Che
non sarebbe stato un voto per Renzi, lo sapevo già. Non per particolare astio
verso di lui, come l’astio che provano molti “bersaniani” del Pd, quasi che
scoprissero oggi la presenza nel loro partito di Renzi e, soprattutto, della
cultura politica che esprime. E’ fin dalla nascita che il Pd “scopre” di avere
al proprio interno tutto e il contrario di tutto, e ogni volta molti – invece di
chiedersi se il problema non sia proprio nella filosofia originaria del Pd - si
“meravigliano” delle Binetti, dei Rutelli, dei Calearo, di tutti quelli che se
ne sono andati ,e anche di alcuni che sono restati. Demonizzare adesso Renzi è
quindi molto bizzarro, oltre che inutile, anche perché paradossalmente il
fenomeno Renzi deriva proprio dalle mancate scelte e dal mancato rinnovamento
del Pd. Anzi, a me pare che Renzi rappresenti una versione riveduta e
aggiornata del veltronismo, cioè del cosiddetto “Pd delle origini”, quello che
Veltroni definiva con orgoglio “non di sinistra”, quello che “andava da solo”
(e inanellava una sconfitta elettorale dietro l’altra, per altro insieme a
tutto il resto della fu sinistra che al Pd non aveva aderito). All’epoca, ho radicalmente dissentito da
quella filosofia, continuo a dissentire oggi. Inoltre, dissento dalle posizioni
che Renzi rappresenta, soprattutto in materia di politiche economiche, come
l’esplicita condivisione delle riforme Fornero sulle pensioni e sul mercato del
lavoro, più in generale della cosiddetta “agenda Monti”. E’ singolare, però
frequente, che molti sostenitori di Renzi non considerino, o ignorino del
tutto, queste posizioni, e anzi – se interpellati nello specifico – dicano
peste e corna della Fornero e di Monti.
Ma tant’è: il fumo dell’abilità mediatica e la ostentata
contrapposizione ai “vecchi politici” oscurano largamente l’arrosto delle
proposte concrete.
Veniamo
a Bersani. Io conservo delle perplessità, che non riguardano tanto lui personalmente,
quanto piuttosto le tante contraddizioni e ambiguità politiche del partito di
cui è segretario. Mi rimane il forte dubbio che, se anche vincerà il
ballottaggio, possa poi ricominciare il consueto tormentone sulla collocazione
e sulle scelte del Pd, una parte del quale continuerà a strattonare verso
Casini, magari Montezemolo, comunque verso la continuità con il governo Monti
(con o senza la presenza di Monti). Però, anche questo si sapeva da prima. Come
si sapeva che, dopo aver sostenuto Vendola al primo turno, si sarebbe
probabilmente arrivati a un ballottaggio di questo genere al secondo turno. Io
non ho certezze su quello che accadrà in caso di vittoria di Bersani, non dò
nulla per scontato, però penso possa rimanere maggiore spazio per una presenza
e un peso, all’interno di una coalizione
di centrosinistra, dei temi che Vendola ha posto con forza in queste primarie,
Diciamo: lo spazio per continuare la nostra battaglia politica. E’ poco, è
abbastanza? Ripeto: non ho e non propagando certezze. Se non quella “al
contrario”, cioè che non rimanga alcuno spazio nel caso di vittoria di Renzi,
il quale ha già spiegato esplicitamente che, a lui, per filosofia generale e
per contenuti concreti, la coalizione interessa poco o nulla.
Per
questo ragionamento, domenica segnerò la mia crocetta sul nome di Bersani.
Considerandola un auspicio, non la firma su una cambiale in bianco.
Stefano Morselli.
Nessun commento:
Posta un commento
L'inserimento dei commenti su questo blog implica l'accettazione della policy.