Stefano Morselli
Venerdì c'è lo sciopero generale. I motivi sono jobs act, legge di stabilità, politiche economiche e industriali, mancato rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Credo che lo sciopero e le manifestazioni andranno bene, avranno una grossa partecipazione. Ma, sinceramente, non so dire se e quanto incideranno concretamente, in senso migliorativo, sulle decisioni già adottate e sugli orientamenti generali del governo. Me lo auguro, naturalmente. Ma ne sono tutt'altro che sicuro.
Il problema, tutto politico, è che, da questo governo, è ben difficile attendersi una svolta: non su questa o quella legge, non su questo o quel comma - che pure sarebbe già qualcosa - ma proprio sul'insieme della "vision" e della "mission" che il governo si è dato e persegue. Sarebbe molto opportuno accantonare,una volta per tutte, le illusioni e le ingenuità, vere o simulate che siano. Non si tratta dell'atteggiamento, spesso sgradevole, del presidente del consiglio e segretario del Pd, o dell'enfasi fastidiosa con la quale i suoi più zelanti corifei recitano sempre le stesse formulette imparate a memoria. Si tratta di strategie, alleanze politiche e sociali, percorsi, che possono piacere o non piacere, ma che non si può fare finta di non vedere e di non capire. Se non piacciono, non si possono fronteggiare con piccoli mugugni, piccole manovre correntizie, piccoli accomodamenti alla giornata e alla "io speriamo che me la cavo".
Serve altro. Serve una battaglia alla luce del sole. Serve una alternativa possibile. Il che, ovviamente, non può e non deve essere il mestiere dei sindacati. E' (sarebbe) il mestiere di una forza politica della sinistra. Se esistesse. Se la si volesse costruire, invece di rinviare tutto e sempre alle calende greche. Espressione, quest'ultima, che si dovrebbe modificare in "calende italiane", dato che in Grecia una sinistra forte l'hanno ri-costruita e secondo i sondaggi è la prima forza politica di quel Paese. Ma questa è un'altra e tormentata storia. Intanto, facciamo in modo che venerdì, dai luoghi di lavoro e dalle piazze, arrivi al capo del governo e segretario del Pd un messaggio bello grosso. Un tweet, dato il personaggio: non in nostro nome.
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