martedì 19 marzo 2013

Dopo voto: il rischio della rimozione

Il voto è stato un terremoto. Nel PD, la discussione su cosa non abbia funzionato si è avviato da subito. La stessa iniziativa di Bersani sull'apertura al Movimento 5 Stelle e la gestione innovativa della elezione dei presidenti di Camera e Senato, alludono ad una analisi delle cause che guardano al malessere sociale e politico che si espresso nel voto.
Ma nel pancione del PD si agita un malessere per questo movimentismo di Bersani, che si esprime per ora in modo incerto, ma che nelle prossime settimane potrebbe tornare in scena, pronto a recitare il solito copione del governo di unità nazionale per salvare le sorti del paese.
Un esempio di questo approccio ci è dato dal recente articolo di Pierluigi Castagnetti (da l’Unità del 13 marzo 2013) dal titolo Quello che non abbiamo capitoDopo aver dato atto che quel che è successo lo si poteva intuire, Pierluigi Castagnetti, comincia un processo di rimozione freudiana delle cause pur identificate, per evitare di mettersi in discussione.
citando: "In un primo tempo si poteva pensare che il Pd avesse pagato il sostegno al governo Monti e poi, guardando il risultato dei grandi oppositori Idv e Sel, ci si accorge che c’è dell’altro."
Le politiche del governo Monti vengono identificate come causa dello scontento, ma poiché questo scontento si alimenta anche "d'altro", si rimuove la scelta insensata di aver appoggiato Monti, e di averne chiesto ossessivamente l'appoggio durante la campagna elettorale, per concentrarsi "sull'altro".
Ora che ci sia "dell'altro" alla base dell'esplosione del M5S è ovvio, altrimenti non si arriva al 25%. Ma questo "altro" esisteva già da tempo, ed aveva i suoi referenti politici, che semplicemente hanno perso credibilità. Quel flusso di milioni voti che da Lega Nord e PdL sono andati a Grillo sono in parte prevalente animati dallo stesso furore populista contro la "casta" e i partiti che aveva alimentato le precedenti fortune elettorali di questi partiti, ora alle prese con un crollo "etico" della loro offerta politica. Mentre la crisi macinava licenziamenti e chiusure di piccole aziende, vedere il malcostume di Lega e PdL non ha certo aiutato.
Ma lo stesso sostegno a Monti aveva alla base un assurdo. Si diceva che le politiche di quel governo erano sbagliate o persino dannose, ma per il bene del paese andavano approvate. Ora se una cosa è dannosa (esodati, pareggio di bilancio in costituizione, spese militari, politiche recessive, ecc) non va fatta, punto e basta; e chi quel danno lo aveva fatto, non andava visto come essenziale per governare il paese. 
Per nascondere questo enorme errore politico si fa ora scattare il solito richiamo alla responsabilità nazionale.
ri-citando: "... quel risultato ci “costringe” all’assunzione della responsabilità nuova di un discorso chiaro e inevitabilmente drammatico al paese. Cioè al popolo italiano tutto intero. Dal parlamento, ma oltre il parlamento. Ciò che potevamo fare per avvicinare e avvicinarci al messaggio di M5S, Bersani lo ha già fatto. Di più non è possibile."
Direi completamente sbagliato.
Il punto è che il centrosinistra con le primarie aveva catalizzato su di s'è un consenso rilevante (intorno al 40%). Ci era riuscito perché aveva sommato spinte diverse: fra un Renzi che veniva visto come l'innovatore della politica e della casta, a Vendola come portatore di un netto discorso sociale, a Bersani che sembrava mettere insieme l'esigenza del cambiamento della politica e delle politiche con l'affidabilità di chi ha esperienza di governo. In giro di un mese abbiamo perso il 10% perché durante la campagna elettorale invece di sommare le due spinte al cambiamento le abbiamo accantonate per inseguire Monti.
Questa ossessione per il centro ha scavato un solco fra centrosinistra e il suo popolo. Io personalmente conosco molti che hanno votato alle primarie, ma poi si sono risolti a votare grillo per dare un segnale. Certo molti pensavano che comunque il centrosinistra avrebbe vinto e che dunque il voto a grillo serviva ad eleggere una pattuglia di "sorveglianza" su un centrosinistra al governo.
Ora bisogna recuperare l'errore fatto.
Bisogna unire il rinnovamento della politica, delle sue persone e dei suoi metodi, con il rinnovamento delle politiche, delle proposte di uscita dalla crisi.
Bersani ha dato ottimi segnali, ma non credo che basti. Ci vuole fantasia, se vogliamo recuperare la miopia di pochi mesi fa. Ci vuole una proposta di forte riforma che sposti il baricentro dalla democrazia rappresentativa a quella diretta (riforma del finanziamento pubblico, referendum propositivi senza quorum come in svizzera, ecc.) e di forte riforma sociale (spostare il baricentro dai ceti ricchi a quelli colpiti dalla crisi).
Di più deve essere è possibile, perché di meno non basta.

Bonforte Michele

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