Le
cronache giornalistiche riferiscono che Matteo Renzi ha ottenuto un
grande successo di pubblico alla festa del Pd in quel di Villalunga.
Qualcuno scrive che ad ascoltarlo c'erano dieci volte le persone
richiamate da Bersani, per non parlare dello scarso drappello messo
insieme da Guglielmo Epifani, che sarebbe pur sempre il segretario
nazionale, ancorchè pro tempore. Di Cuperlo, pure passato in
questi giorni da Villalunga, non so, mentre oggi pomeriggio tocca a
Civati e staremo a vedere. In ogni caso, la sensazione è che Renzi,
salvo sorprese, sia il favorito per il congresso del Pd
Io
verso Renzi non ho avversioni aprioristiche. Quando dice che "bisogna
inventare un Pd diverso da quello attuale" mi viene anzi da pensare:
meglio tardi che mai, benvenuto tra coloro che lo dicono da quando è
nato il Pd e anche da prima. Ma questo, ormai, lo dicono tutti e quando
lo dicono tutti c'è il rischio che diventi un tormentone del tipo:
cambiare tutto per non cambiare nulla di sostanziale. Sul piano
personale, Renzi non mi entusiasma, ma qui stiamo parlando di politica,
quindi contano le posizioni e le scelte politiche, rispetto alle quali
rimangono molti punti interrogativi. Rimango in attesa di conoscerle con
precisione, perchè non mi basta affatto sapere che Renzi "può vincere".
Vincere, direbbe Catalano, è sempre meglio che perdere: ma vincere per
fare che cosa?.
Non mi pare una domanda oziosa e penso che
dovrebbe interessare anche i tanti che si apprestano a saltare sul carro
del (presunto) vincitore. Non parlo di quelli che si accoderanno per
opportunismo, nè di quelli - ce ne sono parecchi, tra i sostenitori -
che puntando su Renzi avevano e hanno tuttora in mente un partito
ricollocato non "a sinistra", ma al contrario un partito definitivamente
"fuori dalla sinistra" . Parlo, piuttosto, di coloro che, in perfetta
buona fede, da tanti anni assecondano ogni genere di svolta, per eccesso
di fiducia, per difetto di conoscenza e di attenzione ai contenuti, per
inconsapevole trascinamento di bolle mediatiche create ad arte. Un
esempio, quello più clamoroso: il plebiscito che consacrò - a
prescindere da qualsiasi valutazione delle sue posizioni reali, che pure
lui espresse con chiarezza fin dal primo momento - Walter Veltroni
primo segretario del Pd e, addirittura, "uomo nuovo" (!!!!!) della
politica italiana. Da tempo Veltroni non se lo fila più (quasi) nessuno,
ma il meccanismo che lo ha prodotto è sempre in agguato.
Io
segurò con doverosa attenzione il congresso del Pd, ma non vi
parteciperò, quali che siano le tuttora nebbiose regole di svolgimento,
per il semplicissimo motivo che non sono iscritto nè elettore di quel
partto. Mi auguro che i partecipanti, al momento di eleggere il
segretario e il gruppo dirigente, questa volta vogliano capire davvero e
pronunciarsi sui contenuti concreti e sulle diverse opzioni dei
candidati. Come si dice: prima vedere cammello.
Stefano Morselli
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