martedì 13 agosto 2013

Il buio dietro l’angolo

Un vuoto chiacchiericcio, come cortina fumogena, avvolge il destino del governo Letta. Sembra che la sua durata dipenda da singoli provvedimenti (IMU, IVA, ecc.) o da una scomposta reazione di Berlusconi alle prese con i suoi problemi giudiziari.
Il cav ci ha dimostrato più volte in passato di saper tramutare i propri problemi in problemi altrui (del PD)  o persino in problemi del paese. E certamente la sequenza di una condanna definitiva per evasione fiscale, e quella possibile per prostituzione minorile e corruzione di deputati, potrebbe indurre a  comportamenti impulsivi. Circondato com’è da una corte dei miracoli, in cui personaggi come Brunetta o la Santachè sembrano dettare la linea, l’impressione di un certo imprevedibile caos da cui possono emergere decisioni improvvide sembra confermata.
Ma il governo Letta, se guardato dal punto di vista dei poteri organizzati, gode di un consenso invidiabile: Confindustria, sindacati, CEI, Unione Europea, USA (per citare i più importanti) non fanno altro che supportarlo. E dall’alto del colle, la prassi del presidenzialismo di fatto di Napolitano chiude ogni strada a eventuali governi alternativi o al ricorso alle urne.
Per questo il governo Letta non ha nulla temere da queste agitazioni estive. E arrivati al giro di boa delle elezioni tedesche a settembre, tutto si giocherà, al di là di chi vincerà, sul possibile allentamento delle politiche recessive europee.
Lo stesso Berlusconi ha più garanzie da questo quadro politico che da un sommovimento dagli esiti imprevedibili. Ed il progetto di profonda revisione costituzionale che il governo ha messo in campo, traccia i confini di un nuovo arco costituzionale che lo vede consegnato alla storia come padre costituente ancorché ai domiciliari.
Il governo Letta fa dunque delle debolezze altrui la sua forza: tira a campare perché fa della provvisorietà e del rinvio un’arte per tenersi in vita.
Chi invece sta tirando le cuoia sono i milioni di italiani, lavoratori e non, che stanno subendo l’impatto della crisi con la disoccupazione, con la riduzione dei redditi, con l’arretramento del welfare, con l’aumento della tassazione sui consumi di base e sui redditi bassi.
Dietro l’angolo purtroppo non c’è la ripresa, ma la persistenza delle politiche liberiste che hanno causato la crisi, come ad esempio la riduzione secca del 10% delle retribuzioni suggerita dal FMI, che potrebbe avvitare in una spirale greca tutto il sud europa.
Il governo Letta appare dunque come la naturale prosecuzione del governo Monti, deputato ad attuare in Italia una politica decisa altrove, magari capace di indorare la pillola con qualche buon provvedimento settoriale, ma destinato a fare ingoiare a tutti noi il rospo del declassamento del paese da potenza industriale a periferia d’europa. E del conseguente declassamento dei redditi e del welfare di cui potranno godere i nostri figli.
La voglia di cambiare rispetto a questo cupo destino, era emersa forte alle ultime elezioni politiche. Ma il convergente interesse di Grillo e di una parte del PD, ha ucciso questa prospettiva sul nascere, affossando le candidature di Prodi o di Rodotà, per consegnarci all’attuale quadro politico che sembra durevole proprio perché provvisorio.
Chi ha votato M5S per cambiare ora è alle prese con il machiavellismo di Grillo che spera di lucrare un proprio ruolo dominante nel possibile avvitarsi della crisi.
Chi aveva partecipato alle primarie del centro sinistra per il governo del cambiamento, oggi si ritrova il governo Letta-Berlusconi come destino.


Il PD ora si avvia ad un percorso congressuale che noi guarderemo con interesse.
Ci interessa la discussione sul ruolo della politica e del partito (Barca), o sulla natura di sinistra o meno del PD (Civati), o sul rinnovamento della leadership (Renzi), o sulla gestione della crisi e sul legame con il mondo del lavoro (Cuperlo).
Ma conta cosa si dice sul governo Letta. Per noi esso rappresenta lo snaturamento del centrosinistra e l’affossamento dei diritti dei ceti popolari.
Dal congresso del PD e dai suoi protagonisti ci aspettiamo di sapere se moriremo letta-berlosconiani o se il nostro paese ha il diritto a darsi una prospettiva di cambiamento e di eguaglianza.
Per quel che ci riguarda il governo Letta-Berlusconi deve finire. E nel PD guarderemo a chi condivide questa primaria esigenza di igene politica, prima che si riesca a ferire a morte la costituzione.


Michele Bonforte

1 commento:

  1. letta enrico parla e (non) agisce esattamente come berlusconi silvio:
    non riduce la spesa pubblica, non riduce il debito pubblico, non vara riforme di ammodernamento del paese, non liberalizza economia e mondo del lavoro e sempre come berlusconi, letta crede di salvare il paese reale solo con il proprio ottimismo e con i danari dei tedeschi.
    Siamo rovinati.
    http://www.ilcittadinox.com/blog/la-ridicola-farsa-governativa-italiana.html
    Gustavo Gesualdo

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