venerdì 28 giugno 2013

La (ipocrita) mozione F35 e i (pericolosi) giochi di parole

L’aspetto positivo è che la mobilitazione, sollecitata da Rete Italiana Disarmo e dalla campagna “taglia le ali alle armi”, ha costretto il Parlamento ad affrontare pubblicamente la spinosa questione degli F35. I partiti di maggioranza ne avrebbero fatto volentieri a meno, nascondendosi dietro a scelte già fatte nel passato. Ma la mozione presentata dall’intergruppo parlamentare per la pace e il disarmo (primo firmatario il deputato Giulio Marcon) chiedeva una chiara scelta di campo: sì o no all’abolizione dell’intero progetto Joint Strike Fighter.
La maggioranza dei parlamentari, lasciati liberi in coscienza, avrebbe votato a favore. Ma le lobbies militari, potenti e trasversali, si sono messe all’opera, e in poche ore hanno fatto pressione sui vertici di Pd e Pdl e sugli ambienti governativi, ottenendo il classico risultato nella peggiore tradizione politica: decidere di non decidere.
La mozione di maggiornaza (presentata dai capigruppo Pd, Pdl, Scelta Civica e Centro Democratico) rinvia di 6 mesi la scelta sugli F35. Affida alle commissioni un’indagine conoscitiva e ribadisce l’ovvietà che il governo non potrà decidere nuovi programmi senza un nuovo voto di merito delle Camere.
Il trucco c’è e si vede.
“Quando in Italia non si vuole decidere – ha detto Mao Valpiana, Presidente del Movimento Nonviolento – si forma una nuova commissione per approfondire. L’indagine conoscitiva sui veri costi e i difetti degli F35 l’ha già fatta in questi ultimi quattro anni la Rete Italiana Disarmo, supplendo alle negligenze e alle omertà dei vari governi, e del Ministero della Difesa, che hanno sempre tentato di nascondere cifre e verità. Le schede sugli F35 della campagna “Taglia le ali alle armi” sono a disposizione di chiunque le voglia utilizzare, deputati compresi”.
Ci auguriamo che nei prossimi mesi le commissioni difesa di Camera e Senato facciano il loro lavoro avvalendosi non solo delle consulenze di fonte militare, ma sentendo anche il parere competente della Rete Italiana Disarmo, tramite il suo coordinatore Francesco Vignarca, e la professionalità dei suoi ricercatori.
“I 378 deputati che hanno votato contro la mozione di Sel e M5s che chiedeva l’annullamento dell’acquisto degli F35 – sottolinea Massimiliano Pilati, rappresentante del Movimento Nonviolento in Rete Italiana Disarmo – forse l’hanno fatto in piena ignoranza, non sapendo che i caccibombardieri a capacità nucleare sono di per sé strumenti anticostituzionali”.
“Il nostro paese – aggiunge Pasquale Pugliese, segretario nazionale del Movimento Nonviolento – ‘ospita’ 70 bombe atomiche statunitensi B-61 (20 nella base di Ghedi a Brescia e 50 nella base di Aviano a Pordenone) che si stanno ammodernando, al costo di 10 miliardi di dollari, in testate nucleari adatte al trasporto sui nuovi 90 cacciabombardieri F35, il cui costo di acquisto si attesta sui 14 miliardi di euro, mentre l’intero progetto Joint Strike Fighter supererà i 50 miliardi di euro. Se si fossero documentati leggendo i materiali messi a disposizione gratuitamente dalla Rete Italiana Disarmo, i deputati l’avrebbero saputo e avrebbero potuto dare un voto cosciente ed in coscienza”.
Davanti a scelte così drammatiche, che investono il futuro di tutti noi, autorevoli esponenti politici hanno preferito giocare con le parole. Il capogruppo Pdl Renato Brunetta si è aggrappato agli aggettivi. Il testo approvato chiede “al governo di non procedere con nessun ‘ulteriore’ passo verso l’acquisto di F35”, il che significherebbe aver fatto salvi i passi fatti finora, cioè l’impegno per l’intero progetto Joint Strike Fighter, mentre il capogruppo Pd Roberto Speranza interpreta la lettera dicendo che ci si riferisce solo ai passi fatti per l’acquisto dei tre F35 già pagati…. dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur (mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata…).
Ma c’è di peggio. Il Ministro con l’elemetto, Mario Mauro, fa lo spiritoso con le assonanze: “per amare la pace, bisogna armare la pace”. La logica e l’esperienza storica dicono un’altra cosa. “Se armi la pace, ami la guerra”. Ieri il Ministro aveva detto che gli F35 sono intoccabili, minacciando altrimenti una crisi di governo. Oggi si appella alla comune difesa europea e al ruolo dell’Italia nelle missioni internazionali. Forse non sa che molti partner europei stanno rinviando, ridimensionando o rinunciando al progetto caccia F35.
“Il nostro obiettivo – concludono Valpiana e Pugliese - resta quello della rinuncia totale agli F35 per investire quel denaro in opere di difesa sociale e costruzione della pace. Non è stato sconfitto, ma solo rinviato. La campagna disarmista e nonviolenta prosegue, e si rafforzerà nei prossimi 6 mesi”.

(comunicato stampa del Movimento Nonviolento)

giovedì 27 giugno 2013

F 35, giusto per capirci

Giusto per capirci. La maggioranza delle larghe (fra)intese Pd-Pdl ha adottato come propria bussola l'immortale principio andreottiano: meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Va così anche sulla questione degli F 35 (gli arei da combattimento, non gli elicotteri sognati da Francesco Boccia, presidente Pd della commissione bilancio della Camera). L'ormai abituale rinvio è accompagnato da una "indagine conoscitiva", perchè si sa che, quando non si vuole o non si può prendere una decisione, allora immancabilmente si costituisce una commissione. Ma è accompagnato anche da una parolina: ulteriore. Non si procederà a nessuna fase di «ulteriore» acquisizione sul programma F35 senza che il Parlamento si sia espresso in merito. Ulteriore acquisizione? Quindi - Parlamento o non Parlamento - ci sono acquisizioni precedenti e irreversibili? Secondo la lingua italiana, sì. 

Sempre per capirci. I quattordici deputati del Pd che avevano firmato la mozione Sel-M5S contro l'acquisto degli F35 NON hanno ritirato la loro firma, ma NON hanno votato la mozione da loro sottoscritta. Pare si siano strategicamente assentati dall'aula. In compenso, erano presenti per votare l'altra mozione. quella Pd-Pdl del rinvio e della parolina "ulteriore". Non il massimo della coerenza, diciamo. Giusto per capirci.

Stefano Morselli

lunedì 24 giugno 2013

Caro/a compagno/a ti scrivo ...

Caro/a compagno/a,
le manovre di palazzo che hanno portato alla nascita del governo PD-PdL hanno umiliato la richiesta di cambiamento che pure era emersa dalle elezioni politiche.  Questa voglia di cambiamento, di alternativa alla destra è presente nel popolo di sinistra, come dimostrano le recenti elezioni in importanti comuni come Roma.
Noi di “Sinistra Ecologia Libertà” abbiamo cercato di interpretare questa richiesta operando affinché ci fosse un centrosinistra capace di porsi in alternativa alla destra. Ma gli interessi e le forze che si battono per la conservazione dell’attuale situazione, con le sue ingiustizie e i suoi privilegi, sono forti e purtroppo presenti anche nel PD. Lo dimostra i 101 voti di parlamentari del PD che hanno reso vana la candidatura di Romano Prodi alla presidenza della repubblica. Certo vi è la responsabilità del “Movimento 5 Stelle” che ha rifiutato qualunque responsabilità di governo nella speranza, per ora mal riposta, di lucrare consensi con la nascita del governo PD-PdL.
Per cambiare il paese ci vuole un nuovo centrosinistra che sappia interloquire con le richieste di partecipazione e cambiamento che il M5S rappresenta. Questa prospettiva va costruita con la forza delle idee e con la chiarezza dei valori della sinistra. Per questo oggi è indispensabile il ruolo di “Sinistra Ecologia Libertà”.
Siamo una forza politica giovane ed anche inesperta. Abbiamo bisogno che più persone si uniscano a noi per dare una prospettiva alla sinistra nel nostro paese.
Ti scrivo perché so che questi argomenti non ti sono indifferenti. Ti chiedo di considerare di dare il tuo contributo, la tua adesione iscrivendoti a “Sinistra Ecologia Libertà”. Nei prossimi mesi accadranno avvenimenti che influenzeranno il futuro del nostro paese per anni.
Abbiamo bisogno delle tue idee e del tuo impegno.

Cordiali saluti

Michele Bonforte
(coordinatore provinciale SEL Reggio Emilia)

E’ possibile iscriversi online al sito www.sinistraecologialiberta.it/tesseramento2013

sabato 22 giugno 2013

Caccia F-35. E venne il giorno della verità

   Martedì 25 giugno sarà in votazione alla Camera dei Deputati la mozione sottoscritta dai gruppi parlamentari di Sinistra Ecologia e Libertà e Movimento 5 Stelle, ai quali si sono aggiunti 14 deputati del Partito Democratico per un totale di 158 firmatari, che chiede al governo la cancellazione della partecipazione italiana al programma dei cacciabombardieri F-35 Joint Strike Fighter.
   E’ un importante punto di svolta della campagna Taglia le ali alle armi, condotta congiuntamente da Rete Italiana Disarmo, Campagna Sbilanciamoci e Tavola della Pace, che dal 2009 avanza questa richiesta. Contro la sciagurata scelta di acquistare spaventosi strumenti di morte, che saranno dotati di armi nucleari, contraria allo spirito ed alla lettera della Costituzione repubblicana – nella quale in un momento di grave crisi economica e sociale del Paese si spenderanno qualcosa come 14 miliardi di euro (che diventeranno 50 per l’intera vita del programma) – sono state raccolte 80.000 firme, votate oltre 60 mozioni e ordini del giorno in Comuni, Province e Regioni, sottoscritto un appello da personalità della società civile come Ascanio Celestini, Luigi Ciotti, Riccardo Iacona, Chiara Ingrao, Gad Lerner, Fiorella Mannoia, Savino Pezzotta, Roberto Saviano, Cecilia Strada, Umberto Veronesi, Alex Zanotelli e tanti altri.
   Nella recente campagna elettorale tutti i partiti sembravano quasi vergognarsi dell’aver voluto perseverare nella scelta armata più costosa e bellicista della nostra storia (che invece è stata ripensata da Canada, Olanda, Australia e Turchia), rimpallandosi le responsabilità nella memorabile puntata televisiva di Presa Diretta di Riccardo Iacona del 3 febbraio scorso, dall’impegno alla riduzione preso dall’allora segretario del PD Pierluigi Bersani alla dichiarazione di netta contrarietà di Silvio Berlusconi alla rivendicazione di Mario Monti del ridimensionamento del programma da 131 a 90 F-35 operata dal suo governo. Eppure, alla vigilia della discussione alla Camera della mozione di cancellazione, il ministro della difesa Mario Mauro del nuovo governo – sostenuto da quelle stesse forze politiche coalizzate – annuncia incredibilmente che il Parlamento potrebbe decidere di ripristinare i 40 esemplari di caccia tagliati! Salvo parziali smentite del giorno dopo…  
   Mentre non si trovano risorse per il lavoro, la scuola, la salute e la giustizia sociale, questo balletto politico intorno a spaventosi strumenti di guerra ha ormai superato il limite della decenza.
   Finalmente, martedì 25 giugno sarà il giorno della verità e si capirà chi davvero è contro e chi è a favore. Per la prima volta – se molti deputati di maggioranza agissero secondo coscienza e Costituzione – potrebbero esserci alla Camera dei Deputati i numeri per fermare definitivamente questo programma bellicista. Di questa importante decisione ciascuno di noi non è solo spettatore ma può essere attore del risveglio delle coscienze, scrivendo personalmente ai deputati della propria circoscrizione e chiedendo loro di votare la mozione per fermare il programma degli F35 e per ridurre le spese militari a favore del lavoro, dei giovani, del welfare e delle misure contro l’impoverimento degli italiani. Ora si può e si deve fare davvero.

Pasquale Pugliese

domenica 16 giugno 2013

Volontari civili: figli di una difesa minore

Nella stessa settimana in cui ho concluso, da formatore, i moduli di “formazione generale” sulla difesa non armata e nonviolenta della patria per i giovani volontari civili emiliani, impegnati nei progetti della “bassa reggiana” del bando straordinario emanato per le zone colpite dal sisma di un anno fa, il tema della difesa civile è stato posto in primo piano anche da un’intervista e un’interrogazione parlamentare ai ministri competenti.
la difesa civile non armata e nonviolenta della Patria
Nell’affrontare questo tema i formatori dei volontari civili fanno riferimento alle Linee guida per la formazione generale dei giovani in servizio civile nazionale, le quali forniscono i riferimenti culturali generali sia rispetto al concetto di Patria – “che non rinvia solo al concetto di confine nazionale, quanto piuttosto all’idea di una comunità di persone che vivono all’interno di tali confini. In questa accezione, pertanto, l’ambiente, il territorio, il patrimonio culturale, storico e artistico, sono parti costitutive della Patria e come tali vanno difese. La Patria è inoltre rappresentata dall’insieme delle istituzioni democratiche, dal loro ordinamento, nonché dai valori e dai principi costituzionali di solidarietà sociale” – sia rispetto al concetto di difesa – “il punto di partenza del percorso formativo del servizio civile non può che discendere dall’art. 1 della legge 64/01, che assegna come primi due obiettivi al servizio civile il concorrere in alternativa al servizio militare alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari e il favorire la realizzazione dei principi costituzionali di solidarietà sociale. Come è da tempo ormai assunto nella giurisprudenza del nostro Paese, l’adempimento del sacro dovere di difesa si realizza anche attraverso la prestazione di adeguati comportamenti di impegno sociale non armato. Tali comportamenti rientrano anche in quella difesa civile alla cui attuazione sono deputate diverse istituzioni. La difesa civile non armata e nonviolenta, infine, che si pone quale alternativa alla difesa militare, si riferisce anche a forme storiche di difesa popolare nonviolenta, realizzatesi in Italia e all’estero, e ha come indirizzo culturale e metodologico la prevenzione e la gestione nonviolenta dei conflitti e delle controversie internazionali”.
una difesa minore o di pari dignità?
Pertanto ho letto con attenzione le parole della ministra Josefa Idem, nella prima intervista ufficiale sul servizio civilerilasciata a Vita.it in cui, rispetto alla questione delle risorse dedicate il SCN, ormai al punto più basso dei suoi 12 anni di storia, ribadisce che “stiamo parlando di un istituto finalizzato alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari” e dichiara il suo impegno nella ricerca di quei fondi necessari a non far morire definitivamente questo istituto (nel 2012 e 2013 non è uscito alcun bando ordinario per i volontari, ndr), impegnandosi ad adoperarsi “in sede di predisposizione della legge di stabilità per l’anno 2014 affinché si possa ottenere un’integrazione degli attuali stanziamenti programmati per il 2014 e il 2015, pari a circa 76 milioni di euro, compatibilmente con le difficoltà finanziarie del Paese”. Non dice, tuttavia, la ministra dove recuperare quei fondi necessari, seppur del tutto insufficienti, per “rafforzare e rilanciare” il Servizio Civile. Non le viene in mente che se di “istituto di difesa” si tratta è proprio nei capitoli di spesa della Difesa che vanno cercati e stornati i fondi a beneficio di coloro che, legittimamente, possono essere definiti “difensori civili della patria”, secondo un principio  di pari dignità dei due modelli di difesa previsti dal nostro ordinamento.
Infatti, mentre il SIPRI di Stoccolma – autorevole istituto internazionale che analizza le spese militari mondiali – ribadisce che il nostro Paese, nonostante la crisi, continua ad essere tra i primi dieci al mondo per spesa pubblica militare - e (come se ciò non bastasse) il ministro della difesa Mario Mauro intende persistere nell’acquisto dei 90 famigerati cacciabombardieri d’attacco nucleare F-35 (il cui costo di un solo esemplare è più del doppio di quanto cerca la ministra Idem per finanziare un anno di servizio civile) – contrari alla lettera ed allo spirito della Costituzione – i moltissimi giovani italiani che hanno voglia di difendere la patria – nel pieno rispetto dei “Principi fondamentali” della Costituzione – dalle minacce della povertà, della precarietà, dell’analfabetismo, del dissesto idrogeologico, dell’incultura, del razzismo a dalle altre minacce alla nostro vivere civile, sono praticamente impossibilitati a farlo. Figli di una difesa minore.
le idee in tempesta
Eppure, nei brainstorming (le tempeste di idee) che aprono le nostre formazioni, alla locuzione “difesa della patria”, i volontari civili con naturalità e consapevolezza associano pensieri come “difesa dei diritti”, “solidarietà”, “difesa della Costituzione”, “cittadinanza attiva”, “legalità”, “socialità”, “ricostruzione” e così via, piuttosto che l’idea di sofisticati, costosi e terribili sistemi d’arma, strumenti di violenza. I giovani volontari civili della bassa reggiana sono rimasti senza parole, per esempio, quando hanno comparato le cifre del bilancio della difesa armata, da ipotetiche minacce esterne, e quelle della difesa non armata, che pure gli si chiede di garantire, da realissime e quotidiane minacce interne: con il costo delle ali di 7 cacciabombardieri si sarebbero potuti rimettere in funzione gli ospedali di Mirandola, Carpi e Finale Emilia colpiti dal sisma, oppure con il costo di un solo caccia F-35 si potrebbero mettere in sicurezza dal rischio sismico 250 scuole italiane…(fonte Science for Peace)
la concorrenza sleale 
Qualche giorno prima dell’intervista alla ministra Idem, l’attenzione sulla difesa non armata e nonviolenta è richiamata anche dai deputati Vincenzo d’Arenzio del PD e Giulio Marcon di SEL, i quali hanno presentato una interrogazione parlamentare ai ministri della difesa Mario Mauro e alla stessa Josefa Idem, ministra alle pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili. Nell’interrogazione si chiede loro di rispondere – congiuntamente – sull’opportunità di ripristinare il “Comitato per la difesa civile non armata e nonviolenta”, previsto dalla legge ma soppresso dal governo precedente nel furore revisionista della spesa pubblica (pur non avendo questo comitato alcun costo per le casse dello Stato), nonostante fosse l’unico luogo di confronto ed elaborazione comune tra esperti militari ed esperti civili sulla difesa non armata e nonviolenta della patria e sugli interventi civili all’estero, attraverso progetti di servizio civile. Ripristinare il Comitato, metterlo in condizione di essere un autorevole e riconosciuto luogo di indirizzo sulla difesa civile (magari anche in funzione consultiva per l’elaborazione di una eventuale riforma del SCN), in stretta connessione con un rilanciato e stabilmente finanziato Servizio Civile Nazionale, aiuterebbe il nostro Paese a non essere schizofrenico rispetto ai suoi giovani migliori ai quali chiede, da un lato, di “concorrere, in alternativa al servizio militare, alla difesa della Patria” e, dall’altro lato, nega loro – di fatto – i mezzi per farlo, destinando tutte le risorse alla difesa concorrente.
Una concorrenza sleale che lascia tutti più indifesi.
Pasquale Pugliese

martedì 11 giugno 2013

La nostalgia di un democratico è sempre rivolta al futuro

Far ruotare per settimane intere tutta una crisi di governo intorno a problemi istituzionali sia pure urgenti equivale a una contorsione violenta dellurgente più urgente, e cioè della soluzione politica di problemi attualissimi e preliminari come lavvio più deciso del risanamento delle finanze pubbliche, la crescente emergenza disoccupazionale soprattutto giovanile, la soluzione di certi nodi del tutto vitali del Meridione, le regole per una disciplina antitrust e per uninformazione pubblica oggettiva e paritaria. Con queste parole, attualissime e illuminanti, si espresse nel 1996 Giuseppe Dossetti in relazione al fantasma che si aggira per lItalia, e cioè la proposta di una elezione popolare diretta del primo ministro o del capo dello Stato. Non cè miglior testimonianza utile a dimostrare come la questione del presidenzialismo non rappresenti certo una novità, bensì un tema che puntualmente irrompe nei momenti difficili della vita politica e sociale del Paese. Non deve stupire che, proprio come diciassette anni fa, sia Silvio Berlusconi a ricoprire il ruolo di grande ispiratore dello stravolgimento della Carta costituzionale, a cominciare dalla stessa forma di governo della Repubblica. Dovrebbe al contrario stupirci, e soprattutto indignarci, che illustri esponenti del Partito Democratico siano ancora disponibili, nonostante quanto accaduto negli ultimi ventanni, ad accreditare Silvio Berlusconi quale possibile padre costituente. Stiamo parlando della figura politica che più di ogni altra ha incarnato, nella sua dimensione pubblica e privata, quanto di più distante vi sia dai valori costituzionali. Stiamo parlando di colui che ha sempre rivendicato, da rappresentante delle istituzioni, il dovere di non celebrare la Festa della Liberazione. Stiamo parlando dellautore del cosiddetto editto bulgaro che inaugurò, più di un decennio fa, una stagione liberticida verso linformazione libera ed indipendente. Stiamo parlando delluomo che, non più di qualche mese fa, ha invitato i parlamentari del proprio partito (personale) ad occupare il Palazzo di Giustizia di Milano. Stiamo parlando di colui che in dieci anni di governo ha approvato una serie di legge ad personam che sarebbe impossibile rendicontare nello spazio di una pagina. Norme che hanno fatto strame di un assunto democratico cruciale, oserei dire sacro: la separazione tra la sfera pubblica e quella privata. Per questa ragione il nostro Paese resta sprovvisto di una moderna legge capace di disciplinare i conflitti dinteressi; perché cè un conflitto, quello di Silvio Berlusconi, che semplicemente non è sanabile. Stiamo parlando delluomo politico che ha utilizzato le istituzioni con lunico fine di rafforzare il proprio potere economico e mediatico, in modo spregiudicato e clientelare come le inchieste sulla P3 e la P4 hanno dimostrato. Persino un evento drammatico come il terremoto dellAquila è stato trasformato in un set televisivo, mentre dietro le quinte avevano luogo gli affari sporchi della ricostruzione. Stiamo parlando di colui che nel 2008, da capo dellopposizione, comprò alcuni senatori per far cadere il governo Prodi, svilendo e infangando lonore e il prestigio delle istituzioni. Non cè etica né decenza nella condotta politica di Silvio Berlusconi; cè solo spregiudicatezza e individualismo allo stato puro. Ma non cè etica neanche in coloro che oggi, nel Partito Democratico, sono disponibili a sacrificare, per meri tornaconti personali, il bene più prezioso che i rappresentanti delle istituzioni sono chiamati a custodire: la Costituzione. Pensano di rispondere alla crisi economica e sociale che sconvolge il Paese attraverso uninedita alchimia istituzionale che vorrebbe accomunarci alla Francia. Così facendo i nostri governanti appaiono ignari del fragile sentimento di unità nazionale e della debolezza delle istituzioni italiane; non cè storia e non cè futuro in questo disegno. La democrazia parlamentare, per la sua vocazione dialettica, è lunica forma possibile del nostro stare insieme come tutto sommato dimostra la fase attuale. Il suo superamento rappresenterebbe il trionfo del disegno berlusconiano ben oltre lo stesso Berlusconi, il suggello della resa culturale alla destra italica, priva di radici democratiche e incline al populismo autoritario e illiberale. Dora in poi la difesa della Costituzione repubblicana e antifascista rappresenterà lo spartiacque tra le forze politiche in campo. Il Partito Democratico decida dove e con chi stare. Nel centenario della nascita di Giuseppe Dossetti la città è stata tappezzata di sue immagini. Credo sia trascorso troppo poco tempo perché il suo pensiero, al pari di quello di altri padri e madri della nostra Repubblica, possa essere trattato come un cimelio. Anche perché il nuovo che avanza, tra le apparizioni alle trasmissioni di Maria De Filippi, i pranzi con Flavio Briatore e la vicinanza agli speculatori finanziari, assume i contorni di un destino cinico e baro. LItalia che vogliamo per i nostri figli non nascerà mai dal cascame del potere berlusconiano. Germoglierà dalle radici della Carta costituzionale, così bella ed attuale da ricordarci che la nostalgia di ogni buon democratico e progressista è sempre rivolta al futuro.

Matteo Sassi

giovedì 6 giugno 2013

Si fa presto a dire SINISTRA. Dopo il terremoto politico del voto, alcune riflessioni.

C’è chi, con una certa faciloneria, sostiene come non esista più distinzione fra sinistra e destra, e che anzi gli stessi concetti appaiono ormai desueti. La crisi economica e sociale che stiamo vivendo mi pare invece rafforzi il senso di questa distinzione. Sinistra e destra non differiscono semplicemente per la diversità degli interessi che rappresentano, ma per la stessa antropologia che suggeriscono.
La destra pensa che la diseguaglianza sociale serva a stimolare la competizione fra individui, con benefici per la società intera. Per la sinistra la diseguaglianza sociale non solo è eticamente riprovevole, ma è causa della rovina delle società, perché disperde l’inventiva e la voglia di fare di chi, provenendo dai ceti popolari, non ha i mezzi per realizzare le proprie potenzialità.
Ma dire sinistra non basta. Bisogna anche dire se si vuole provare a fare cose di sinistra, o limitarsi a testimoniarle.
“Sinistra Ecologia Libertà” è nata per realizzare i valori della sinistra in una azione di cambiamento della società. In altre parole per inserire la sinistra in un contesto politico credibile che contenda il governo del paese alla destra.
Il recente voto alle politiche, e la nascita del governo Letta, sembrano aver cancellato questa prospettiva. Il governo lo fanno Pd e PdL, rimuovendo il punto di vista della sinistra dall’agenda politica concreta, e confinandolo in un angolo. Sono in tanti ad adoperarsi per rendere permanente questa situazione. Di certo la Confidustria, insieme al mainstream giornalistico.
Ma può durare questa situazione? Dipende dal grado di masochismo del PD. Questa alleanza rinvigorisce il PdL, perché le sue parole d’ordine sono al centro dell’azione del governo. Ma indebolisce il PD perché nessuno degli elementi di innovazione promessi vengono messi in cantiere.
Il PdL non solo sta recuperando consensi, ma sta soprattuto costruendo un sistema di alleanze con cui presentarsi ad eventuali elezioni anticipate. La frattura con le forze politiche di centro viene ora ricomposta, e uno schieramento di centrodestra potrebbe comprende sia Monti che Maroni (volto presentabile della Lega).
Il PD ha rotto il centrosinistra, ed il suo dibattito interno invece di concentrarsi su come ricostruire un sistema di alleanze, si focalizza sull’assurda idea veltroniana di autosufficienza, che già ha regalato una facile vittoria a Berlusconi anni fa.
La costruzione di uno schieramento alternativo al centro-destra è il problema principale su cui lavorare nei prossimi mesi, se non si vuole pensare ad un prolungamento indefinito del governo PD-PdL. Bisogna mettere in comunicazione chi nel PD e nel M5S si pone l’obiettivo di sconfiggere la destra e non di governarci insieme o di farci una comoda opposizione. Cominciando a prendere sul serio le istanze di democrazia diretta e le proposte programmatiche del M5S. E provando a costruire momenti di discussione ed iniziativa comuni sui temi più condivisi (lavoro, politica, diritti civili e sociali). Noi di “Sinistra Ecologia Libertà” proveremo a farlo nei prossimi mesi.

Michele Bonforte

lunedì 3 giugno 2013

Restaurazione di Velluto

Ieri ero a Rimini, sul lungomare. Primo sole e caldo timido.
Passo davanti al Grand Hotel in piazza Fellini, e sul mio marciapiede è parcheggiata una jeep dell'esercito, con due donne ed un uomo seduti dentro. Finestrini giù, trucco perfetto, capelli raccolti.

Mi incazzo.
Perchè devo deviare la mia passeggiata per evitare la loro jeep? E che cosa controllano chiusi lì dentro?
Erano le quattro di pomeriggio.

Allora decido di rompere loro ..le uova...
Mi avvicino e con l'aria innocente di capuccetto rosso chiedo come mai l'esercito facesse quel tipo di "pattugliamento". La ragazza si acciglia e risponde che è normale, lo fanno in supporto alle forze dell'ordine almeno da 2 anni.
Normale? ..mmmm ..le chiedo cosa sia successo di così pericoloso da richiedere la loro presenza. Risponde: niente. Ah.    E me ne vado soddisfatta.

Poi penso alla Grecia di questi tempi: lì l'esercito lo mandano a manganellare i dimostranti....
E qui, che cosa devono sedare?  O chi vorrebbero spaventare?
Ho visto l'esercito per le strade di Castelvolturno, e da allora il "metodo Caserta" è preso a modello.
Ma ...a Castelvolturno forse un po' posso capire, anche se è inutile a mio parere.
Allora ho forse avuto un lampo di genio. L'esercito è schierato per una guerra preventiva. Ormai è quella che và di moda no? Guerra preventiva ai poveracci che dimostrano, che rubano il pane, che borseggiano le signore, che chiedono dignità e libertà. L'esercito per mantenere lo status quo. Per restaurare. E' la Restaurazione di Velluto.

(..o forse sono un po' matta io.. può essere.)
Laura Vezzosi



Simbolicamente. Il fucile spezzato della Presidente della Camera

Dunque, anche quest’anno si è svolta la “rassegna militare” per la Festa della Repubblica. Ma la notizia è un’altra: a Roma e in tutta Italia, per la prima volta, si è svolta la Festa della Repubblica che ripudia la guerra, con la partecipazione della Presidente della Camera Laura Boldrini.
Ma andiamo con ordine.
Il Presidente Napolitano nei giorni scorsi aveva risposto alla lettera indirizzatagli dalle Reti per il disarmo, la nonviolenza e il servizio civile ribadendo che la parata “lungi dall’essere un’anacronistica esibizione muscolare, è il giusto segno di attenzione che l’Italia rende a quei tanti uomini e donne che ogni giorno servono il Paese per garantire la nostra sicurezza.”Seppure nella parata sfilano piccole rappresentanze di corpi civili come la Protezione civile e la Croce rossa, il concetto di sicurezza usato dal Presidente, in riferimento alla rassegna militare, non contiene certo la protezione dalle minacce quotidiane ai diritti sanciti nei Principi fondamentali della Costituzione, che compromettono la sicurezza dei cittadini.
Chi garantisce la sicurezza fornita dal diritto al lavoro, all’istruzione, alle protezioni sociali, alla piena partecipazione alla vita civile, all’ambiente sano, alla cultura, alla salute e così via? Non certo chi sfila in armi ai Fori imperiali evocando quei sistemi d’arma che, seppur – per decenza – lasciati negli hangar, risucchiano ingentissime e crescenti risorse economiche sottratte proprio ad un’utilizzo civile e sociale. Per esempio, come spiega tra gli altri la Fondazione Veronesi, con il costo di un solo cacciabomabardiere F-35 si potrebbe dare l’indennità di disoccupazione per un anno a 17.000 precari, oppure mettere in sicurezza 250 scuole o costruire 400 asili nido…O, ancora, aggiungiamo, garantire il diritto al Servizio civile per tutti i giovani che vogliano svolgerlo, invece di dover elemosinare ogni anno briciole di risorse calanti.
Del resto lo stesso Ministro della difesa Mario Mauro nei giorni scorsi si era premurato di ribadire – con parole da corsa agli armamenti fondata sull’antico assunto si vis pacem para bellum – che gli F35 non si toccano perché “servono a garantire la pace”, in quanto “la deterrenza agevola la pace”. Un’idea bellicista di sicurezza.
Eppure, dicevamo, le Reti per il disarmo, la pace e il servizio civile il 2 giugno hanno svolto a Roma, e contemporaneamente in tutta Italia, iniziative nonviolente per un Festa disarmata della Repubblica, volte sia a premiare cittadini che si sono distinti nel loro lavoro quotidiano, contribuendo a realizzare i valori fondanti della nostra Costituzione, sia a incontrare alcuni dei parlamentari che nei giorni scorsi hanno aderito allamozione trasversale contro gli F35. Infine, in una sede di Servizio Civile di Roma (Salesiani per il sociale), le Reti hanno incontrato la Presidente della Camera Laura Boldrini che ha sottolineato il dovere di valorizzare chi opera in nome dei valori che sono alla base della Carta Costituzionale, l’impegno civico, il servizio, la solidarietà” e, in riferimento ai caccia F-35, ha ricordato di aver detto già in altre occasioni che “in tempi di crisi vanno riviste le priorità di spesa”. Poche chiare parole, ma sorrette da un’immagine che parla da sola: il giorno della parata militare, dopo che ai Fori imperiali hanno sfilato i soldati – a piedi ma simbolicamente armati fino ai denti – la Presidente della Camera ha ascoltato le ragioni del disarmo e ha parlato al tavolo adornato con la bandiera della nonviolenza, con i colori della pace ed il fucile spezzato. Simbolicamente.
Pasquale Pugliese

domenica 2 giugno 2013

La Costituzione non è Cosa Loro

Proprio oggi - 2 giugno, festa della Repubblica - i giornali dedicano molto spazio alle chiacchiere su ipotetiche e oscure "riforme" delle istituzioni e della Costituzione. Tra queste, l'elezione diretta del presidente della Repubblica, in alternativa alla attuale elezione in Parlamento, prevista appunto dalla Costituzione. Con finta innocenza, alcun argomentano che l'elezione diretta è da molto tempo praticata da Paesi democratici come la Francia e gli Stati Uniti. Ma, a parte il fatto che altri Paesi, altrettanto democratici, mantengono invece modalità simili alle nostre, non c'è bisogno di essere grandi giuristi per capire che - senza un radicale cambiamento dell'architettura istituzionale - parlare di elezione diretta del presidente della Repubblica è pura fuffa e/o vera truffa.

Non per caso, il Banana e il partito di sua proprietà sono in prima fila nel tentativo di propinarcela. Sorvolando, ovviamente, sul fatto che in Francia e negli Stati Uniti uno come il Banana non potrebbe neppure presentare una propria candidatura. E se lo facesse, basterebbe un qualsiasi impiegato a stracciargli la domanda e ad accompagnarlo istantaneamente alla porta. Ma in Italia, si sa, la fuffa e la truffa hanno comunque maggiori possibilità di successo.

Ciò che invece resta avvolta nella nebbia, tanto per cambiare, è la posizione del Pd. Il buon Letta ci informa che "non è più possibile eleggere ancora il capo dello Stato con il sistema dei grandi elettori" (cioè deputati, senatori, rappresentanti delle Regioni). O bella, e perchè non è più possibile? Perchè "non è più accettabile ciò che è successo a Marini e a Prodi". In altre parole, traducendo dal politichese: si dovrebbe cambiare sistema perchè il Pd non è stato capace di votare i propri candidati. Geniale.

Ci si potrebbe magari chiedere sulla base di quali consensi e di quali deleghe ricevuti dagli italiani il governo delle "larghe intese" - già di suo non votato dagli italiani - dovrebbe occuparsi anche di cambiare radicalmente la Costituzione. Forse, qualcuno li considera fastidiosi dettagli. Noiose pignolerie. Ma la Costituzione non è Cosa Loro. 


Stefano Morselli