Nel 2012 i dati ci danno un numero impressionante di vittime nel nostro paese, 118 le donne uccise in quanto donne, da uomini che spesso hanno condiviso con loro un tratto di vita. Il nostro paese vanta il drammatico record di femminici in Europa con un altissimo numero di violenze consumate tra le mura domestiche. E mentre si discute sulla necessità di una legge che regolamenti le pene per delitti ed abusi contro le donne, messaggi shok arrivano da ambienti vicino alla chiesa.
Crediamo che il problema del femminicidio sia solo il la punta di un icesberg.
E’ la fine brutale di un pezzo di vita famigliare, di ogni strato sociale, maggiormente riscontrato in quelli più abbienti, fatta di litigi e violenza, di soprusi fisici e psicologici.
Le donne, se hanno una colpa, è quella di amare troppo, di tutelare a loro discapito, il compagno di vita fino ad auto convincersi di essere colpevoli di ciò che subiscono, quasi se lo meritassero.
Questo in virtù di delicati e complicati meccanismi di rapporti di coppia.
Per ciò che riguarda gli uomini, fautori di tali violenze, crediamo debbano ribellarsi, sono stati trattati, al pari delle donne, come esseri dotati solo di istinti, che se vengono provocati reagiscono quasi come reagisce il mondo animale. Trattati come esseri non pensanti che rivendicano il possesso del territorio-corpo e mente della donna.
Potremmo cercare di ribattere dicendo che è un problema del parroco, forse c’è bisogno che non sposino solo la chiesa ma anche una donna .
Riteniamo che il problema sia ben più complesso e chiami in campo molti attori che debbono ragionare sulla violenza e trovare strumenti di informazione e prevenzione.
Si può paragonare ad una dipendenza che non si riesce ad ammettere, una vergogna, una sconfitta. Ci sono anche a Reggio Emilia centri anti violenza che trattano i problemi delle donne maltrattate. Occorre, insieme a chi conosce questi problemi, affrontare il tema per aumentare la consapevolezza nelle donne ma anche negli uomini.
In Italia ci sono poi 8 punti di ascolto sulle relazioni dannose, che ascoltano ed aiutano gli uomini nelle relazioni dannose.
«Chi manifesta atti di violenza spesso prova vergogna per le proprie azioni, per ciò che accade all’interno della coppia. Il problema è che non riesce ad assumersi le proprie responsabilità. Sembra un paradosso, ma questi uomini pensano di essere vittime e tendono a dare la colpa di ciò che accade alle compagne che, in un drammatico rispecchiamento con tali atteggiamenti, si fanno carico di quanto non funziona nella relazione». Alessandra Pauncz, psicologa, 45 anni, descrive così i passi fondamentali che gli uomini violenti devono fare per uscire dalle relazioni dannose. «Le parole chiave sono due: superamento della vergogna e assunzione di responsabilità. Il percorso da fare per “guarire” gli uomini passa proprio da qui».
Noi come donne di SEL vorremmo contribuire al allargare la riflessione.
Antonella Festa, Katia Pizzetti, Teresa Debbi, Piera Vitale, Ernestina Bazzi, Valentina Trizzino, Luciana Caselli.