Eppure - almeno per chi sente
di condividere idee e sentimenti che, con buona pace dell’eterna anomalia
italiana, nel resto d’Europa si chiamano “di sinistra” - tocca armarsi di santa
pazienza, evitare la tentazione di mettere tutte le erbe in un fascio da
bruciare, cercare di capire che cosa succede sotto il fitto polverone che
ammorba la scena politica. Succede che, secondo i sondaggi, la coalizione di
centrosinistra, costituita da Pd, Sel e da una formazione capeggiata dal buon
Tabacci, potrebbe – ma è prudente mantenere il condizionale - ottenere la
maggioranza relativa dei voti e , quindi, la maggioranza assoluta dei deputati
alla Camera, mentre per il Senato regna l’incertezza, dato che il meccanismo
elettorale è diverso. Ora, ciascuno di noi è senz’altro in grado di formulare,
anche nei confronti della coalizione di centrosinistra, una cospicua sfilza di
perplessità e di dubbi. Però, nella gerarchia
delle domande, la più urgente è: si vuole giocare questa partita, provare a incidere
sul futuro prossimo che si prepara per l’Italia, oppure si preferisce lasciar
perdere, magari testimoniare una (presunta) purezza ideologica, o più
prosaicamente coltivare un proprio orticello parlamentare all’opposizione, lasciando
ad altri la rognosa incombenza di governare?
Se si sceglie la prima opzione,
di tutto si può discutere ma si partecipa alle elezioni per vincerle e per
governare. Chi sceglie la seconda opzione, dà invece già per scontato che l’Italia
debba continuare ad essere governata dalla cosiddetta Agenda Monti (poco
importa se con o senza Mario Monti in persona alla guida del governo). Infatti,
se chi sta a sinistra del Pd si chiama fuori, spalanca la strada alle
componenti montiane interne ed esterne al Pd, quindi a un governo di profilo sostanzialmente
centrista. Personalmente ritengo corretta la prima opzione, che è quella di
Sel, e pesantemente sbagliata la seconda, scelta dalla Lista Ingroia. Il cui
principale, se non unico, obiettivo è l’erosione di consensi all’ala sinistra
della coalizione di centrosinistra, cioè a Sel. La Lista
Ingroia , per altro, è divisa al proprio interno tra chi non
esclude un dialogo con il centrosinistra e chi al contrario persegue la
contrapposizione frontale. E’ comunque evidente che - raggiunga o meno il
quorum per ottenere una propria rappresentanza parlamentare - renderà ancora
più difficile il conseguimento di una maggioranza autosufficiente al Senato da
parte del centrosinistra.
Se questo ragionamento ha un
senso logico e politico, è importante che il voto degli elettori di sinistra si
indirizzi verso Sel, per puntare anche in Senato a una maggioranza
autosufficiente, in grado di governare autonomamente. La forza che gli elettori daranno a Sel sarà determinare,
sia negli equilibri interni alla coalizione di centrosinistra, sia nel
Parlamento. Se il peso di Sel risulterà scarso, ci terremo sostanzialmente l’Agenda
Monti. Se risulterà consistente, le prospettive saranno diverse. Questo,
almeno, a me pare chiaro.
Stefano Morselli