Stefano Morselli
Se
io fossi un parlamentare, probabilmente avrei ritenuto prevalenti gli
aspetti positivi degli ormai famosi 80 euro in più nelle buste paga
rispetto agli aspetti ancora dubbi (in particolare, le coperture). Di
conseguenza, non avrei votato contro il relativo provvedimento del
governo: forse mi sarei astenuto, forse avrei votato a favore.
Ma non penso che sia questo il vero motivo della spaccatura nel gruppo parlamentare di Sel. E meno ancora della decisione di alcuni parlamentari di abbandonare Sel. Evidentemente, esistono importanti divergenze strategiche. Personalmente, considero legittime anche le divergenze strategiche, figuriamoci le opinioni sugli 80 euro. Però, c'è un però.Ma come fanno Gennaro Migliore, Claudio Fava, Titti Di Salvo - che considero stimabili, personalmente e politicamente, qualcuno l'ho anche conosciuto e intervistato - a lasciare il loro partito senza nemmeno un confronto con la base di quello stesso partito, con gli elettori che li hanno sostenuti?
Dirigenti e parlamentari come loro non sono semplici passanti. Hanno tutto il diritto di fare scelte individuali, ma hanno (avrebbero) anche il dovere di spiegarle e discuterne con una qualche ampiezza. Fuori dalla ristretta cerchia degli "addetti ai lavori". Magari in un congresso straordinario, che possa riflettere e confrontarsi sulle loro posizioni e su quelle diverse dalle loro. Dopo, ma solo dopo, ciascuno potrebbe liberamente e legittimamente valutare se esistono ancora, oppure non esistono più, le condizioni minime per la condivisione di uno stesso partito.
Ma così, no. Non è rispettoso, a prescindere dal merito delle divergenze, nei confronti delle persone che si sono impegnate e si impegnano a sostegno di una forza politica e della sua presenza in Parlamento. Quindi, anche a sostegno di chi, adesso, di punto in bianco sbatte la porta e se ne va, senza nemmeno far capire bene perché: non ai membri della direzione, o ai giornalisti, alla gente comune che rappresentava. Non è giusto, ecco. Altrimenti, che differenza c'è dalle vecchie pratiche della vecchia politica?.
Ma non penso che sia questo il vero motivo della spaccatura nel gruppo parlamentare di Sel. E meno ancora della decisione di alcuni parlamentari di abbandonare Sel. Evidentemente, esistono importanti divergenze strategiche. Personalmente, considero legittime anche le divergenze strategiche, figuriamoci le opinioni sugli 80 euro. Però, c'è un però.Ma come fanno Gennaro Migliore, Claudio Fava, Titti Di Salvo - che considero stimabili, personalmente e politicamente, qualcuno l'ho anche conosciuto e intervistato - a lasciare il loro partito senza nemmeno un confronto con la base di quello stesso partito, con gli elettori che li hanno sostenuti?
Dirigenti e parlamentari come loro non sono semplici passanti. Hanno tutto il diritto di fare scelte individuali, ma hanno (avrebbero) anche il dovere di spiegarle e discuterne con una qualche ampiezza. Fuori dalla ristretta cerchia degli "addetti ai lavori". Magari in un congresso straordinario, che possa riflettere e confrontarsi sulle loro posizioni e su quelle diverse dalle loro. Dopo, ma solo dopo, ciascuno potrebbe liberamente e legittimamente valutare se esistono ancora, oppure non esistono più, le condizioni minime per la condivisione di uno stesso partito.
Ma così, no. Non è rispettoso, a prescindere dal merito delle divergenze, nei confronti delle persone che si sono impegnate e si impegnano a sostegno di una forza politica e della sua presenza in Parlamento. Quindi, anche a sostegno di chi, adesso, di punto in bianco sbatte la porta e se ne va, senza nemmeno far capire bene perché: non ai membri della direzione, o ai giornalisti, alla gente comune che rappresentava. Non è giusto, ecco. Altrimenti, che differenza c'è dalle vecchie pratiche della vecchia politica?.
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