venerdì 6 settembre 2013

Giovedì 5/9 alla Festa Giusta: F35 – SPRECHI DI STATO

Ci ritroviamo a parlare di un tema caro a SEL, che il Paese sta affrontando continuando a rinviare la discussione e la presa di posizione netta e decisiva. E’ arrivato il momento di riflettere seriamente con politiche che vadano nella direzione dell’abolizione dell’acquisto degli F35 e di una politica di pace e mediazione internazionale. Occorre dare precedenza alle priorità del Paese e non a politiche militari. Ne abbiamo parlato in un dibattito coordinato da Stefano Morselli giornalista dell’Unità, con Paolo Busoni del Direttivo Nazionale di Emergency, Giulio Marcon Deputato di SEL, Giuliana Sgrena della Presidenza Nazionale di SEL e giornalista del Manifesto e con Pasquale Pugliese della segreteria nazionale Movimento Nonviolento.

Giulio Marcon, il tema che affrontiamo stasera è uno dei tanti su cui sta lavorando nella sua veste di parlamentare. Come se ne sta occupando e cosa ne pensa degli F35 e degli sprechi dello stato? 
La scelta di comprare gli F35 è sbagliata per due motivi, sia per l’enorme spesa, si aggira sui 16 milioni di euro, sia perché sono armi da guerra, sono cacciabombardieri, armi di attacco. L’acquisto degli F35 oltre ad essere uno spreco, è contro la Costituzione Italiana, in cui un articolo sancisce che l’Italia ripudia la guerra. I fondi destinati a questa scellerata acquisizione, devono essere
destinati ad altre cose quali le politiche del lavoro, la sanità, la scuola, il welfare, verso le priorità che il nostro Paese ha in questo momento di crisi a tutti i livelli sociali ed economici. Noi come SEL, abbiamo già presentato una mozione parlamentare, appoggiati dal M5S e da alcuni esponenti  del PD. Abbiamo cercato di fare un fronte il più ampio possibile per contrastarne l’acquisto. La mozione è stata bocciata in prima istanza, non per questo la cosa finisce, torniamo “alla carica”, forti  nel vedere ancora la possibilità di essere fermata. per ora il Paese ne ha acquistati 8 su un impegno di 90.  Continueremo a batterci contro questa scelta folle e scellerata, in virtù dell’errata diffusione di una penale da pagare se non sarà mantenuto l’impegno d’acquisto degli aerei. Non c’è nessuna penale, lo ha dichiarato in questi giorni il ministro Mauro.
Su questo tema, come su molti altri, SEL ha mantenuto la coerenza espressa in campagna elettorale, mentre il PD compatto, per voce di Bersani aveva dichiarato la contrarietà agli F35, cosa che come
vediamo non è stata mantenuta.


Giuliana Sgrena, con lei pacifista, giornalista attiva nei paesi in guerra, parliamo del disarmo e delle politiche di pace. Qual è la sua posizione? 
Penso che l’ONU in primis sia stata svuotata dei propri poteri, questo perché a governare, questo perché c’è il Consiglio di Sicurezza, ovvero le potenze mondiali che fanno i loro interessi. Se a decidere fosse l’Assemblea dell’ONU i rapporti di forza sarebbero molto diversi, aiuterebbero i paesi del sud del mondo , i più interessati dai conflitti interni e dalle guerre.  E’ necessaria una presa di posizione delle Nazioni Unite l’unico strumento a livello internazionale in grado di porre disposizioni concrete verso politiche di pace. Sono a favore di una politica di negoziato, di diplomazia in cui siano coinvolte tutte le strutture internazionali con poteri decisionali. Allo stesso tempo ritengo occorra prepararsi al negoziato, ci si deve mettere attorno ad un tavolo e lavorare seriamente, uscendo con una posizione ufficiale, con una soluzione preparata nei minimi dettagli.
In parallelo concordo con l’idea di preparare dei corpi civili internazionali, in modo da demolire il clima di violenza nei paesi in rivolta con l’interposizione delle forze in campo. In altri Paesi ciò si sta già facendo, in Italia no perché occorrono fondi e energie per preparare questi corpi, una parte che pensano di stanziare per l’acquisto degli F35. In questo modo si possono bloccare i conflitti sul nascere, ma ciò va contro i poteri forti e le lobby economiche. Ciò fa parte di una cultura militare e va contro una politica di pace.
Ritengo necessario fare una riflessione per il futuro, agire alla base per arrivare ad istaurare la politica di pace. Vedo un programma per le scuole, è inammissibile che ora portino gli studenti in gita alle basi militari, istaurando un concetto che è l’opposto della cultura di pace. L’Italia con tali azioni, agisce contro i principi del ripudio della guerra, della non violenza, ma ripeto che questa arretratezza è dovuta solo ad interessi economici che ci pongono nella condizione di restare un Paese in cui prevale una cultura sbagliata.

Paolo Busoni, lei che fa parte di Emergency la maggiore Associazione italiana contro la guerra, e 
che opera in territori di guerra, come vede la posizione del governo sull’acquisto degli F35?   
Come Emergency ci occupiamo di questo tema da oltre 6 anni. Stasera ne parlo sotto due aspetti, l’acquisto degli F35 peserà sulle generazioni future a livello economico,  altro aspetto è che si tratta di aerei da guerra, e voglio che questo sia ben chiaro a tutti. Emergency è notoriamente contraria alla guerra, così come dovrebbe esserlo il nostro Paese avendo nella Carta Costituzionale l’articolo in cui si ripudia la guerra. Noi che da sempre ci occupiamo di curare le vittime civili dei paesi in guerra, perché 9 persone su dieci che arrivano nei nostri ospedali sono civili, abbiamo visto che costruendo strutture sanitarie, agendo con diplomazia, si ottengono maggiori risultati che usando le armi. La cosa che non accettiamo è che in Italia si comprino aerei da guerra e si operino tagli alla sanità, una contraddizione inaccettabile dal punto di vista umano. Il diritto alla salute è fondamentale, ogni cittadino deve poterlo esercitare nel proprio territorio.
La cosa che ci sta facendo riflettere e che dovrebbe farlo a tutti, è l’ingresso della guerra nella nostra vita quotidiana attraverso i media. Altra cosa, la situazione italiana, negli anni abbiamo aperto piccoli ambulatori per assistere gli extracomunitari senza permesso di soggiorno, ora ci troviamo ad avere molti pazienti italiani, il numero è del 20%, anche in zone come il Nord-Est del Paese. Questo lo dobbiamo alla crisi in atto e alle politiche di scelte economiche sbagliate.
Sono qui stasera a parlare con voi, come parlo con tutti di ciò che facciamo e dei progetti che abbiamo. SEL ci ha dato questa opportunità così come lo dovrebbero fare tanti altri, ma l’agenda politica nazionale non ha tra le priorità questi temi.

Katia Pizzetti

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