Michele Bonforte
coord. prov. SEL Reggio Emilia
Il dibattito politico da anni gira intorno ai concetti di riformismo-conservazione. Gran parte di quanto accade viene inserito in questo schema. I sindacati e la sinistra sono conservatori perché non vogliono le riforme, mentre l’attuale governo (ma anche quelli degli ultimi 10 anni) che vuole cambiare sarebbe innovatore.
Più volte, e ragionevolmente, si è cercato di argomentare che il punto non è il cambiamento in se, ma la direzione del cambiamento o il senso di quel che si vuol fare. Ma nella comunicazione veloce dei media (e di twitter) nessun ragionamento riesce a battere le semplificazioni.
Mi propongo allora di recuperare il concetto di restaurazione. Cioè del cambiamento per ripristinare uno stato di cose preesistenti.
Il governo Renzi, e gran parte di quelli che si sono succeduti negli ultimi anni, sono governi di restaurazione.
Governi che hanno cioè cercato di portare le lancette della storia a prima della grande stagione riformista ed libertaria degli anni 60-70.
Ripristinare il comando indiscriminato dei padroni sui lavoratori, dare ai presidi il potere di scegliersi gli insegnati, rafforzare l’esecutivo rispetto al parlamento, ecc. è portare il paese da uno stato di civiltà, ad un altro precedente la stagione del riformismo degli anni ‘70.
Questo movimento di restaurazione autoritaria coinvolge non solo la politica, ma anche il mondo della cultura e dell’informazione. La sinistra (quella che merita di chiamarsi con tale nome) ha risposto finora con una resistenza conservatrice. Ma un conto è essere conservatori in una fase di riforma, un conto è essere conservatori in una fase di restaurazione!
Si potrà constatare che questa resistenza conservatrice della sinistra non pare essere efficace, perché rapidamente vengono travolte le trincee di volta in volta fissate.
Probabilmente per battere la restaurazione bisognerà lavorare ai presupposti di una nuova fase riformista: l’individuazione dei diritti da conquistare per milioni di persone, diritti sociali e civili insieme.
Un nuovo statuto dei lavoratori che affronti la condizione di precarietà esistenziale di milioni di lavoratori, un reddito di cittadinanza, un insieme di diritti di libertà individuali, una economia che rispetti il luogo in cui viviamo. Questi possono essere gli ingredienti di un movimento in grado di sconfiggere la restaurazione renziana. Facendo diventare lui il conservatore di turno.
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