lunedì 19 dicembre 2016

2014-2016 Affinità-divergenze fra il compagno Sassi e noi

Michele Bonforte

Il compagno Matteo Sassi, vicesindaco di Reggio Emilia, a suggello di una discontinuità nella sua e nella nostra vita politica, ha rilasciato un’intervista alla rubrica Decoder di Telereggio il 16-12-2016, dopo alcune anticipazioni a mezzo stampa.
L’intervista è ampia e dai toni pacati, ed annuncia la sua sostanziale adesione al progetto di Pisapia, che intende formare un nuovo partito a sinistra che punti strategicamente ad allearsi con il PD di Renzi.
Diversamente da Pisapia, Matteo si è battuto convintamente per il NO al referendum costituzionale. E’ stato dunque compagno di strada della sinistra del NO, mentre Pisapia sosteneva il SI. E dagli argomenti avanzati durante l’intervista si capisce che qualora si votasse per i referendum sul lavoro promossi dalla cgil, sarebbe dalla parte della cancellazione dei provvedimenti del governo renzi su jobs act e voucher.
Appare dunque stridente la contraddizione logica del ragionamento di Matteo: pur sostenendo che la parte dolente della società ha difeso la costituzione come tutela estrema dal suo impoverimento e dal suo arretramento sociale, indica l’alleanza con Renzi come unico orizzonte politico della sinistra per tutelare la democrazia che, qui come in Europa, viene messa in discussione dai populismi.
Una analisi acefala, dove la mano sinistra non deve sapere cosa fa la mano destra. Si indica il pericolo che la crisi sociale e culturale del paese e le angosce e pulsioni che ne discendono, sfocino in una domanda di autoritarismo e favoriscano un disegno di destra. Ma non se ne vede la causa, come se la crisi in Italia non avesse nelle politiche neoliberiste del PD una sua causa prima. In un deficit di quella che dovrebbe essere la cultura di chi pensa sia utile e possibile governare nei flutti di questa crisi, non si vede e non si indica una possibile alternativa, quasi che il compito della sinistra sia quello di lenire le sofferenze inflitte al corpo sociale da politiche neoliberiste senza alternativa.
Performando la realtà ai propri desideri, si descrive una situazione paradossale: il PD di Renzi, che ha aggredito la costituzione, i sindacati, il lavoro, la scuola ed i diritti sociali è un alleato del “campo democratico”, Il M5S che ha difeso la costituzione, che propone il reddito di cittadinanza e l’acqua pubblica, che dice di sostenere i referendum contro il jobs act, sarebbe il nemico nel “campo populista”.
Citando Civati “Verrà il giorno in cui ci si renderà conto che non si può essere per una riforma dei voucher e sostenere un governo che i voucher non li riforma. Anzi. Che ne fa una bandiera. Il giorno in cui ci si accorgerà che non si può parlare di disuguaglianze nei comizi e nei convegni (che andrebbero aboliti, questi convegni) e non votare nulla di 'simile' in Parlamento. Anzi. Il giorno in cui si prenderà coscienza del fatto che la deriva è iniziata troppo tempo fa e che troppe cose sono successe, per poter anche solo pensare di poter riavvolgere il nastro. Non si può volere il reddito minimo, sostenendo chi è contrario alla sua introduzione. Non si può volere un modello di sviluppo diverso, dopo aver visto sostenere dal proprio governo (e con il proprio voto) Sblocca Italia, Ponte e trivelle.
Verrà il giorno in cui si prenderà atto che sostenere o allearsi con il contrario di ciò che si pensa è una follia. Perdente, oltretutto. Verrà il giorno in cui, dopo aver scritto millemila pagine su come dovrebbe essere il Pd, ci si accorge di com'è, da anni, il Pd e qual è la cultura politica che lo ispira. E di come le cose siano andate inesorabilmente peggiorando.”


Auguro a Matteo di riuscire nel suo intento, anche se tutto fa pensare il contrario. Lo attendo all’azione comune. A giorni vedremo come il governo Gentiloni cercherà di fare carte false per evitare che sui referendum della Cgil si voti. Per loro sarebbe un voto da KO. Per la sinistra e le classi sociali più fragili sarebbe invece un’occasione per cambiare l’agenda delle politiche economiche e sociali. Come e forse più che nel caso della Costituzione ci saranno due campi. Non saranno la destra e la sinistra del ‘900. Ma quello che queste parole potranno significare nel nuovo secolo.

Per adesso prendiamo atto che le nostre strade si separano. Nulla di grave, anche se il nostro intento è di unire strade e percorsi. Lo faremo con Sinistra Italiana e con quanti saranno dalla parte giusta della barricata. Per quanto riguarda Reggio Emilia, siamo perfettamente consapevoli che nella giunta comunale vi sono molti compagni di sinistra. Con loro tutti discuteremo, se vorranno, delle politiche per la città. Avendo perfettamente chiaro che chi opera nelle istituzioni o si isola o rappresenta un percorso collettivo. Noi faremo riferimento in consiglio comunale a Lucia Lusenti, che ha aderito a Sinistra Italiana. Ed in consiglio comunale valuteremo i provvedimenti della giunta nel merito. Così sapremo apprezzare lo sforzo di mantenere in ambito pubblico le ASP, come sapremo misurare la distanza fra il progetto di società mista di gestione del servizio idrico, dalla lettera e lo spirito del programma che la coalizione presentò agli elettori nel 2014.


Sel verso Sinistra Italiana. L’Assemblea Nazionale

L’intervento del coordianatore nazionale di Sel 
Nicola Fratoianni



Conclusioni di
Nichi Vendola



martedì 6 dicembre 2016

Renzi: lascia o raddoppia?

Michele Bonforte

La vittoria del NO è così grande, omogenea e partecipata, da farne uno spartiacque nella storia politica del nostro paese. La lettura che mi pare più vicina alla realtà è che si sia trattato di un pronunciamento sulla situazione sociale e sul governo. Il NO vince soprattutto dove la gente sta peggio, vince fra i giovani e perde fra i pensionati. Vince fra chi crede di non avere futuro e perde fra chi pensa di averne almeno un brandello. Una enorme questione sociale su cui galleggiamo, e che potrebbe produrre una involuzione autoritaria o una rivoluzione progressista.
Tutto dipende da come le proposte politiche daranno rappresentanza e soluzione a questa sofferenza sociale. Per la sinistra, ovunque essa sia oggi acquartierata (nel PD, in Sinistra italiana, nei Comitati, nel M5S) si tratta di di guardare a questo problema e non alla tattica dei prossimi mesi.
Occorre una svolta nella politica sociale ed economica del paese. Renzi ha prosciugato i pozzi della spesa pubblica concedendo prebende a tanti, con un aumento del deficit pubblico tollerato dall’Europa. Ma per venir fuori dalla stagnazione ci vuole un programma di investimenti pubblici (in manutenzione del territorio, infrastrutture digitali, in adeguamento sismico, ecc) che ora difficilmente potrà essere finanziato con spesa in deficit. Occorrerà, almeno in parte, non solo dire come si mette del carburante nel motore economico, ma anche da dove lo si prende. La questione, sempre rinviata, di una riforma fiscale che alzi il contributo della parte benestante del paese alla finanza pubblica è ora ineludibile.
Questo scenario, il più necessario, per realizzarsi ha bisogno di una discontinuità politica. Non saranno i Bersani o i D'alema a tirarci fuori dai guai. Oggi sembrano consapevoli della situazione, ma quando toccò a loro, pensarono solo ad inseguire i vari Casini o Monti di turno, sterilizzando per anni ogni possibile politica di sinistra.
Il “centro politico” è stato l’ossessione di tutti i gruppi dirigenti del PD degli ultimi 10 anni. Oggi Renzi ha inteso risolvere il problema non alleandosi con un centro che sfugge, ma trasformando il PD in un partito centrista. Ha perso il referendum ma non è detto che in quel 41% di SI non vi sia l’incubatore del partito della nazione.
Le sue dimissioni, inevitabili, più che l’ammissione di una sconfitta sembrano un rilancio. Da giocatore compulsivo qual’è persa una mano, raddoppia la posta per rifarsi nella mano successiva. Le elezioni politiche anticipate potrebbero permettergli di cancellare la sinistra interna al PD dal parlamento, e di presentarsi quale unico leader di un’area di centro allo sbando, contro il pericolo M5S.
Saranno i prossimi mesi, quelli indispensabili ad approvare la legge finanziaria ed una legge elettorale democratica, che modelleranno il modo in cui andremo alle elezioni politiche.
L’approvazione della legge di bilancio è necessaria, ma va fatta introducendo in essa forti correttivi che diano sollievo alla sofferenza sociale.
Solo un governo in grado di raccogliere i voti del M5S in parlamento può osare questa strada. Un governo affidato a personalità che possano incontrare la non opposizione del M5S è il cammino che porta all’unica formula alternativa all’accordo PD - Forza Italia fortemente voluto da Berlusconi: un governo di forte discontinuità nelle persone e nelle politiche che si sostenga sulla astensione del M5S.
Il M5S non è un pericolo ma una risorsa. Ha evitato che nel nostro paese il malcontento causato dalle politiche neoliberiste prendesse la strada della destra estrema. I nostri nemici politici sono l’asse Lega Nord-Fratelli d’Italia che si nutrono della crisi sociale e la palude neocentrista, Forza Italia, e parte del PD, che questa crisi sociale alimentano da anni.
C’è nel nostro paese l’energia politica e sociale per una alternativa. Questa prospettiva passa per la messa in gioco del M5S, e per la deflagrazione di quell’esperimento sbagliato che è stato il PD.
La sinistra deve avere una propria casa e non essere legata obtorto collo ad un’area moderata che l’ha prima snaturata e poi ridotta all’impotenza.
Solo così potrà giocare una propria partita ed essere riconoscibile agli occhi dei ceti popolari sfiniti e disorientati da una crisi sociale di una ferocia mai vista.

venerdì 2 dicembre 2016

Appello agli iscritti al PD

La sinistra che vota NO ha chiara la preoccupazione per la deriva autoritaria e centralista di una riforma che riduce gli spazi di democrazia e di autogoverno del territorio. Ma credo che ormai chi voleva e poteva si è fatto un’opinione sul merito delle ragioni del SI e del NO alla riforma costituzionale.
Qui vorrei attirare la vostra attenzione sulle conseguenze politiche di quel voto, in specie sulle conseguenze per il PD. So bene come molti di voi si pensino come persone di sinistra, compagni si sarebbe detto un tempo, e questo a prescindere dalla storia politica che si ha alle spalle. E conosco bene con quanta passione voi difendiate la collocazione a sinistra del PD, malgrado i segnali sempre più inquietanti che provengono dal vostro gruppo dirigente.
Eppure penso che proprio questa collocazione verrà messa in discussione da una vittoria del SI.
Converrete che tale vittoria, se ci sarà, sarà di misura e non travolgente. Su un simile risultato peserebbe in modo determinante l’apporto di voti da destra veicolati da Alfano, Verdini e soci.
Verrebbe certificato quello che è il presupposto strategico del renzismo: che si possono perdere voti (e iscritti) a sinistra perché questi vengono ampiamente compensati da quelli che vengono da destra.
In questo scenario non solo l’Italicum non verrà toccato (salvo le modifiche imposte dalla Corte Costituzionale), ma sarà il grimaldello che costringerà altri pezzi di Forza Italia a fare il grande passo e ad entrare nelle liste del PD, insieme ai soliti Alfano, Verdini e soci.
La sinistra del PD (non solo quella che ha votato NO) dovrà accettare una situazione di irrilevanza politica o verrà accompagnata all’uscita.
Una eventuale vittoria del SI, a prescindere dalle sue conseguenze democratiche ed istituzionali, avrà un forte impatto sul quadro politico. Il partito della nazione, da tante parti invocato, avrà nel 4 Dicembre 2016 la sua data di nascita.
IL PD del dopo SI sarà un’altra cosa. Approdo di ogni trasformismo, perderà ogni legame con la sua storia e con la cultura della sinistra. E se in Emilia Romagna ciò non avrà effetti clamorosi, nel resto del paese la trasformazione genetica del PD sarà rapida ed evidente. Affluiranno i ceti parassitari, quelli che prima difendevano i propri interessi sostenendo Forza Italia, si allontaneranno i ceti legati al lavoro. Il congresso del PD che si andrebbe successivamente a celebrare sarebbe la sanzione di questo mutamento genetico.
Ma se in un primo momento una vittoria del SI potrà dare ebrezza a Renzi ed amici, io credo si tratterà di una vittoria di Pirro. Come già accaduto in Inghilterra ed in USA, la frattura fra mondo del lavoro e sinistra liberista potrebbe alimentare la peggior destra.
Dopo il 4 Dicembre tutto cambierà, e non semplicemente nell’assetto istituzionale.
Una vittoria del NO, non solo tutela gli spazi di democrazia ed autogoverno nella costituzione, ma tiene aperti gli scenari di evoluzione del PD, rende credibile un congresso aperto ad ogni esito.
Cari amici e compagni in queste ultime ore vi invito a pensarci.

cari saluti
Michele Bonforte

giovedì 17 novembre 2016

NO alla deforma costituzionale in tutti i modi

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Reggio Emilia
Via Zandonai 27, Reggio Emilia
Tel 0522580554 - Fax 1782709089

Sabato prossimo, 19 novembre si terrà a Reggio Emilia una manifestazione organizzata da “Arsave - Laboratorio per la città che vogliamo”, allo scopo di testimoniare il NO alla modifica peggiorativa della Costituzione e alle politiche sociali del governo in carica. La manifestazione partirà alle 9 dalla Gabella, in via Roma, e si concluderà alle 11 in piazza Prampolini, con un comizio di Livio Pepino e di Piero Ricca.

Il gruppo promotore reggiano di Sinistra Italiana è impegnato, fin dall'inizio della campagna referendaria, all'interno del più ampio comitato unitario per il NO e a fianco di tutte le forze democratiche e progressiste che vi aderiscono, o comunque con esso collaborano. Considera anche la manifestazione di sabato una utile occasione di mobilitazione e di confronto politico. Si augura dunque che la manifestazione raccolga simpatia e partecipazione da parte del maggior numero di cittadini, nello spirito di dialogo, di pluralismo e di unità che caratterizza l’impegno comune in vista del referendum del 4 dicembre.

comitato promotore Sinistra Italiana
Reggio Emilia

mercoledì 9 novembre 2016

Verso Sinistra Italiana. Lo scioglimento di sinistra ecologia libertà avvia il percorso.


Michele Bonforte

Cari compagni,
scrivo con animo cupo, per la vittoria di Donald Trump negli USA e per le conseguenze probabilmente nefaste che ciò avrà per il mondo intero. Credo che vi sia del giusto in quanti in queste ore affermano che contro Donald Trump avrebbe avuto maggiori chance di vincere Sanders. Non si tratta del senno del poi, ma di comprendere le ragioni dell’affermazione di Donald Trump contro tutti i pronostici e contro tutto l'establishment del partito democratico e repubblicano. Queste ragioni parlano anche a noi nella vecchia europa, perché comuni sono le cause e comuni possono essere gli esiti.
10 anni di crisi economica sono stati come una guerra. Sul terreno sono rimasti milioni di “vittime economiche”. I soliti noti, dopo aver acceso le polveri della crisi con spericolate manovre finanziarie, sono oggi di nuovo in sella, e fanno soldi più di prima, risucchiando risorse sia dai bilanci statali che dai miseri salari attuali.
Non si tratta solo di disoccupati, ma soprattutto di lavoratori declassati, demansionati, flessibilizzati, impoveriti che hanno trovato in Donald Trump rappresentanza. Senza questi milioni di voti non sarebbero bastati quelli classicamente di destra che lo sostengono per sintonia ideologica.
Donald Trump ha parlato ai lavoratori della loro condizione,  schierandosi contro le conseguenze negative del libero scambio. La Clinton intanto raccoglieva sostegni finanziari a Wall Street, dando per persa la possibilità di agganciare il mondo del lavoro ed i giovani. Gli stessi che invece si erano riconosciuti nelle proposte di Sanders.

Ecco dunque il nesso con noi, piccoli pezzi di una sinistra dispersa in Italia ed in Europa.
O diamo rappresentanza al malessere sociale causato da 10 anni di crisi economica o questa alimenterà una destra nuova, potenzialmente capace di far ripiombare l’Europa in una guerra.
La deriva del PD di Renzi alimenta questa dinamica. Nel tentativo di conquistare il voto moderato non si avvede che sta perdendo il contatto con milioni di lavoratori poveri, di disoccupati. Nel tentativo di avere il potere saldamente in mano, propone una riforma costituzionale che potrebbe consegnare questo potere ad una destra estrema.

Una stagione si è chiusa. I nostri tentativi di condurre il PD su una strada progressista non hanno avuto successo.  Occorre aprire un nuovo percorso per dire a quanti, nel PD e fuori da esso, vedono l’esigenza di una politica economica e sociale alternativa al liberismo, che questa si potrà fare solo se nasce un forte polo a sinistra, con idee chiare e non annacquate su cosa occorre fare per tirarci fuori da questa crisi. Ciò sta già avvenendo in molti paesi europei, dove nascono e crescono le proposte alternative. Diamoci da fare adesso in Italia.
Lo scioglimento di SEL è il modo migliore per investire questo nostro patrimonio di idee e persone nel nuovo percorso. Alcuni si attarderanno impauriti dal compito che ci attende. Ma già altri, noti e meno noti, si avvicinano.
La globalizzazione liberista sta portando la democrazia in un vicolo cieco. Questa è la posta in gioco. E non ci saranno mezze misure. O vince la nostra proposta di una nuova Europa, di una nuova politica economica e sociale, di una nuovo politica per il mediterraneo o vince la destra estrema.

sabato 29 ottobre 2016

En.Cor. purtroppo un disastro annunciato

Sinistra Ecologia Libertà-Sinistra Italiana
circolo di Correggio

Siamo stati facili Cassandre quando, condividendo le denunce del Comitato “Via la nebbia”, annunciavamo un futuro difficile e carico di privazioni per i cittadini correggesi e chiedevamo alle amministrazione comunali passata ed attuale di essere, almeno ora, sinceri verso i propri cittadini dopo i disastri combinati.
“I cittadini di Correggio non dovranno pagare un solo euro!”, “I correggesi non subiranno alcun danno dalla vicenda En.Cor!”, questo il leitmotiv delle amministrazioni e del PD di questi ultimi anni e fino a pochi mesi fa allorché furono rese note le sentenze per i risarcimenti dei mutui da parte delle banche queste bugie venivano spacciate con sufficienza nonostante che noi denunciassimo che anche la “depauperazione” del patrimonio del Comune sarebbe stato un irrimediabile danno per la popolazione correggese.
Ora la Corte dei Conti ha sollevato il coperchio ed ha reso purtroppo evidente come la catastrofe si sia abbattuta sul nostro Comune che aveva raggiunto livelli di grande eccellenza conquistati faticosamente con impegno, abnegazione, competenza, onestà cristallina e decenni lotte popolari dal dopoguerra in poi.
Nonostante questo si continua a minimizzare, a raccontare ancora la favola che i cittadini non pagheranno, che si troveranno soluzioni che non incideranno ne sui servizi ne sui loro livelli raggiunti come se qualcuno avesse la bacchetta magica o pagasse le cifre stratosferiche debitorie di tasca propria.
Abbiamo usato l’avverbio “purtroppo” perché non siamo certo contenti di avere visto nel giusto, avremmo preferito sbagliare, avremmo preferito che questi amministratori e il partito che esprime la maggioranza (PD) avesse chiamato i cittadini e avesse parlato loro con franchezza ed insieme avessero cercato soluzioni condivise, anche a costo di essere impopolari, si è invece voluto in solitudine, con arroganza e presunzione, raffazzonare delle improbabili soluzioni cercando di nascondere la polvere sotto il tappeto negando addirittura una tempestiva informazione ai consiglieri comunali. Ora il tappeto è volato via e con lui le menzogne fin qui raccontate.

giovedì 20 ottobre 2016

Sindaci per il SI’, NOI DICIAMO NO

Invitiamo i Primi cittadini reggiani a non partecipare alla manifestazione del 27 ottobre a Roma per non incrinare definitivamente i rapporti istituzionali e politici nei nostri territori.

Il 27 Ottobre, a Roma, è in programma la manifestazione dei 900 sindaci per il Sì. Capitanati da Giuseppe Sala. Obiettivo è quello di propagandare la bontà della riforma costituzionale targata Renzi-Boschi, indossando la fascia tricolore da primi cittadini.

Un’azione che, come ribadisce anche l’Anpi, risulta “impropria” essendo il sindaco espressione di tutta la città, non solo di una parte. Avevamo già denunciato il fatto che i nostri sindaci avessero sottoscritto l’appello di BastaUnSì (era il 1 Luglio) senza comunicare nulla alla cittadinanza. Tantomeno alle coalizioni che le governano e ai Consigli Comunali.

Nei Comuni di Reggio Emilia, Bagnolo e Fabbrico le maggioranze in Consiglio Comunale sono composte da esponenti del Pd e di Sel-Si. La componente di Sinistra ha sempre ribadito la propria contrarietà alla riforma, per noi “deforma”, costituzionale.

Quindi la domanda è d’obbligo: se i sindaci non possono rappresentare le municipalità e non possono nemmeno esprimere la posizione delle coalizioni di maggioranza locali (perché non schierate interamente per il Sì) e la volontà degli interi Consigli Comunali, che senso ha la loro presenza istituzionale ad una manifestazione di parte su un tema referendario?

Ricordiamo inoltre che la recente circolare prefettizia del 10 ottobre 2016 ricorda il "divieto per le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione", riferendosi agli "organi che rappresentano le singole amministrazioni e non con riferimento a singoli soggetti titolari di cariche pubbliche, i quali possono compiere, da cittadini, attività di propaganda al di fuori dell'esercizio delle proprie funzioni istituzionali, sempre che, a tal fine, non vengano utilizzati mezzi, risorse, personale e strutture assegnate alle pubbliche amministrazioni per lo svolgimento delle loro competenze".

Sinistra Italiana - Sinistra Ecologia Libertà
Reggio Emilia

martedì 11 ottobre 2016

Da dove vengono i rischi per la democrazia in italia?

Michele Bonforte

Un brontolio cupo e preoccupante viene dal fondo della scala sociale. Il Censis nel dicembre del 2015 lo aveva con chiarezza indicato “l’Italia di Matteo Renzi, è un Paese in «letargo esistenziale» in attesa di una ripresa continuamente annunciata sui mass media, una “tensione” che per ora non si è tramutata in un nuovo investimento collettivo.”
Una ripresa dell’occupazione e del reddito dei lavoratori che non è arrivata in due anni di governo Renzi, malgrado l’utilizzo di 30 ml di ulteriore debito pubblico (spesso si dimentica che la cosiddetta flessibilità che si chiede all’europa altro non è che il permesso ad indebitarsi ulteriormente).
Il jobs act ha di fatto usato fondi pubblici per trasformare contratti precari in contratti a tempo. Cessati i contributi pubblici sono esplose le forme di precarizzazione più spietate come i voucher. Il job act è stato un regalo per le imprese, con marginali vantaggi per pochi lavoratori.
C’è poco da meravigliarsi se tra giovani disoccupati ed anziani licenziati si diffonde la sfiducia nella capacità della politica di dare risposte. La crisi sta erodendo le basi su cui poggia la democrazia come l’abbiamo conosciuta. In assenza di un certo benessere, o della speranza di accedervi, prevalgono le narrazioni dell’odio. Ciò sta avvenendo in molte parti d’europa nel segno di una forte ripresa della destra estrema. Quando ciò non avviene è perché c’è in campo una proposta politica della sinistra sufficientemente netta e radicale da intercettare questo malumore profondo.

giovedì 6 ottobre 2016

Il 1 ottobre da Firenze le buone ragioni per respingere una riforma costituzionale.

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Care e cari,
siamo partiti nel modo migliore. La bella piazza del primo ottobre a Firenze è stata capace di spiegare al paese le buone ragioni per respingere una riforma costituzionale sbagliata e pasticciata.

#StavoltaNO


E' stata la piazza di tutta la sinistra, di tutti coloro che dicono #StavoltaNo per difendere il diritto dei cittadini di influire sulle decisioni del Governo, per riaffermare il principio della partecipazione, e per far capire al paese che c'è un nesso che lega questa riforma a tutte le altre, a quelle, come il 'Jobs Act' e la 'BuonaScuola' che hanno minato i diritti sociali fondamentali delle persone. Renzi dice sempre sì a chi trae vantaggio dal fatto che l'Italia continui a percorrere la strada sbagliata, quella che non solo non ha risolto la crisi economica e il grande problema della disoccupazione, ma continua a produrre una gigantesca crescita delle disuguaglianze economiche, tra i più ricchi e potenti e i più poveri e dimenticati. Noi, tutti insieme, il 4 dicembre gli diremo un sonoro No e dal giorno dopo saremo in campo per costruire una prospettiva diversa, più giusta, che metta al centro le persone e i loro bisogni, che faccia della democrazia lo spazio vitale attraverso cui un popolo può tornare a progettare il proprio futuro.

Se non hai potuto partecipare e vuoi vedere le foto della giornata o gli interventi in video, puoi trovarli tutti a questo link.

Con il primo ottobre è partita una lunga campagna e sono già tantissime le iniziative che Sinistra Italiana sta promuovendo in tutta Italia autonomamente o contribuendo a quelle dei Comitati per il No. Dalla settimana prossima cominceremo anche ad attivare con nuove iniziative i tanti volontari che hanno dato la loro disponibilità in questi mesi. Se vuoi dare un contributo puoi iscriverti al sito www.noidiciamono.it

IL NOSTRO IMPEGNO PER LA PACE


Intanto questo fine settimana anche Sinistra Italiana sarà in piazza per la pace, partecipando alla marcia Perugia-Assisi che si terrà domenica 9 ottobre. Ci troverai presenti lungo il percorso (Via Patrono d'Italia a Santa Maria degli Angeli) con un banchetto dalle ore 9 in poi. E' per noi un impegno importante, in un momento in cui in Siria e in tante altre parti del mondo la guerra sta provocando decine di migliaia di morti e di persone in fuga. Non possiamo girarci dall'altra parte, non possiamo tacere, perché tutti sappiamo quanto sia importante la pace non solo per chi vive l'orrore delle bombe e del terrorismo, ma anche per il futuro di tutti noi.
Se vuoi approfondire puoi visitare il sito della marcia e leggere le parole di Giulio Marcon (Deputato) su questo importante appuntamento

ADERISCI A SINISTRA ITALIANA

Infine ti ricordiamo che puoi aderire al percorso costituente di Sinistra Italiana e darci una mano a costruire la sinistra che serve all'Italia e che manca in Europa. Basta un click!

Andiamo avanti!

sabato 10 settembre 2016

Referendum costituzionale, ultimo atto di una mutazione

Stefano Morselli
Nelle intenzioni dei poteri economici che contano e dell'attuale gruppo dirigente del Pd - non dei quaquaraqua sempre allineati al capo di turno, chiunque sia il capo e qualunque cosa dica, ma certo di coloro che indicano il percorso e tirano le fila - la battaglia per questa modifica della Costituzione ha un obiettivo concreto, al di là delle stesure maldestre e pasticciate (ammesse ieri sera a Reggio anche dalla senatrice Finocchiaro). Ma contemporaneamente e soprattutto ha un obiettivo politico più complessivo: dare la spallata definitiva alle radici culturali e politiche, ai mondi sociali di riferimento, alla esistenza stessa di quella che fu la sinistra.

Se così non fosse, non si capirebbe per quale motivo sia stata innescata e portata avanti una battaglia così aspra e divisiva. In fondo, pur a Costituzione vigente, già da anni in Italia si formano governi e si realizzano politiche al di fuori di qualsiasi mandato elettorale. Da Monti a Letta a Renzi, nessuno ha mai chiesto e ottenuto dagli elettori un voto su un programma, uno schieramento, una leadership. A Costituzione vigente, sono state possibili parecchie leggi e "riforme", secondo alcuni formidabili, secondo altri pessime e regressive. A Costituzione vigente, l'attuale capo del governo e del Pd racconta di aver risanato e rilanciato il Paese, dato da bere agli assetati, da mangiare agli affamati, da vestire agli ignudi, con velocità ed efficacia senza precedenti. Racconta lui. A Costituzione vigente.

martedì 12 luglio 2016

Sala Tricolore, una vittoria a di Pirro per il partito di maggioranza assoluta


Stefano Morselli

    1. Da giornalista, ho passato molte giornate nella Sala del Tricolore di Reggio Emilia, per seguire e riferire i dibattiti in consiglio comunale. Ieri pomeriggio, dopo parecchio tempo, ci sono tornato per assistere da semplice curioso alla discussione di mozioni e ordini del giorno sul referendum costituzionale. E’ accaduto che il Pd - credo per la prima volta, almeno su un argomento di questo rilievo politico - ha subito una sconfitta simbolica e si è salvato per il rotto della cuffia da una sconfitta anche numerica. Se si considera che il Pd, sulla carta, ha da solo ha la maggioranza assoluta dei consiglieri, non è un fatto da poco.

      L’antefatto è una mozione presentata due mesi fa dalla consigliera Lucia Lusenti, di Sel-Sinistra Italiana, che pure (finora) fa parte della maggioranza ma ovviamente sul referendum ha una posizione opposta alla maggioranza Pd. Al testo originario sono poi state apportate alcune modifiche, concordate con alcuni consiglieri Pd a loro volta in dissenso con la linea ufficiale del loro partito. Infine, la mozione – in sostanza, un appello per favorire la massima informazione ai cittadini e il massimo confronto pubblico tra le diverse opinioni - è approdata in Sala del Tricolore, con buone speranze di essere approvata, proprio per la convergenza di un pezzo di Pd, oltre che di tutti i gruppi di opposizione. E’ allora partita la “contraerea” del Pd, preoccupato che fossero altri a indicare l’agenda e che risultasse in qualche modo smentito il recente, enfatico pronunciamento del sindaco Vecchi, insieme ad altri sindaci, in favore della modifica costituzionale e del governo Renzi.

      La contraerea Pd ha prodotto un altro ordine del giorno, scritto in politichese vago e involuto, tale da tenere apparentemente insieme le proprie contrapposte anime. E, soprattutto, ha prodotto la non gloriosa retromarcia di alcuni – non tutti: i consiglieri Scarpino e De Lucia hanno tenuto botta, il consigliere Saccardi si è astenuto – di quelli che avevano promesso sostegno alla mozione Lusenti. La quale ha così ottenuto 14 voti a favore, 14 contrari, una astensione. Un risultato di perfetta parità, che però, a norma di regolamento, respinge la mozione. Con lacrime della Lusenti, mollata nella volata finale da qualche “alleato” non proprio cuor di leone. Tutt’altro, comunque, il senso politico della vicenda, evidenziato anche da dichiarati mal di pancia : “Voto contro con grande sofferenza”, non si è trattenuta la consigliera Roberta Pavarini, rendendo esplicita l’atmosfera surreale. E dopo la votazione, rivestendo per un momento i panni del cronista, non ho faticato a raccogliere da qualche consigliere Pd commenti ufficiosi anche più netti: “La sostanza è una sconfitta politica dei renziani”.

      Sarà pure così. Però, non è bello vedere, tanto nitidamente, consiglieri che pensano una cosa e ne votano un’altra.

Lacerato il tessuto della maggioranza. Il Pd a Reggio Emilia ha paura del confronto sui contenuti del referendum costituzionale.

Michele Bonforte

Il re è nudo. Ieri pomeriggio la maggioranza del PD (e una parte della sua pavida minoranza) ha affossato la mozione presentata due mesi fa da Lucia Lusenti (consigliera di Sinistra Italiana - Sinistra Ecologia Libertà) in consiglio comunale di Reggio Emilia.
Dopo aver cercato per settimane di evitare la discussione, alla fine il PD ha scelto di bocciare una mozione presentata da un partito che fa parte della maggioranza.
Quello che è stato respinto non è un giudizio sul referendum costituzionale, su cui ovviamente ognuno ha il suo, ma la richiesta che la giunta organizzasse momenti alti di confronto fra le ragioni del SI e del NO, per rendere consapevole il voto dei cittadini.
Lo ha precisato con nettezza l’assessore Valeria Montanari, che ha circoscritto l’impegno del comune agli stretti adempimenti previsti dalla legge, per informare i cittadini come e quando si voterà, ma non su cosa si voterà.
Mentre Luca Vecchi aderisce, come Sindaco e non come privato cittadino, agli appelli per il SI, si è voluto impedire che Reggio Emilia, città storicamente legata alla costituzione repubblicana, divenisse il luogo del confronto su un tema che avrà in ogni caso un forte impatto sulla vita democratica del paese.
Il PD ha scelto di lacerare il tessuto della maggioranza. Si è negato ad una forza politica che responsabilmente sostiene da due anni l’operato della giunta, quello che è un’attività ordinaria dell’amministrazione: organizzare eventi di alto valore simbolico su temi centrali nella vita politica e sociale del paese.
Ci si è adoperati per dare al ministro Maria Elena Boschi la platea per insultare i partigiani, si nega oggi il confronto di merito sulla riforma costituzionale.
Il PD ha paura delle idee, ed evidentemente preferisce un voto di schieramento che non un voto informato e consapevole.
Ieri pomeriggio in quel consiglio era netta anche una differenza di stile, direi quasi antropologica. Da un lato la nostra consigliera Lucia Lusenti, che con la sua caparbietà e le sue emozioni, chiamava tutti ad un voto libero e consapevole su un tema così importante, dall’altro il capogruppo del PD Andrea Capelli che usava tutti i sotterfugi della bassa politica, per indurre molti consiglieri del PD ad un voto contro le loro intime convizioni.

Voglio ringraziare Lucia Lusenti per quello che sta facendo, e i consiglieri del PD che hanno resistito all’ordine di allinearsi. Fra poche settimane si accorgeranno che pur essendo pochi in consiglio comunale, rappresentano una grossa parte, io credo la maggioranza, del popolo di sinistra nella nostra città.

venerdì 8 luglio 2016

Sindaci per il Si? A nome di chi?

Michele Bonforte

Schierare i Sindaci a sostegno del SI al referendum costituzionale è un segno di nervosismo e debolezza.
Arruolati a forza in favore di una riforma che danneggia i Comuni, stride il silenzio dell’appello dei sindaci sul ritorno ad un neocentralismo che depaupera gli Enti Locali di molte competenze e costituzionalizza la loro finanza derivata da decisioni dello Stato.
I Sindaci sono stati mobilitati non in quanto cittadini fra gli altri, ma in quanto rappresentanti delle città che governano, rischiando così di porli fra l’incudine di Renzi ed il martello dello scontento popolare per l’azione del governo.
I Sindaci per il SI non hanno ritenuto necessario sentire i propri consigli comunali. Non l’hanno fatto neanche quando ciò è stato richiesto, ed anzi si sono adoperati affinché qualunque discussione fosse evitata.
La ragione è che discutere nei consigli comunali significa rischiare di perdere, poiché ai voti delle opposizioni si potrebbero sommare quelli dei dissidenti interni al PD.
Tutti i sondaggi disponibili finora dicono che 1/3 dell’elettorato del PD intende votare NO. Quota non piccola e suscettibile di aumentare man mano che viene chiarita la portata autoritaria e confusionaria della riforma di Renzi.
Per Renzi è una lotta per la sopravvivenza, e rischia quindi di travolgere ogni cosa, ivi incluso il PD stesso e le maggioranze di centrosinistra sopravvissute a livello locale, come Bagnolo e Reggio Emilia.
Per questo è importante che gli esponenti del PD che sostengono le ragioni del NO si esprimano pubblicamente e siano in prima fila nella campagna referendaria.
Il Comitato per il NO, presieduto da Gustavo Zagrebelsky, nato intorno ad una solida cultura democratica, è il naturale riferimento di chi, da sinistra, vuole dare il proprio contributo.

martedì 5 luglio 2016

Refendum costituzione: discutiamone in consiglio comunale


Referendum costituzionale, a nome di chi parlano i sindaci propagandisti del governo Renzi?

Sel- Sinistra per Bagnolo, Possibile-Comitato Bella Ciao


In un elenco di sindaci dell’Emilia Romagna favorevoli alla modifica della Costituzione compare anche il nome di Paola Casali, sindaco di Bagnolo in Piano. È allora opportuno chiarire che si tratta di una adesione a titolo esclusivamente personale, certamente NON rappresentativa della giunta, della maggioranza consiliare, del consiglio comunale di Bagnolo in Piano. Vari assessori e consiglieri comunali, infatti, esprimono orientamento opposto, per il NO alla modifica peggiorativa della Costituzione.

Il circolo Sel-Sinistra per Bagnolo e Possibile-Comitato Bella Ciao, che della maggioranza consiliare fanno parte, si dissociano altresì dal toni propagandistici e addirittura imbarazzanti di quella petizione. La quale parla di “sindaci in prima linea per un’Italia più moderna” e inneggia al “pacchetto di riforme prodotto dal governo Renzi in questi due anni”, di cui la modifica peggiorativa della Costituzione costituirebbe “l’architrave”.

Da parte nostra, teniamo a ribadire che valutazioni di questo genere sono completamente estranee allo spirito della collaborazione tra forze politiche diverse che ha ispirato e finora reso possibile  l’amministrazione locale di Bagnolo in Piano. Di tale spirito, il sindaco dovrebbe essere attento garante, al di sopra della militanza e della propaganda di partito.  Se non lo è, risulta evidente che i rapporti tra le forze politiche di maggioranza, già alquanto sfilacciati, ne escono ulteriormente indeboliti. 

lunedì 4 luglio 2016

Michele Prospero: Attacco al cuore della Costituzione

Attacco al cuore della Costituzione
interviene: Michele Prospero
(Scienza della Politica e Filosofia del Diritto Università La Sapienza di Roma)
in collaborazione con il comitato per il no al referendum costituzionale di reggio emilia

 

venerdì 1 luglio 2016

Italicum e riforma costituzionale, le furbate degli apprendisti stregoni

 Stefano Morselli

Come tutti i sondaggi, anche l'ultimo di Ilvo Diamanti sul sorpasso elettorale del M5S nei confronti del Pd va preso con la necessaria prudenza. Al momento, non sono in vista elezioni politiche e, quando ci saranno, c'è da sperare che avvengano con un sistema elettorale diverso e meno balordo dell' Italicum. Ciò premesso, l'ipotesi che - se invece e malauguratamente si votasse con l'Italicum - a esserne favorito sarebbe il M5S ricorda molto la storia dell'apprendista stregone che non sa più dominare gli spiriti che ha evocato

L'Italicum è una legge elettorale pessima, non per caso senza eguali nei Paesi democratici, in perdurante odore di incostituzionalità (su questo ultimo aspetto si pronuncerà la Corte Costituzionale iin ottobre). Ciò nonostante, il gruppo dirigente del Pd l'ha prestesa e imposta (anche alla sua stessa minoranza interna) pensando di utilizzarne a proprio vantaggio l'effetto manipolatorio della rappresentanza democratica e il combinato con la mdoifica della Costituzione, distorsivo della dialettica parlamentare. La novità è che, nel frattempo, il vento è cambiato. E potrebbero essere altri a trarre vantaggio della furbata, magari anche subito alla prima prova.

Naturalmente, legge Italicum e legge di modifica della Costituzione restano pessime chiunque siano i beneficiari. Quindi, non è che ci sia da rallegrarsi granchè per l'eventuale effetto boomerang contro gli apprendisti stregoni che le hanno evocate. Ad essere danneggiato sarebbe sempre e comunque il principio democratico della sovranità popolare, sancito fin dal primo articolo della Costituzione. A scanso di equivoci e nell'interesse di tutti - paradossalmente anche degli apprendisti stregoni - sarà utile procedere ad una preventiva e indolore rottamazione Intanto, con un semplice ma robusto NO sulla scheda del prossimo referendum.
http://www.repubblica.it/…/i_cinquestelle_sorpassano_il_p…/…

venerdì 24 giugno 2016

Un nuovo municipalismo democratico, contro la centralizzazione neoliberista.

Michele Bonforte

Dalle città d’Europa, dalle loro periferie monta la rivolta.
E’ contro la politica economica e sociale dettata dalla tecnocrazia europea e fedelmente applicata dai governi nazionali, siano essi di centrodestra o di centrosinistra. Con poche variazioni, le risorse vengono pompate dagli ultimi ai primi, il lavoro viene attaccato nella sua dignità, il diritto ad una vita dignitosa viene negato ai disoccupati europei e a chi fugge dalle guerre e dalle calamità naturali. Poiché spesso la realizzazione di questo massiccio accentramento delle risorse in mano a pochi inciampa nella democrazia rappresentativa, vengono imposte ristrutturazioni delle istituzioni volte a centralizzare le decisioni e ad allontanare la partecipazione.
I “memorandum europei” vengono inviati alle periferie dell’impero per essere attuati con rigore. Chi si attarda o resiste viene semplicemente rimosso, con la forza della finanza, con torbide manovre di palazzo.
Questo è il senso della riforma della Costituzione di Renzi in Italia.
Essa tocca anche i rapporti fra le autonomie locali ed il governo centrale. Dopo anni di insensata sbornia federalista, ora si torna indietro di decenni, cancellando l’autogoverno locale, e imponendo un neocentralismo che depaupera gli Enti Locali di molte competenze e costituzionalizza la loro finanza derivata dalle decisioni dello Stato.
Già oggi gli Enti Locali subiscono tagli e rimaneggiamento della fiscalità sulla base di esigenze di cassa dello Stato e delle esigenze elettoralistiche del premier di turno. Ora tutto ciò viene, confusamente, portato nel testo costituzionale.
E’ dunque dalle città che deve crescere l’opposizione a questa deformazione della nostra costituzione. Ogni Sindaco che sia consapevole del proprio ruolo, non può che opporsi alla cancellazione dell’autonomia dei Comuni.

Non è dunque un caso che la prima grande sconfitta di Renzi e del suo comitato d’affari sia venuta dalle città. Anche dove ha vinto il PD, i Sindaci si son guardati bene dal farsi vedere a braccetto di Renzi, o ad aderire alla sua campagna contro la costituzione.

Come sinistra intendiamo partecipare alla rinascita democratica del paese partendo dalle città. Città autonome, capaci di sperimentare politiche di resistenza al neoliberismo.
E per questo schierate contro la riforma costituzionale che le vuole trasformarle in uffici decentrati del governo Renzi.

martedì 21 giugno 2016

Un voto per il cambiamento ... di Renzi!

Michele Bonforte

Renzi perde. Punto.
E perde perché ha deluso il suo racconto surreale di una Italia che ce la fa’, mentre i soliti noti banchettano con i soldi pubblici (13 ml per il job act alle imprese, 5 ml per l’imu dei ricchi), e la disoccupazione e la mancanza di futuro morde i giovani.
Bisognerebbe liberarsi di Renzi, ma temo che la sconfitta lo porterà ad aumentare la posta in gioco. Il referendum costituzionale rischia di scassare la democrazia italiana, fornendo ad una destra, che oggi è divisa ma non sconfitta, la possibilità di far saltare il banco. Grazie anche all’italicum, con un 30% di voti la destra potrebbe comandare in parlamento, conquistare il governo, nominare il presidente della repubblica e controllare la corte costituzionale.
I 5 stelle vincono. Uniscono il vaffa corale a Renzi, con la voglia di sperimentare un’altra agenda politica, diversa da quella disastrosa dell’austerità imposta dall’Europa.
La sinistra-sinistra è messa meglio di quanto appare.
Il risultato di Roma non è così disprezzabile. La vittoria a Cagliari con Zedda di un centro-sinistra che in Italia non c’è più, ci parla della catastrofe politica di Renzi (ma in parte anche di Bersani) che hanno ucciso un progetto politico per l’ossessione di guardare o diventare il centro moderato dello schieramento politico. La vittoria a Napoli, ma anche in altre città più piccole, ci dice della potenzialità di una proposta di sinistra popolare, alternativa al PD.
L’affermazione delle civiche di sinistra, significativa a Bologna e Ravenna, ci parlano di una potenzialità in questa regione tutta da cogliere.
I risultati deludenti di Torino e Milano, ci dicono che c’è ancora molto da fare per essere credibili.
Queste elezioni ci hanno colto in mezzo al guado. Ora si tratta di proseguire con decisione.
Alcune cose sono chiare. Ai ballottaggi l’elettorato di sinistra si è comportato con saggezza, a prescindere dalle indicazioni ufficiali. A Bologna e Milano, dove c’era il rischio della vittoria della destra, ha sostenuto il candidato del PD. A Torino, e Roma dove la proposta di cambiamento era stata interpretata di M5S, hanno preferito votare contro il PD. Un atteggiamento pragmatico, dove è chiaro che fra M5S e PD non c’è una scelta preferenziale, ma dipende dal contesto locale e dalle idee messe in campo.
Chi aveva puntato al riflesso condizionato della sinistra a favore del PD ha clamorosamente sbagliato. Dipingere il M5S come un rischio democratico, mentre si fa’ saltare la costituzione, e si tentano accordi con pezzi di Forza Italia al sud, alla fine non è risultato credibile.
Il vero rischio per la democrazia in Italia è oggi Renzi ed il PD.
Contro il suo populismo tecnocratico occorre mettere in campo un populismo democratico. Una narrazione che parta dalla sofferenza sociale e mandi a quel paese gli amici di merenda di Renzi e soci. Una intransigenza democratica che rifiuti i maneggi di questo gruppo di potere, che vuole prendere in ostaggio la nostra democrazia.
Il referendum costituzionale, ma anche i referendum sociali promossi dalla CGIL, sono la linea di demarcazione.
Chi a sinistra non comprenderà l’esigenza della vittoria del No, si consegnerà all’ordalia del Renzi vincente. Questo vale per la sinistra interna al PD e per quella che vagheggia il bel tempo andato del centrosinistra.
Hic Rhodus, hic salta.