchè altrimenti, se la destra si ricostruisce, tanto vale votare l'originale. E allora, hai voglia a dare la colpa a Pastorino.

ps) Faccio i miei complimenti al noto esponente nazionale del Pd che l'altra sera, alla vigilia delle elezioni, pur atteggiandosi a "uno che non ci prende mai", mi aveva esattamente anticipato la sconfitta di Paiita e Moretti, da lui definite "candidate debolissime", e perfino l'esatta percentuale che Pastorino avrebbe preso in Liguria. Quanto alla Campania, di cui pure mi ha parlato, la sua opinione del tutto negativa sulla candidatura di De Luca potrebbe trovare conferma a breve nelle disposizioni della legge Severino, che ne stabilisce l'immediata decadenza in quanto condannato in primo grado.

Arranca il Partito della Nazione, a sinistra c’è una potenzialità

Michele Bonforte

Renzi subisce la sua prima sconfitta. Il dato generale è un’ulteriore uscita di voti (-10% sulle europee) verso sinistra e M5S e verso l’astensione, confermando la tendenza all’allontanamento dalla partecipazione elettorale di parti importanti dello zoccolo duro del centrosinistra.
In Liguria il tentativo di emarginare la sinistra cercando di neutralizzarla con uno sfondamento a destra ed un’erosione del M5S, è naufragato clamorosamente. La sinistra di Pastorino c’è, ed allude ad uno spazio capace di cambiare gli equilibri nazionali. Il M5S si conferma in ottima salute.
I segnali di preoccupazione per Renzi arrivano paradossalemente anche dalle regioni dove il PD vince. La vittoria in Campania è uno sfregio all’immagine del rottamatore, che ora è invece un riciclatore di chi è maestro nel voto di scambio. Il prevedibile tormentone sulla non eleggibilità di De Luca ci accompagnerà per i prossimi mesi, producendo danni a Renzi che verrà associato al peggior stile democristiano di gestione del consenso.
Parimenti la vittoria di Emiliano in Puglia avviene su una agenda politica antirenziana (sulla scuola, sulle questioni energetiche,ecc), con la clamorosa proposta di aprire al M5S per il governo della regione e dell’italia.

Ma se Sparta piange, Atene non ride. Il centro destra non è scomparso, e persino Berlusconi sembra risorto. Ma il prezzo è quello di dare alla Lega Nord lo scettro della leadership. Il centro destra vince quando è unito, ma il peso della Lega Nord ormai preponderante, sposta il baricentro della coalizione a destra, su posizioni che difficilmente potranno essere accettate da Alfano, che verrebbe ributtato nelle braccia di Renzi a fare da combustibile elettorale per il motore ingolfato del partito della nazione.
A sinistra del PD la Liguria è un laboratorio. Il risultato buono di Pastorino del 9,4% si riduce quando si parla delle liste collegate (6,4%). A sinistra c’è una potenzialità. Lo si vede anche in Toscana (6,3%), nelle Marche (4%), in Puglia (6,4%), meno in Campania (2,2%). Ma per essere credibile agli occhi dell’elettorato deve darsi un profilo riconoscibile. Un simbolo, una piattaforma, una leadership. E’ quello a cui saremo chiamati a lavorare nelle prossime settimane. Se prevarrà la frantumazione personalistica o il progetto unitario dipende anche da noi.