Stefano Morselli
Oggi leggo su Repubblica un titolo secondo il quale "Sel si spacca". Sarà la sesta o la settima volta che lo leggo, in particolare negli ultimi mesi, ma per la verità già dai tempi delle primarie del centro-sinistra e della coalizione "Italia Bene Comune". Mi auguro che anche questa volta l'annuncio, per quanto stentoreo e categorico, risulti una eventualità - o forse un (mal)augurio? - che non si realizza. Tra l'altro, dovrebbe augurarselo anche Repubblica, anche perchè - se davvero la "spaccatura" si verificasse - poi non potrebbe più continuare ad annunciarla all'infinito nei titoli futuri. Però, già che ci siamo, dico la mia modesta opinione sulla discussione che, in effetti, vedo alquanto animata. Dunque. La lista Tsipras, notoriamente, non era e non è un partito, neanche un progetto politico definito per il futuro della sinistra italiana. Era un tentativo di evitare sprechi di voti e di energie tra chi, a sinistra, non aveva intenzione di sostenere il Pd nelle elezioni europee. Nella migliore delle ipotesi, questo tentativo poteva (potrebbe) essere un punto di ri-partenza per ri-discutere se e come possa esistere una sinistra italiana, fuori dal Pd (che è altra cosa), ma anche fuori da stracotte logiche estremiste e settarie. Per quanto interessa a me, una sinistra di governo: che - come ha utilmente precisato qualcuno - non significa al governo sempre, comunque, con chiunque.
Francamente, non mi appassiona la polemica sulle scelte di Barbara Spinelli: lascia libero il posto al Parlamento Europeo, come aveva promesso? Cambia idea e ci va lei? E se cambia idea, per quale circoscrizione opta e quale lascia invece al secondo in lista? Vabbè, ce ne faremo una ragione. Non mi appassiona neanche il dibattito sul gruppo al quale dovrebbero aderire i tre - non trecento: tre - europarlamentari italian della Lista Tsiprasi: Pse o Sinistra Europea (che comprende un misto di comunisti, socialisti, ambientalisti e altri ancora). Personalmente, ho sempre guardato con una qualche preferenza al Partito socialista europeo, per altro anch' esso variamente articolato al proprio interno. Ma non mi pare, in questo momento, una questione di vita o di morte. Direi che si potrebbe tranquillamente ascoltare il parere di quello Tsipras al quale è stata intestata la lista che ha eletto i tre europarlamentari italiani.
Secondo me, è assurdo farsi cattivo sangue su storie che interessano quasi nessuno. Più utile discutere, con chiarezza, che cosa si vuole fare ora in Italia. Per quanto mi riguarda, dico subito che trovo incomprensibile l'ipotesi di una qualche forma di confluenza nel Pd. Perchè adesso? Allora era meglio farlo fin dall'inizio, quando c'era Veltroni, così si evitava di perdere tutto questo tempo. Adesso perchè Renzi ha vinto le elezioni europee? Alquanto deboluccia, come spiegazione. E poi, nel Pd a fare che: la sinistra di sua maestà, tollerata purchè non disturbi il manovratore? Ripeto: allora tanto valeva farlo sette anni fa. Altrettanto indigeribile sarebbe la ricetta - apparentemente opposta, in realtà speculare - delle minestre riscaldate, confuse, litigiose, inconcludenti cucinate da vecchie sigle della (fu)sinistra.
Secondo me, l'unica strada percorribile è quella che mantiene la propria autonomia, il proprio progetto, la propria sfida dialettica nei confronti del Pd. Nè contrapposizione aprioristica, nè subalternità, ma confronto con la schiena dritta. Ove è possibile una convergenza, ben venga; ove non è possibile, opposizione. Se il governo Renzi mette 80 euro nelle buste paga, io dico (coperture permettendo) che è un fatto positivo, anche se quel governo non mi piace. Se il governo Renzi santifica il lavoro precario, o propone una legge elettorale pessima, io dico che bisogna fare una opposizione senza sconti.
Non so come si evolverà l'esperienza della Lista Tsipras. Spero, comunque, che Sel mantenga la rotta che si diede al momento della nascita. Metterla a punto va bene, migliorare la navigazione è necessario. Cambiare rotta, no grazie.
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