Ed essendo Renzi un politico puro, che si gioca a poker il destino del paese per costruire la propria leadership, è forse sul terreno della politica pura che bisogna trovare la risposta, in quella che si definisce a volte “politique politicienne”.
Dopo mesi di effervescenti annunci, l’estate ha presentato il conto della dura realtà: la crisi economica e sociale si acuisce, e non si vede nessun effetto positivo della sterzata renziana, anzi. L’autunno poi si annuncia duro, poiché va presentata la legge di stabilità, con tagli per 20-25 miliardi chiesti dalla destra liberista che governa l’Europa, che avranno un ulteriore effetto depressivo sull’economia e sull’occupazione.
Renzi ha scelto di stare all’interno del perimetro del liberismo, ma vuole scansare il prevedibile malumore che seguirà alle speranze deluse, alla dura realtà di una situazione economica e sociale resa peggiore dalle scelte finora fatte, e sopratutto non fatte.
Per un politico dalla vocazione populista come Renzi, quello che conta è raccogliere o carpire il consenso, evitando come la peste i problemi seri come le politiche necessarie per il rilancio del paese, che hanno il difetto di non risolversi con un annuncio, che spesso richiedono mesi se non anni di paziente lavoro, e la creazione di uno schieramento sociale, che chiarisca quali interessi si sostengono e quali si scalfiscono.