martedì 21 giugno 2016

Un voto per il cambiamento ... di Renzi!

Michele Bonforte

Renzi perde. Punto.
E perde perché ha deluso il suo racconto surreale di una Italia che ce la fa’, mentre i soliti noti banchettano con i soldi pubblici (13 ml per il job act alle imprese, 5 ml per l’imu dei ricchi), e la disoccupazione e la mancanza di futuro morde i giovani.
Bisognerebbe liberarsi di Renzi, ma temo che la sconfitta lo porterà ad aumentare la posta in gioco. Il referendum costituzionale rischia di scassare la democrazia italiana, fornendo ad una destra, che oggi è divisa ma non sconfitta, la possibilità di far saltare il banco. Grazie anche all’italicum, con un 30% di voti la destra potrebbe comandare in parlamento, conquistare il governo, nominare il presidente della repubblica e controllare la corte costituzionale.
I 5 stelle vincono. Uniscono il vaffa corale a Renzi, con la voglia di sperimentare un’altra agenda politica, diversa da quella disastrosa dell’austerità imposta dall’Europa.
La sinistra-sinistra è messa meglio di quanto appare.
Il risultato di Roma non è così disprezzabile. La vittoria a Cagliari con Zedda di un centro-sinistra che in Italia non c’è più, ci parla della catastrofe politica di Renzi (ma in parte anche di Bersani) che hanno ucciso un progetto politico per l’ossessione di guardare o diventare il centro moderato dello schieramento politico. La vittoria a Napoli, ma anche in altre città più piccole, ci dice della potenzialità di una proposta di sinistra popolare, alternativa al PD.
L’affermazione delle civiche di sinistra, significativa a Bologna e Ravenna, ci parlano di una potenzialità in questa regione tutta da cogliere.
I risultati deludenti di Torino e Milano, ci dicono che c’è ancora molto da fare per essere credibili.
Queste elezioni ci hanno colto in mezzo al guado. Ora si tratta di proseguire con decisione.
Alcune cose sono chiare. Ai ballottaggi l’elettorato di sinistra si è comportato con saggezza, a prescindere dalle indicazioni ufficiali. A Bologna e Milano, dove c’era il rischio della vittoria della destra, ha sostenuto il candidato del PD. A Torino, e Roma dove la proposta di cambiamento era stata interpretata di M5S, hanno preferito votare contro il PD. Un atteggiamento pragmatico, dove è chiaro che fra M5S e PD non c’è una scelta preferenziale, ma dipende dal contesto locale e dalle idee messe in campo.
Chi aveva puntato al riflesso condizionato della sinistra a favore del PD ha clamorosamente sbagliato. Dipingere il M5S come un rischio democratico, mentre si fa’ saltare la costituzione, e si tentano accordi con pezzi di Forza Italia al sud, alla fine non è risultato credibile.
Il vero rischio per la democrazia in Italia è oggi Renzi ed il PD.
Contro il suo populismo tecnocratico occorre mettere in campo un populismo democratico. Una narrazione che parta dalla sofferenza sociale e mandi a quel paese gli amici di merenda di Renzi e soci. Una intransigenza democratica che rifiuti i maneggi di questo gruppo di potere, che vuole prendere in ostaggio la nostra democrazia.
Il referendum costituzionale, ma anche i referendum sociali promossi dalla CGIL, sono la linea di demarcazione.
Chi a sinistra non comprenderà l’esigenza della vittoria del No, si consegnerà all’ordalia del Renzi vincente. Questo vale per la sinistra interna al PD e per quella che vagheggia il bel tempo andato del centrosinistra.
Hic Rhodus, hic salta.

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