sabato 31 agosto 2013

Siria: il nostro "che fare?"

Sulla grave situazione internazionale pubblico la nota integrale del Movimento Nonviolento . Anche di questo si parlerà giovedì 5 settembre nella festa regionale Emilia Romagna di SEL. 
Pasquale Pugliese

Questo non è un appello. Non è una petizione. Non raccogliamo firme, né cerchiamo consensi.
Vogliamo solo offrire qualche spunto di riflessione per il dibattito che si sta sviluppando al seguito dei “venti di guerra” che provengono dallo scenario internazionale che oggi ci consegna una sponda del Mediterraneo in fiamme, dalla Siria alla Libia, dall’Egitto al Libano (oltre naturalmente alla Palestina). Sull’altra sponda del Mediterraneo si affacciano i paesi occidentali, compresa l’Italia, impotenti sul piano politico, ma molto attivi sul piano del commercio delle armi, che vanno ad alimentare i massacri. In fondo al Mediterraneo ci sono migliaia di profughi in fuga dalle guerre.

martedì 27 agosto 2013

La vera colpa del soldato Manning

Ripiegati sulle vicende surreali di casa nostra seguite alla condanna definitiva di un ex capo di governo frodatore del fisco, i media italiani non hanno posto sufficiente attenzione alle gravi implicazioni sul rapporto tra potere e informazione di un’altra condanna: quella stabilita da un tribunale statunitense per il soldato Bradley Manning a 35 anni (!) di carcere militare, con l’accusa di “spionaggio”. Ma, si badi, non “spionaggio” a beneficio del nemico, accusa dalla quale è stato assolto, ma a beneficio dei propri cittadini, per aver diffuso documenti riservati al fine di informare sui crimini commessi in guerra dal loro Paese. Ossia, Manning è stato considerato criminale per aver operato un disvelamento della faccia criminale delle guerre in corso in Iraq ed Afghanistan.

venerdì 16 agosto 2013

Femminicidio. Decreto no Grazie.

Femminicidio:  E una vera cronaca di guerra. Peccato che per questo Afganistan non ci siamo costose armi da mettere in campo. Ne F35  né altro. Forse perché non è un problema che attiene alla virilità maschile., non ci sono risorse per prevenire o combattere né culturalmente né con centri antiviolenza o altro.
Non servono decreti tampone ma approvare al più presto una legge organica, che preveda la "prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica", già approvata alla Camera e passata al Senato per l'approvazione. Questa Legge aiuterebbe a costruire un primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza, e che promuova "la concreta parità tra i sessi, rafforzando l'autonomia e l'autodeterminazione delle donne.

E se contro le violenze educassimo alla nonviolenza? Come in Francia.

Non c’è da stupirsi se il Paese che ha inventato il fascismo, la mafia, il leghismo e il berlusconismo – e di tutto ciò è ancora pienamente intriso – è un Paese culturalmente violento in quanto a tasso di razzismo, bullismo, machismo, ma anche di servilismo nei confronti dei potenti di turno. La prepotenza esercitata ordinariamente sui soggetti considerati più deboli – donne, omosessuali, immigrati, persone più fragili – è incardinata nella strutture profonde che sostengono la nostra socialità e si manifesta attraverso una fenomenologia articolata: dalla legislazione razzista in vigore all’uso commerciale e politico del corpo femminile, dal senso comune pesantemente omofobico alle condizioni dei detenuti nelle carceri, dal plauso mediatico per gli arrampicatori e i furbi allo scherno per gli umiliati e gli offesi, dal bellicismo permanente dei governi alla mano spesso oltremodo pesante delle forze dell’ordine e via elencando.

martedì 13 agosto 2013

Il buio dietro l’angolo

Un vuoto chiacchiericcio, come cortina fumogena, avvolge il destino del governo Letta. Sembra che la sua durata dipenda da singoli provvedimenti (IMU, IVA, ecc.) o da una scomposta reazione di Berlusconi alle prese con i suoi problemi giudiziari.
Il cav ci ha dimostrato più volte in passato di saper tramutare i propri problemi in problemi altrui (del PD)  o persino in problemi del paese. E certamente la sequenza di una condanna definitiva per evasione fiscale, e quella possibile per prostituzione minorile e corruzione di deputati, potrebbe indurre a  comportamenti impulsivi. Circondato com’è da una corte dei miracoli, in cui personaggi come Brunetta o la Santachè sembrano dettare la linea, l’impressione di un certo imprevedibile caos da cui possono emergere decisioni improvvide sembra confermata.

venerdì 9 agosto 2013

Servizio Civile Nazionale: ribadita l'identità, manca la pari dignità

Il Servizio Civile è un “autonomo istituto repubblicano di difesa civile, alternativa a quella militare.” E’ la definizione che ne danno le nuove Linee guida per la formazione generale dei giovani in servizio civile nazionale emanate il 19 luglio scorso con decreto del capo del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, Paola Paduano. Si tratta di un documento importante che, innovando le precedenti “linee guida”, fa uno sforzo culturale per ribadire e consolidare l’identità del servizio civile in quanto “istituzione deputata alla difesa della Patria intesa come dovere di salvaguardia e promozione dei valori costituzionali fondanti la comunità dei consociati e, quindi, di difesa della Repubblica e delle sue istituzioni, così come disegnate ed articolate nella Costituzione”. Con l’aria bellicista che tira dalle parti del Ministero della difesa, quest’idea di difesa della Patria – “da interpretare in senso moderno, libero da retoriche del passato” (come sottolinea lo stesso documento ndr) – non è affatto scontata, tutt’altro.
Fin dalle prime battute delle Linee guida pare emergere una certa assonanza tra questo documento e quanto ribadito dal mondo del servizio civile, della nonviolenza e della pace nell’Alleanza per il servizio civile, sancita in occasione dei 40 anni dalla prima legge sull’obiezione di coscienza. A partire dal riconoscimento che il tema posto, a suo tempo, dal movimento degli obiettori di coscienza per una difesa non militare della patria, oggi, con la fine dell’esercito di leva, “si è evoluto consapevolmente nella difesa della Patria quale compito non affidato esclusivamente alle sole Forze armate, ma anche al servizio civile nazionale nella forma non armata, nonviolenta e pacifista.”

EN.COR – Storia di un disastro pubblico

Da qualunque punto di vista si osservi la vicenda di EN.COR (società energetica del Comune di Correggio) appare chiaro il completo disastro economico che si è consumato nei sei anni della sua storia. Un fallimento di cui solo in questi mesi abbiamo potuto constatare l’esistenza e le dimensioni, visto il silenzio e il buio nei quali si è cercato ostinatamente di celare la sua reale situazione.
Non si conosce ancora tutta la verità, ma di sicuro il Comune (e quindi tutta la comunità) subisce un grave danno. E non ci riferiamo solo al prestigio.
Ci riferiamo anche a una perdita economica. Quantomeno i terreni e gli immobili ceduti dal Comune ad En.Cor, per edificarvi sopra la centrale EVA e le altre sue strutture e impianti o per capitalizzare la società, per un valore stimato in circa 4,7 milioni di euro.
Beni che prima erano del Comune e adesso sono di una società privata.
Inoltre resta “una partita aperta”, secondo quanto ammesso anche dal Sindaco, la restituzione del debito contratto da En.Cor verso tre banche (ammontante a oltre 28 milioni di euro) a fronte di lettere di patronage emesse dal Comune.

giovedì 8 agosto 2013

Tutti pazzi per Renzi? Prima vedere cammello

Le cronache giornalistiche riferiscono che Matteo Renzi ha ottenuto un grande successo di pubblico alla festa del Pd in quel di Villalunga. Qualcuno scrive che ad ascoltarlo c'erano dieci volte le persone richiamate da Bersani, per non parlare dello scarso drappello messo insieme da Guglielmo Epifani, che sarebbe pur sempre il segretario nazionale, ancorchè pro tempore. Di Cuperlo, pure passato in questi giorni da Villalunga, non so, mentre oggi pomeriggio tocca a Civati e staremo a vedere. In ogni caso, la sensazione è che Renzi, salvo sorprese, sia il favorito per il congresso del Pd

Io verso Renzi non ho avversioni aprioristiche. Quando dice che "bisogna inventare un Pd diverso da quello attuale" mi viene anzi da pensare: meglio tardi che mai, benvenuto tra coloro che lo dicono da quando è nato il Pd e anche da prima. Ma questo, ormai, lo dicono tutti e quando lo dicono tutti c'è il rischio che diventi un tormentone del tipo: cambiare tutto per non cambiare nulla di sostanziale. Sul piano personale, Renzi non mi entusiasma, ma qui stiamo parlando di politica, quindi contano le posizioni e le scelte politiche, rispetto alle quali rimangono molti punti interrogativi. Rimango in attesa di conoscerle con precisione, perchè non mi basta affatto sapere che Renzi "può vincere". Vincere, direbbe Catalano, è sempre meglio che perdere: ma vincere per fare che cosa?.

Non mi pare una domanda oziosa e penso che dovrebbe interessare anche i tanti che si apprestano a saltare sul carro del (presunto) vincitore. Non parlo di quelli che si accoderanno per opportunismo, nè di quelli - ce ne sono parecchi, tra i sostenitori - che puntando su Renzi avevano e hanno tuttora in mente un partito ricollocato non "a sinistra", ma al contrario un partito definitivamente "fuori dalla sinistra" . Parlo, piuttosto, di coloro che, in perfetta buona fede, da tanti anni assecondano ogni genere di svolta, per eccesso di fiducia, per difetto di conoscenza e di attenzione ai contenuti, per inconsapevole trascinamento di bolle mediatiche create ad arte. Un esempio, quello più clamoroso: il plebiscito che consacrò - a prescindere da qualsiasi valutazione delle sue posizioni reali, che pure lui espresse con chiarezza fin dal primo momento - Walter Veltroni primo segretario del Pd e, addirittura, "uomo nuovo" (!!!!!) della politica italiana. Da tempo Veltroni non se lo fila più (quasi) nessuno, ma il meccanismo che lo ha prodotto è sempre in agguato.

Io segurò con doverosa attenzione il congresso del Pd, ma non vi parteciperò, quali che siano le tuttora nebbiose regole di svolgimento, per il semplicissimo motivo che non sono iscritto nè elettore di quel partto. Mi auguro che i partecipanti, al momento di eleggere il segretario e il gruppo dirigente, questa volta vogliano capire davvero e pronunciarsi sui contenuti concreti e sulle diverse opzioni dei candidati. Come si dice: prima vedere cammello.


Stefano Morselli

sabato 3 agosto 2013

Guglielmo Epifani, segretario naif

Ieri sera sono andato a sentire Guglielmo Epifani alla festa del Pd che si tiene a Villalunga. La festa è bella e c'era un sacco di gente. Ma l'incontro con Epifani era in tono minore, in uno spazio secondario e poco visibile. E soprattutto poco affollato, per una serata con il segretario nazionale del partito, in un momento politico così teso.

Il meno che si possa dire è che Epifani non scalda granchè i cuori, non suscita grandi entusiasmi. L'incontro di ieri sera lo ha confermato, perfino nello scarso calore degli applausi di circostanza. E' pur vero che guidare il Pd, tanto più in questa fase e nella condizione di reggente provvisorio, è praticamente una "mission impossible". Ma Epifani, che, dopotutto, in precedenza è stato segretario nazionale della Cgil, sembra invece uno appena tornato in Italia dopo un lunghissimo soggiorno in qualche terra remota.

Si accorge, bontà sua, che il Pd è privo di una cultura politica condivisa, di una identità riconoscibile, di un progetto chiaro. Spiega che perfino lo statuto - ebbene sì, quel sacro testo che il cosiddetto "Pd delle origini" presentò come la nuova bibbia della democrazia e della modernità - non va affatto bene, andrebbe cestinato e riscritto completamente. Ma cultura politica, identità, progetto, statuto sono le fondamenta essenziali da definire PRIMA di inaugurare un partito. Invece, sei anni dopo, non un passante distratto, ma il segretario di quel partito ci dice che bisogna pensarci adesso, possibilmente al prossimo congresso.

Intanto, Epifani in versione naif si aggrappa al "senso ri responsabilità" del Pd - contraposto ovviamente all'altrui "irresponsabilita" - per giustificare le larghe intese con il Pdl. Si stupisce e quasi si indigna di fronte all'ipotesi che il Banana, dopo la condanna in Cassazione, possa rivelarsi talmente "irresponsabile" da rompere i"l patto con gli italiani per il governo di servizio". Come se - al di là di ogni altra considerazione: quando mai gli italiani lo hanno autorizzato e approvato? - il Banana avesse rispettato in vita sua un qualsiasi "patto", se non coincidente con i propri interessi ed affari.
 

Benvenuto nella realtà, segretario Epifani.

Stefano Morselli