lunedì 8 aprile 2013

Veltroni, il passato che non passa

Mi sono sciroppata per intero la lunga lettera scritta da Walter Veltroni a Repubblica. Di quella lettera non condivido praticamente nulla, ma d'a'ltra parte i motivi sono esattamente gli stessi per i quali, a suo tempo, non ho aderito al Pd. Veltroni, infatti, ripropone pari pari - con tenace e secondo me mal riposta ostinazione, nonostante la dura lezione dei fatti avvenuti in questi anni - le coordinate politiche attorno alle quali nacque e si sviluppò il cosiddetto Pd delle origini.
E' fin troppo facile ricordare che in quel Pd avevano cittadinanza, non casuale, anche i Calearo, le Binetti e altre stravaganti presenze, poi più logicamente migrate verso Casini e perfino verso il Banana. Ma la questione di fondo, della quale quei pittoreschi incidenti di percorso sono stati soltanto effetti collaterali, per quanto sgradevoli, riguardava la natura stessa del partito. E in qualche modo la riguarda ancora, nonostante siano cambiate parecchie cose nel Pd - una per tutte: Bersani non è uguale a Veltroni - e in Italia.
Che la questione di fondo "originaria" si trascini ancora, lo dimostra proprio questa lettera di Veltroni, che a distanza di diversi anni ribadisce esplicitamente una impostazione da lui già espressa con grande chiarezza alla nascita: il Pd è (deve essere) un partito "riformista" MA NON di sinistra, meno che mai di sinistra affine al socialismo democratico esistente in tutto il resto d'Europa. E invece,proprio di questo ci sarebbe bisogno: è un nodo che ritorna continuamente. Non per ragioni formali di nomi, sigle, simboli (che pure un qualche rilievo lo hanno), ma soprattutto per contenuti, riferimenti, idealità, orizzonti politici e culturali. 


Stefano Morselli


http://www.repubblica.it/politica/2013/04/08/news/walter_veltroni_lettera_a_repubblica_evitiamo_le_scissioni_per_salvare_il_pd-56165880/?ref=HREC1-1

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