Manca solo Iran un po' più provocatore, e sarebbe guerra.
Tutte balle.
Balle come quelle raccontate sulla Libia.
La rivoluzione era nata nella primavera araba, spontanea e non armata.
Poi in tanti hanno capito che poteva da l' iniziare una "finta" guerra civile, per cambiare le carte in gioco. Per subentrare al regime nella spartizione delle risorse siriane.
Ribelli? Sì ci sono, ma sono truppe mercenarie che portano morte e terrore. Non è una guerra civile, non ci sono partigiani.
E per favore, diciamolo in giro.
Truppe assoldate da altri Stati o altri poteri forti. E la gente muore, scappa, grida che non c'entrano nulla con l'odio. Ma noi non li ascoltiamo.
Per noi occidentali è troppo faticoso ammettere che un tale spargimento di sangue sia manovrato dall'esterno, quindi anche un po' da noi, quantomeno permesso dal nostro silenzio assenso.
Per noi è più facile pensare che ci sono dei cattivi e dei buoni. Magari cattivo Assad ed anche Israele..
Ma noi siamo tra i buoni, ovviamente.
E invece no.
Non lo siamo nella misura in cui asseconderemo un intervento militare esterno, senza spendere un euro per fare verità. Per dare il nome giusto alle cose. Per gridare chi è che manovra e foraggia i criminali che terrorizzano la popolazione. Per dire che le bombe di Israele non colpiscono i siti militari, ma tutto il quartiere che c'è intorno, colpiscono luoghi di aggregazione, di solidarietà e riconciliazione. Anche le nostre bombe in Libia hanno fatto così.

Esattamente come è successo in Libia.
Che Dio abbia pietà di noi. Allah irhamna.
Laura Vezzosi
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