martedì 11 giugno 2013

La nostalgia di un democratico è sempre rivolta al futuro

Far ruotare per settimane intere tutta una crisi di governo intorno a problemi istituzionali sia pure urgenti equivale a una contorsione violenta dellurgente più urgente, e cioè della soluzione politica di problemi attualissimi e preliminari come lavvio più deciso del risanamento delle finanze pubbliche, la crescente emergenza disoccupazionale soprattutto giovanile, la soluzione di certi nodi del tutto vitali del Meridione, le regole per una disciplina antitrust e per uninformazione pubblica oggettiva e paritaria. Con queste parole, attualissime e illuminanti, si espresse nel 1996 Giuseppe Dossetti in relazione al fantasma che si aggira per lItalia, e cioè la proposta di una elezione popolare diretta del primo ministro o del capo dello Stato. Non cè miglior testimonianza utile a dimostrare come la questione del presidenzialismo non rappresenti certo una novità, bensì un tema che puntualmente irrompe nei momenti difficili della vita politica e sociale del Paese. Non deve stupire che, proprio come diciassette anni fa, sia Silvio Berlusconi a ricoprire il ruolo di grande ispiratore dello stravolgimento della Carta costituzionale, a cominciare dalla stessa forma di governo della Repubblica. Dovrebbe al contrario stupirci, e soprattutto indignarci, che illustri esponenti del Partito Democratico siano ancora disponibili, nonostante quanto accaduto negli ultimi ventanni, ad accreditare Silvio Berlusconi quale possibile padre costituente. Stiamo parlando della figura politica che più di ogni altra ha incarnato, nella sua dimensione pubblica e privata, quanto di più distante vi sia dai valori costituzionali. Stiamo parlando di colui che ha sempre rivendicato, da rappresentante delle istituzioni, il dovere di non celebrare la Festa della Liberazione. Stiamo parlando dellautore del cosiddetto editto bulgaro che inaugurò, più di un decennio fa, una stagione liberticida verso linformazione libera ed indipendente. Stiamo parlando delluomo che, non più di qualche mese fa, ha invitato i parlamentari del proprio partito (personale) ad occupare il Palazzo di Giustizia di Milano. Stiamo parlando di colui che in dieci anni di governo ha approvato una serie di legge ad personam che sarebbe impossibile rendicontare nello spazio di una pagina. Norme che hanno fatto strame di un assunto democratico cruciale, oserei dire sacro: la separazione tra la sfera pubblica e quella privata. Per questa ragione il nostro Paese resta sprovvisto di una moderna legge capace di disciplinare i conflitti dinteressi; perché cè un conflitto, quello di Silvio Berlusconi, che semplicemente non è sanabile. Stiamo parlando delluomo politico che ha utilizzato le istituzioni con lunico fine di rafforzare il proprio potere economico e mediatico, in modo spregiudicato e clientelare come le inchieste sulla P3 e la P4 hanno dimostrato. Persino un evento drammatico come il terremoto dellAquila è stato trasformato in un set televisivo, mentre dietro le quinte avevano luogo gli affari sporchi della ricostruzione. Stiamo parlando di colui che nel 2008, da capo dellopposizione, comprò alcuni senatori per far cadere il governo Prodi, svilendo e infangando lonore e il prestigio delle istituzioni. Non cè etica né decenza nella condotta politica di Silvio Berlusconi; cè solo spregiudicatezza e individualismo allo stato puro. Ma non cè etica neanche in coloro che oggi, nel Partito Democratico, sono disponibili a sacrificare, per meri tornaconti personali, il bene più prezioso che i rappresentanti delle istituzioni sono chiamati a custodire: la Costituzione. Pensano di rispondere alla crisi economica e sociale che sconvolge il Paese attraverso uninedita alchimia istituzionale che vorrebbe accomunarci alla Francia. Così facendo i nostri governanti appaiono ignari del fragile sentimento di unità nazionale e della debolezza delle istituzioni italiane; non cè storia e non cè futuro in questo disegno. La democrazia parlamentare, per la sua vocazione dialettica, è lunica forma possibile del nostro stare insieme come tutto sommato dimostra la fase attuale. Il suo superamento rappresenterebbe il trionfo del disegno berlusconiano ben oltre lo stesso Berlusconi, il suggello della resa culturale alla destra italica, priva di radici democratiche e incline al populismo autoritario e illiberale. Dora in poi la difesa della Costituzione repubblicana e antifascista rappresenterà lo spartiacque tra le forze politiche in campo. Il Partito Democratico decida dove e con chi stare. Nel centenario della nascita di Giuseppe Dossetti la città è stata tappezzata di sue immagini. Credo sia trascorso troppo poco tempo perché il suo pensiero, al pari di quello di altri padri e madri della nostra Repubblica, possa essere trattato come un cimelio. Anche perché il nuovo che avanza, tra le apparizioni alle trasmissioni di Maria De Filippi, i pranzi con Flavio Briatore e la vicinanza agli speculatori finanziari, assume i contorni di un destino cinico e baro. LItalia che vogliamo per i nostri figli non nascerà mai dal cascame del potere berlusconiano. Germoglierà dalle radici della Carta costituzionale, così bella ed attuale da ricordarci che la nostalgia di ogni buon democratico e progressista è sempre rivolta al futuro.

Matteo Sassi

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