venerdì 31 luglio 2009

Reggio e il comune senso del pudore: multe ai clienti delle prostitute

"1976, Alberto Sordi mette alla berlina il “comune senso del pudore” in un film memorabile con Claudia Cardinale e Philippe Noiret. 2009, l’Italia ormai succube di ideologia leghista e sconfinamenti vaticani ripristina in pompa magna il comune senso del pudore.Adesso anche a Reggio Emilia. 400 euro di multa per i clienti delle prostitute di strada. Così l’ordinanza del sindaco Pd (già democristiano) Graziano Delrio. "I comportamenti messi in atto sia dalle prostitute che dai clienti - spiega il sindaco nelle motivazioni dell'ordinanza - sono offensivi della pubblica decenza e del comune sentimento di pudore".L’ordinanza è stata resa possibile grazie al decreto del ministro dell'Interno leghista Roberto Maroni del 5 agosto 2008 "per tutelare la sicurezza e la convivenza civile". Come spiega una nota del Comune, l'ordinanza entrerà in vigore dopo la pubblicazione per 30 giorni dall'Albo pretorio comunale e prevede la sanzione per chi contratta e concorda prestazioni sessuali a pagamento o si intrattiene (anche con la scusa di chiedere informazioni) con prostitute o persone che "a causa dei loro atteggiamenti e comportamenti inequivocabili, manifestano l'intenzione" di prostituirsi.
LA FOGLIA DI FICO - Come da copione, per tutelare il comune senso del pudore (in questo caso del pudore politico), arriva anche la classica foglia di fico. I 400 euro non li intascherà direttamente la cassa del Comune ma andranno ai progetti aderenti alla rete regionale 'Oltre la strada'. Ciliegina sulla torta: le forze dell'ordine che accerteranno violazioni dell'ordinanza dovranno informare le prostitute (in che lingua? italiano? romeno? brasiliano? reggiano? l’ordinanza non specifica) dell'esistenza e delle attività svolte dagli operatori aderenti a 'Oltre la strada'. Insomma appostamento, multa e alla fine lezioncina informativa: il comune senso del pudore è salvo". (Da viaemilianet.it, Marco Sotgiu).

2 commenti:

  1. Ma è mai possibile che nella sinistra e nel mondo laico nessuno abbia nulla da dire su questo provvedimento dal sapore vagamente "talebano"? Se le prostitute in strada danno fastidio al decoro e al comune senso del pudore, si facciano i parchi a luci rosse...La tratta delle schiave è un fenomeno criminale e vergognoso che va duramente combattuto, ma ci sono anche tante donne (e tanti uomini) maggiorenni e consenzienti che offrono prestazioni sessuali in cambio di denaro. Non si può ignorare questa realtà, e non ha senso combatterla a colpi di ordinanze perbeniste.

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  2. Spettabili cittadini,
    Di recente sono state approvate disposizioni legislative che hanno permesso l’emanazione di alcuni provvedimenti degli Enti Locali, come le Ordinanze Sindacali, i quali si stanno sostituendo alle norme nazionali e stanno introducendo divieti ed obblighi che queste non prevedono.
    Tali disposizioni stanno causando una frammentazione del suolo italiano in più ordinamenti giuridici, simili a quelli di Stati quasi indipendenti, corrispondenti al territorio dei vari Comuni in questo Paese.
    Con la presente, in caso si venisse sanzionati per una violazione di qualsiasi Ordinanza che non ricalchi i divieti delle leggi nazionali, pongo l’invito a svolgere l’atto di relativo ricorso, scrivendo una tesi difensiva in carta semplice a chi ha emanato il provvedimento locale, ai sensi dell’articolo 18 legge 689/1981.
    In tale scritto si può dichiarare il disaccordo sul verbale contestato, poiché le norme statali non prevedono alcun illecito in merito ai fatti compiuti e che l’articolo 54 commi 1 lettera A e 4 del Decreto Legislativo 267/2000, il quale concede il potere ai Sindaci di emanare diverse Ordinanze in materia di Sicurezza Pubblica, non risulta conforme agli articoli 3 e 117 primo e sesto comma della Costituzione Italiana, siccome tali atti dei borgomastri si possono sostituire ai dettami della legislazione nazionale, causando disparità di trattamento dei cittadini che compiono medesimi fatti in diversi luoghi.
    Se successivamente si dovesse ricevere come risposta l’Ordinanza-Ingiunzione del relativo verbale, suggerisco di svolgere la pratica di ricorso al Giudice di Pace, chiedendo al detto magistrato di sollevare la “Questione di Legittimità Costituzionale” della normativa succitata (articolo 54 commi 1 lettera A, 4, 4bis, 5 e 7 del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267), poiché in contrasto con i detti articoli della Costituzione Italiana (3 e 117 primo e sesto comma); i quali dichiarano che tutti i cittadini hanno parità sociale e che la potestà legislativa e regolamentare, spetta solo allo Stato ed alle Regioni senza alcuna delega alle amministrazioni comunali.
    Grazie.
    Franco.

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