venerdì 18 dicembre 2009

Sulle proposte della Lega Nord sulla casa


Non è chiaro se per gli esponenti reggiani della lega Nord il problema casa sia quello di chi non riesce a vendere le case che ha costruito, o di chi non riesce a trovare una casa da abitare, in affitto o in proprietà, compatibile con il proprio reddito.
L' emergenza abitativa, oggi, è quella che anche a causa della crisi, mette in difficoltà le famiglie nel pagamento dell'affitto o del mutuo. 



In questo il comune di Reggio Emilia sta intervenendo, cercando di coinvolgere tutti gli attori sociali nella gestione di un problema grave e potenzialmente esplosivo. Di certo non aiutano i tagli ai fondi comunali del governo Berlusconi, o il non intervento a sostegno del reddito di chi lo ha perso (i precari ad es.) o lo potrebbe perdere nei prossimi mesi (i cassaintegrati ad es.).
Questa emergenza rischia di oscurare quella che sul tema abitativo c'è da sempre: la difficoltà per i giovani e per i lavoratori immigrati (sia stranieri che italiani) a trovare case in affitto, e la connessa cronica insufficienza di offerta di alloggi di edilizia sociale.
Il comune di Reggio Emilia ha varato un piano straordinario per l'edilizia sociale, utilizzando parte dei proventi della vendita di azioni ENIA. Il governo Berlusconi ha invece abolito il fondo di 512 milioni per l'edilizia sociale varato dal precedente governo, per utilizzarlo a copertura della riduzione dell'ICI per le famiglie più ricche. La Lega Nord dov'era quando si decidevano questi provvedimenti da sceriffo di Nothingam?

Se poi si vuole parlare dei problemi che la crisi sta causando a chi ha costruito e ora non riesce a vendere, allora si tratta di capire come aiutare la domanda di alloggi in un momento in cui tutti, se possono, rinviano la decisione di acquisto.
Crediamo che il primo provvedimento sia nel dare alle famiglie una maggiore certezza sul loro reddito futuro, esattamente il contrario di quello che finora ha fatto il governo Berlusconi. Ciò significa l'introduzione dell'indennità di disoccupazione per tutti (come in molti altri paesi europei), e la scala mobile per tutti per tutelare il potere d'acquisto delle retribuzioni.
Pensare che il comune possa fare da garante in ultima istanza per chi acquista casa è mi pare impraticabile per l'esiguità delle garanzie che potrebbe dare il comune. Diverso sarebbe l'introduzione di mutui agevolati per le famiglie o i giovani a basso reddito, garantiti da fondi nazionali. Ma anche questa forma di edilizia sociale è stata abbandonata da tempo, e sempre più spesso chi compra ha di fronte a se solo la banca.

Un filone di ragionamento “locale” potrebbe essere proprio quello sulle banche e sull'impiego del risparmio dei reggiani. Se si diffondessero i sistemi di banca etica, la rinuncia all'ossessione del massimo rendimento, permetterebbe di indirizzare il risparmio qui raccolto in investimenti locali ed anche in progetti di edilizia locale, più sicuri e di grande impatto sulla coesione sociale del nostro territorio. Oggi i nostri risparmi vengono utilizzati per investirli in attività internazionali che spesso ci danneggiano o prima o poi ci tolgono il lavoro.

Se per riflettere su questi temi si vuole pensare ad una seduta  del consiglio comunale, siamo d'accordo. Agire localmente e pensare globalmente è da sempre una forma mentale della sinistra. Per decenni abbiamo cercato di costruire un buon sistema di servizi sociali nella nostra città, anche contro o nel disinteresse del governo nazionale.
Per superare questa crisi forse occorre pensare di nuovo a far da soli. Perché il governo è un tutt'altro affaccendato.

RE 27/10/2009                                                                                                 
Franco Ferretti, Michele Bonforte

Nessun commento:

Posta un commento

L'inserimento dei commenti su questo blog implica l'accettazione della policy.