Chiedo scusa se torno per un momento sulla questione del voto alla Camera a proposito degli F35. Ma sulla Gazzetta di Reggio c'era un intervento in perfetto stile politichese della parlamentare reggiana del Pd Antonella Incerti. La quale, dopo aver firmato insieme ad alcuni altri del suo partito la mozione Sel-M5S contro l'acquisto degli F35, ha poi votato non la mozione da lei sottoscritta, bensì quella della maggioranza Pd-Pdl che rinvia la decisione tra sei mesi.
Antonella Incerti, come chiunque altro, ha il diritto di cambiare idea. Potrebbe però almeno evitare di arrampicarsi sugli specchi, raccontandoci (adesso) che la mozione Sel-M5S anche da lei firmata (prima) era "un semplice seppur condivisibile (bontà sua) slogan per lo stop agli F 35". Mentre la mozione Pd-Pdl sarebbe invece il felice esito di una "fertilissima discussione che ha saputo essere momento di crescita politica", nonchè rendere "parziale e superata" la mozione da lei stessa in precedenza firmata; nonchè rappresentare "confronto di idee, dialettica e mediazione virtuosa laddove vi sia un reale sforzo ad elevare la qualità della propria proposta"; nonchè trattare "del ruolo del nostro Paese rispetto a un concetto di difesa più ampio". Eccetera, eccetera, eccetera.
Nuvole di fumo. Non c'è bisogno di essere un fine politologo per capire che la vera e sostanziale ragione della mozione approvata dalla maggioranza Pd-Pdl è il disaccordo interno. Quindi, il rinvio di una questione sulla quale - tanto per cambiare - la maggioranza è divisa tra coloro che sono favorevoli all'acquisto degli F35 (ad esempio, il ministro della difesa Mauro, che li ritiene utili come strumento di pace; ad esempio il pd Boccia, che li crede elicotteri per la protezione civile) e coloro che sono contrari (come la stessa Antonella Incerti, almeno fino a qualche giorno fa). C'è da scommettere che, tra sei mesi, dopo l'immancabile "indagine conoscitiva", le divergenze rimarranno tali e quali. Ma intanto - come diceva la buonanima di Andreotti - meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Antonella Incerti, che sta in Parlamento, ovviamente lo sa meglio di noi. Ma perché pretende che noi crediamo invece alle favole?
Stefano Morselli
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