sabato 28 dicembre 2013

discorso in occasione del 70 anniversario dell'eccidio dei fratelli cervi e di quarto camurri

Matteo Sassi
E’ per me un onore oggi, e per l’Amministrazione comunale che qui rappresento, rendere omaggio ai sette fratelli Cervi e a Quarto Camurri nel 70° Anniversario del loro sacrificio.

Era il 28 dicembre del 1943 quando presso il poligono di tiro, nel luogo stesso in cui ci troviamo, la cieca furia fascista spezzò le vite di Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore e di Quarto Camurri. Erano uomini e ragazzi reggiani che nel tempo più difficile, quello dello sbando in cui la codardia del fascismo e della monarchia gettarono il Paese, non si chiesero neppure da quale parte fosse giusto stare. Sapevano benissimo quale fosse la strada giusta da seguire, quella che è in grado di condurre l’uomo incontro ad altri uomini. Era la strada che avevano seguito negli anni precedenti, ogniqualvolta ospitarono, nella loro casa di contadini, perseguitati politici e militari, partigiani e prigionieri stranieri fuggiti ai nazifascisti. La loro fu una scelta “naturale”, frutto non solo di valori ed ideali antifascisti che animavano da sempre la famiglia Cervi, ma anche di quella propensione alla cultura e alla continua ricerca di un miglioramento delle condizioni di vita proprie e altrui. Gli straordinari progressi raggiunti dalla famiglia Cervi in termini di modernizzazione dei mezzi e dei metodi di produzione nell’agricoltura erano il frutto dell’intelligenza e, nondimeno, della loro tensione ideale verso un’idea di progresso che si nutriva di valori quali la cooperazione, la tolleranza, l’apertura nei confronti del mondo.

Ricordando Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio



Oggi è il 28 dicembre. Nello stesso giorno, settanta anni fa, al poligono di tiro di Reggio Emilia, i fascisti fucilarono Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio Cervi, insieme al loro compagno Quarto Camurri. Le commemorazioni iniziano oggi a Guastalla e a Campegine, continuano domani a Reggio e al Museo Cervi di Gattatico. Nella nostra memoria, i figli di Alcide e di Genoveffa Cocconi non sono mai morti.

lunedì 23 dicembre 2013

Il sogno di Langer in un emendamento alla legge di stabilità?

 di Pasquale Pugliese

Alex Langer e i corpi civili di pace
E’ stato probabilmente l’ultimo documento elaborato da Alex Langer, pochi giorni prima della sua dipartita, quello preparato nel giugno del 1995 Per la creazione di un corpo civile di pace europeo, pubblicato suAzione nonviolenta nell’ottobre dello stesso anno. Nel pieno della crisi Jugoslava, dopo il drammatico appello per l’intervento internazionale volto a per rompere l’assedio di Sarajevo (“L’Europa nasce o muore a Sarajevo”), Langer immagina una vera e propia forza disarmata, costituita “dall’Unione Europea sotto gli ascupici dell’ONU”, inizialmente composta da almeno un migliaio di persone, tra professionisti e volontari, ma tutti perfettamente formati ed equipaggiati per intervenire nei conflitti internazionali prima dell’esposione della violenza e capaci di rimanervi efficacemente anche durante la fase acuta. Il corpo di pace, scrive tra l’altro Langer “nel fare ciò ha solo la forza del dialogo nonviolento, della convinzione e della fiducia da costruire o restaurare. Agirà portando messaggi da una comunità all’altra. Faciliterà il dialogo all’interno della comunità al fine di far diminuire la densità della disputa. Proverà a rimuovere l’incomprensione, a promuovere i contatti nella locale società civile. Negozierà con le autorità locali e le personalità di spicco. Faciliterà il ritorno dei rifugiati, cercherà di evitare con il dialogo la distruzione delle case, il saccheggio e la persecuzione delle persone. Promuoverà l’educazione e la comunicazione tra le comunità. Combatterà contro i pregiudizi e l’odio. Incoraggerà il mutuo rispetto fra gli individui. Cercherà di restaurare la cultura dell’ascolto reciproco. E la cosa più importante: sfrutterà al massimo le capacità di coloro che nella comunità non sono implicati nel conflitto (gli anziani, le donne, i bambini)”

La predica di Natale

"Siamo noi “gli assetati di giustizia”. Siamo noi che, in nome dell’uguaglianza umana leviamo alta un’altra volta la bandiera dei poveri, dei diseredati, dei piccoli, degli umili, degli oppressi, degli avviliti, dei calpestati! Siamo noi che – innalzando un inno al lavoro produttore d’ogni ricchezza – annunziamo ai ricchi padroni del mondo il trionfo immancabile e il regno dei lavoratori; noi che ci sforziamo ad affrettare questo regno; noi i vituperati e perseguitati per cagion di giustizia".
 Camillo Prampolini
                                                                                                           

lunedì 16 dicembre 2013

Papa Francesco e il diritto umano inesistente

di Pasquale Pugliese
Mentre il 10 dicembre e dintorni, in Italia e nel mondo, si svolgevano le iniziative per il 65° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti Umani, è stato diramato il messaggio di papa Francesco per la XLVII Giornata della Pace promossa dalla Chiesa cattolica il prossimo 1° gennaio nel quale, oltre ad affermare la “fraternità come via alla pace”, sono messi bene a fuoco tre concetti fondamentali:  a) Le guerre costituiscono un impedimento al raggiungimento delle mete economiche e sociali di benessere dell’umanità;  b) Gli armamenti costituiscono i pretesti per le guerre, per cui è necessario il disarmo “a cominciare dal disarmo nucleare e chimico”;  c) Per questo bisogna “giungere all’effettiva applicazione nel diritto internazionale del diritto alla pace, quale diritto umano fondamentale, pre-condizione necessaria per l’esercizio di tutti gli altri diritti”.

Intervista a ReggioNelWeb.it

“Occorre inclusione sociale per affrontare i cambiamenti di Reggio Emilia”
Intervista a Michele Bonforte, confermato coordinatore provinciale di SEL dalla recente assemblea congressuale. Tanti i temi affrontati: parcheggio della Vittoria, mediopadana, elezione di Renzi e accesso al welfare degli omosessuali. “Matteo Sassi? Una risorsa per il futuro della città”.
Bonforte, lei è appena stato confermato alla guida provinciale di SEL. Ci saranno dei cambiamenti?
Sempre più saremo attenti a quanto si muove nella società, ad essere ricettivi di idee e voglia di impegnarsi. La situazione è critica e c’è bisogno del contributo di tanti. Lo abbiamo già fatto alle elezioni politiche e lo rifaremo alle prossime comunali: chiederemo a chi ha voglia di impegnarsi di candidarsi nelle nostre liste.

Come si orienterà SEL in vista delle prossime elezioni amministrative?
La crisi economica sta producendo esclusione sociale anche nella nostra città. C'è un rancore diffuso a cui bisogna dare risposta. Noi chiederemo al PD di caratterizzare il prossimo mandato con la partecipazione e l'ascolto della città. L'errore più grande sarebbe non vedere i problemi e rifugiarsi in una visione mitica della Reggio di un tempo. Accanto alle eccellenze stanno crescendo le criticità e le famiglie che non ce la fanno. L'anima di Reggio, la sua storia, è nelle politiche di inclusione sociale. E' lì che abbiamo le nostre radici. Da lì dobbiamo partire per affrontare una situazione che è profondamente cambiata.

domenica 8 dicembre 2013

Primarie del Pd, come volevasi dimostrare

di Stefano Morselli
Sono sorpreso. Non dall'esito delle primarie del Pd, ampiamente previsto da tutti i sondaggi - ma bastava anche il semplice senso della realtà - più o meno nelle percentuali in cui si sta delineando. Ma dalla sorpresa e addirittura dalla delusione di molti amici che hanno raccontato, in qualche caso perfino creduto, che Cuperlo o Civati potessero vincere, o almeno avvicinarsi nelle percentuali al vincitore annunciato. 

Ora, qualcuno di questi amici si consola dicendo che "comunque" è stata una grande prova di partecipazione e di democrazia. Qualcun altro non si consola affatto, anzi si dispera perchè i "democristiani" hanno definitivamente espugnato la fu sinistra. Ai primi direi che la partecipazione c'è stata in fome e numeri che nessun altro partito è in grado dimettere in campo: ma, quanto ai contenuti e alle scelte future, non costituisce una consolazione, tantomeno una garanzia. Ai secondi direi che non dovrebbero prendersela con i "democristiani" (definizione per altro schematica e di comodo), che semmai hanno fatto ottimamente la loro parte, ma dovrebbero prendersela con i "sinistri" che nel corso di vent'anni e particolarmente negli ultimi sei non hanno voluto o saputo esprimere una identità , un gruppo dirigente, un progetto alternativi. 

Adesso, secondo me, non c'è da consolarsi nè da disperarsi. C'è da capire quali saranno concretamente - oltre la panna montata della propaganda e la vaghezza degli slogan - le scelte del plebiscitato '"uomo nuovo" Renzi. Chi sta già fuori dal Pd, dovrebbe valutarlo solo sui fatti, al di là di simpatie o antipatie personali. Sarebbe magari il caso che anche la sinistra interna al Pd lo valutasse su questo e, laddove le scelte fossero davvero "centriste", si chiedesse finalmente se vale la pena continuare a fare la "riserva indiana" ininfluente. Come accadde quando Veltroni, precedente "uomo nuovo" (?!?!) plebiscitato allo stesso modo di Renzi, annunciò urbi et orbi che il Pd NON sarebbe stato un partito di sinistra. Quasi tutti fecero finta di non sentire e sappiamo come è andata a finire..


tra Fede e Politica

di Laura Vezzosi
Vi regalo qui il pensiero di don Paolo Cugini (di Reggio) che condivido, e ringrazio per la schiettezza.
Una riflessione che parte dalle comunità di base del Brasile e arriva al Concordato tra stato e chiesa tutto made in Italy.
Laura Vezzosi

FEDE E VITA
La dimensione politica e sociale della fede è stato il tema che mi ha accompagnato nei circa quindici anni di esperienza missionaria in Brasile. Come dice Theobald la dimensione politica della fede è stata una delle risonanze del Vangelo che ho trovato, ascoltato e accolto nella realtà che ho incontrato. La lettura del Vangelo fatto nelle piccole comunità di base (Cebs), ma soprattutto nei tanti gruppi di giovani incontrati sia nelle comunità della zona rurale che nei quartieri poveri, mi ha mostrato come davvero il Vangelo possa restituire la fiducia nella vita, in quella vita spesso spezzata e maltrattata dalle strutture sociali e politiche di morte. Quante famiglie ho incontrato ai bordi delle strade dei grandi latifondi, vivendo in piccole capanne, lavorando e lottando per anni per conquistare quel piccolo pezzetto di terra che permetterebbe una vita migliore. 
Quante sofferenze causate dall’arroganza dei potenti di turno che se ne infischiano della dignità delle persone, soprattutto povere, che sistematicamente umiliano, ho dovuto ascoltare, accompagnare. E allora è vero che ...


Oggi ho votato alle primarie del PD

Ho votato alle primarie del PD perchè credo che l'Italia abbia bisogno di una sinistra unita.

Perchè credo che Civati come segretario possa ricostruire quello che il governo Letta ha ucciso.

Ovviamente non mi illudo che il prossimo candidato premier possa essere diverso da un Renzi, in quanto la sinistra ha bisogno di vincere in un modo decente e deciso.

Mah, così la vedo oggi, nei miei 32 anni di vita.
Avrei voluto scrivere prima queste righe, ma avevo dimenticato come usare il blog... scusate.  

Laura Vezzosi



venerdì 6 dicembre 2013

La legge di stabilità militare e la controfinanziaria di Sbilanciamoci!

La “legge di stabilità militare” non è una specifica “legge di stabilità” ma un principio generale della politica italiana: passano i governi, cambiano le maggioranze e le politiche economiche, ma ciò che rimane invariata, qualunque cosa accada, è la stabilità militare. Anzi, poiché la stabilità si mantiene accrescendola, come spiega il Rapporto 2014 della Campagna Sbilanciamoci! (una vera e propria “controfinanziaria”) presentato la settimana scorsa, “dal 1948 la spesa militare in Italia è sempre cresciuta in termini reali e proprio negli ultimi vent’anni, secondo la base dati della spesa pubblica per funzioni pubblicata dall’Istat, l’Italia ha registrato un aumento di quasi il 25% in termini reali per la sola Funzione Difesa”. Naturalmente (si fa per dire…) anche la “legge di stabilità” del governo Letta, si conforma alla permanente legge di stabilità militare, seguita da tutti i governi precedenti.

mercoledì 4 dicembre 2013

Primarie del Pd, a che serve un "soccorso rosso"?


La discussione che si sta sviluppando, nella sinistra esterna al Pd, sulla opportunità di partecipare alle primarie del Pd secondo me è interessante per ragioni che vanno al di là del fatto in sè di queste primarie. Chi ritiene opportuno andare a votare da esterno al Pd, lo spiega sostanzialmente come una specie di "soccorso rosso" nei confronti di Civati (o magari di Cuperlo) e come un supporto alla "resistenza" contro Renzi. considerato più o meno un usurpatore. Ragionando a mente fredda, a me questo discorso continua a non convincere, fermo restando naturalmente che ogni scelta (di partecipazione e di non partecipazione) è lecita e che, comunque, il mondo non finirà dopo le primarie del Pd,

Gli stessi che si apprestano al "soccorso rosso" nei confronti di Civati sanno e dicono che questo certamente non cambierà l'esito delle primarie. Sanno e dicono che Civati non vincerà. Però - aggiungono - un voto esterno lo aiuterà ad ottenere una minoranza un poco più rilevante, in modo da mantenere una voce di sinistra all'interno del Pd. E dopo? Voci di sinistra, all'interno del Pd, esistono già ora. Esistevano ai tempi di Veltroni (alquanto silenziose, per la verità), poi di Franceschini e di Bersani. Questo ha permesso al Pd di continuare a ottenere il voto, anche grazie a quelle voci, di molti elettori di sinistra. Ma non ha in alcun modo risolto la contraddizione strutturale che il Pd, proprio in quanto tale, si porta dietro fin dalla nascita.

Ma se, nonostante la lezione dei fatti, si ritiene che il Pd possa adesso svoltare verso sinistra. non sarebbe allora più logico condurre questa battaglia stando direttamente all'interno del Pd? E se, invece, si ritiene che questo non sia possibile, cambia qualcosa che Civati ottenga un punto in più, comunque nettamente minoritario, alle primarie? Altro discorso è pensare - lo penso anche io - che in un'ottica di centro-sinistra sia comunque necessario fare i conti con il Pd, sulle questioni concrete, chiunque risulti vincitore delle primarie: anche se il vincitore collocasse in modo finalmente chiaro il Pd in una posizione "centrista". D'altra parte, cosa è il centro-sinistra, se non una possibile alleanza (tutta da costruire) tra un centro e una sinistra?


Stefano Morselli

martedì 3 dicembre 2013

Congresso SEL: la relazione introduttiva

Congresso SEL: organismi dirigenti

Assemblea provinciale

NomeCognome
IvanBarchi
ErnestinaBazzi
MicheleBonforte
PaoloBorciani
GabrieleBrizzi
ErioBuffagni
AliceCamparini
LucianaCaselli
VilderCorradi
TeresaDebbi
SilviaDi Santo
AlgoFerrari
DanieleFerrari
FrancoFerretti
AntonellaFesta
GuidoGiarelli
EnricoGrassi
MilaLusetti
StefaniaMartini
StefanoMasia
SebastianoMilazzo
StefanoMorselli
PinoOliverio
KatiaPizzetti
MatteoSassi
YuriTorri
ValentinaTrizzino
MaurizioVergallo
LauraVezzosi
PieraVitale

Collegio garanzia

NomeCognome
AngeloGiampietri
DanieleLonidetti
MariaPasceri

lunedì 2 dicembre 2013

Perchè non parteciperò alle primarie del Pd

Domenica prossima si terranno le primarie per l'elezione del segretario nazionale e dell'assemblea nazionale del Pd. Io non vi parteciperò, non per qualche particolare intento polemico, ma per un motivo assai semplice: non sono un iscritto nè un elettore del Pd, quindi non ho alcun titolo per scegliere il segretario di quel partito. Infatti, il regolamento delle primarie recita testualmente: "Possono partecipare al voto tutte le elettrici e gli elettori che, dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Partito, di sostenerlo alle elezioni, e accettino di essere registrate nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori”.

Ora, è pur vero che nel caso del Pd "riconoscersi nella proposta politica del partito" è una espressione molto vaga ed elastica, dato che fin dalla nascita comprende tutto e il contrario di tutto. Ma il requisito di "sostenere il partito alle elezioni" taglia la testa al toro, NON essendo un elettore del Pd, non ho mai partecipato neppure alle precedenti primarie del Pd, nè ai tempi del plebiscito per Veltroni nè ai tempi del confronto Bersani-Franceschini. Per un motivo uguale e contrario, essendo un elettore del centrosinistra, ho invece sempre partecipato alle primarie per la designazione del candidato premier del centrosinistra, sia ai tempi di Prodi sia nella più recente consultazione che l'anno scorso si concluse con il successo di Bersani.

So che alcuni, pur condividendo questo ragionamento, si chiedono se non sia il caso di partecipare ugualmente a queste primarie, per sostenere un candidato che si considera più vicino alle proprie idee, o almeno per contrastare un altro che si considera più lontano, riservandosi poi di adeguarsi oppure no a risultato del voto. Io ritengo che chi partecipa alle primarie si impegni moralmente ad accettarne l'esito, anche nel caso che il vincitore non sia quello auspicato. Personalmente – pur valutando in modo diverso i tre candidati - non potrei certo assumermi un impegno di questo genere.

Stefano Morselli

mercoledì 27 novembre 2013

Congresso Provinciale “Sinistra Ecologia Libertà” Reggio Emilia

Congresso Provinciale “Sinistra Ecologia Libertà” Reggio Emilia
Domenica 1 Dicembre 2013
Ostello della Ghiara, Via Guasco 6, Reggio nell'Emilia

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09,30 Registrazione partecipanti
10,15 Inizio congresso
10,20 Insediamento Presidenza
10,40 Relazione coordinatore provinciale
11,30 Interventi invitati
13,00 pausa pranzo

13,30 Riunione commissioni
14,20 Ripresa lavori - dibattito
17,00 Gruppi di lavoro e commissioni
18,00 Intervento rappresentante SEL nazionale
18,20 Comunicazioni commissioni e voto
19,30 Fine prevista lavori congresso

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E' possibile parcheggiare nella strada parallela a Viale Timavo. 
Vi sono le strisce blu, ma la domenica il parcheggio è gratuito.

martedì 26 novembre 2013

Quattro princìpi per il Servizio civile

Una sentenza incompleta
Come previsto, il Tribunale di Milano ha emanato l’ordinanza che accoglie il ricorso sul bando di Servizio Civile per non essere stato aperto ai cittadini stranieri residenti nel nostro Paese, come previsto dalla sentenza della Corte d’Appello del marzo scorso. Questo bando, rivolto a 15.466 volontari, il numero più basso dal 2005, con una copertura finanziaria complessiva di 65 milioni di euro (la metà del costo di un solo caccia f-35, per fare un raffronto congruente), uscito a due anni di distanza dall’ultimo bando ordinario e ad uno dalla presentazione dei progetti, con un numero di domande presentate ancora incerto, ma calcolato tra le 10 e le 20 volte eccedenti rispetto ai posti disponibili, è già il segno di un sistema al collasso per mancanza di fondi. La sentenza ha aggiunto, riproponendola, la questione del rapporto tra difesa della patria e diritto di accesso al servizio civile dei cittadini stranieri, temi che tiene giustamente insieme, ma attraverso una declinazione debole e incompleta, che non aiuta il necessario rilancio, per tutti, del servizio civile nazionale. Rimane alla politica il compito di darne, invece, una declinazione forte e completa che tenga insieme la realizzazione dei diversi principi.

venerdì 22 novembre 2013

Materiali del seminario: Reggio Emilia, tra crisi e futuro intelligente

Nutrita partecipazione al seminario “Reggio Emilia, tra crisi e futuro intelligente”.
Sono stati presentati dati, proposte e suggestioni sul passato ed il futuro della nostra città.
Man mano che saranno disponibili pubblicheremo i materiali presentati. L'impegno è quello di avviare un percorso aperto che - partendo da una fotografia reale della società reggiana, oggi visibilmente più povera e vulnerabile rispetto ad alcuni anni fa - si ponga l’obiettivo di tratteggiare idee, soluzioni e traiettorie di buona politica per rispondere ai problemi e alle sfide che caratterizzano il futuro di Reggio Emilia.

Cominciamo dalle slide presentate dall'assessore Matteo Sassi.


venerdì 15 novembre 2013

Reggio Emilia, tra crisi e futuro intelligente




Il modello emiliano ha rappresentato una straordinaria sintesi storica, culturale e politica in grado di assicurare a lungo il benessere e la competitività del territorio grazie ad un felice incontro tra coesione sociale, sviluppo economico ed innovazione. Oggi non è più così; nel corso degli ultimi anni il territorio reggiano ha perso coesione sociale e quindi le condizioni per il suo stesso sviluppo economico.
“Reggio Emilia, tra crisi e futuro intelligente” è il primo appuntamento di un percorso aperto alla città che - partendo da una fotografia reale della società reggiana, oggi visibilmente più povera e vulnerabile rispetto ad alcuni anni fa - si pone l’obiettivo di tratteggiare idee, soluzioni e traiettorie di buona politica per rispondere ai problemi e alle sfide che caratterizzano il futuro di Reggio Emilia.

Mercoledì 20 Novembre ore 20,45 
Viale Allegri 9, Reggio Emilia


Introduce e modera:
Matteo Sassi
Assessore alle Politiche Sociali, Lavoro, Salute e Progetto Casa del Comune di Reggio Emilia.

Contributi tematici di:
Vittorio Gimigliano - Architetto
Matteo Alberini - Responsabile Politiche economiche e del territorio, Segreteria CdLT CGIL
Fabiana Montanari - Presidente Arcigay “Gioconda” Reggio Emilia;



giovedì 14 novembre 2013

Sistema Vergogna in Movimento. Ora il ministro Mauro di dimetta

Dopo le meditazioni antiumaniste (oltre che anticristiane, ma questo è un problema suo) del ministro Mauro, “per amare la pace bisogna armare la pace”, che gli sono valse l’arruolamento nella Lockheed Martin come testimonial pubblicitario per i caccia F35, non ci stupiamo più delle trovate belliciste di questo governo. Eppure il tour promozionale della portaerei da guerra Cavour per i porti dell’Africa e del Golfo Persico – definito Sistema Paese in Movimento – per promuovere le “eccellenze italiane” dell’industria armiera, imbellettato con una spruzzatina di cooperazione internazionale, pur confermando il pesante invischiamento tra industria bellica e apparati militari che già conosciamo, è un salto di qualità negativa assolutamente “inaccettabile e spregiudicato”, come lo definisce un comunicato della Rete Italiana Disarmo . Per lo più mai discusso e votato in Parlamento.

domenica 10 novembre 2013

Aprite quella porta. Riflessioni sul congresso del Pd




Su l'Unità di oggi, il neo direttore Luca Landò scrve un editoriale sul Pd. E' un editoriale lucido e anche severo sui numerosi errori ed autogol, passati e presenti, di quel partito. Ultimi in ordine di tempo i tesseramenti gonfiati e i congressi taroccati in alcuni (non così pochi) circoli e città. Però, c'è  un "però" - lo ripeto spesso ad amici del Pd incazzati per come vanno le cose nel loro partito  - che fa rimanere "sospese nel vuoto" le (pur sacrosante) critiche impostate in quel modo.

Il "però" è che manca sempre un pezzo di ragionamento, secondo la logica ancora prima ancora che secondo la politica. Certe dinamiche deteriori si ripetono continuamente, instancabilmente, fin dalla nascita del Pd. Semmai, con il passare degli anni, tendono ad aggravarsi, acquisiscono contorni grotteschi. Nonostante gli abbandoni (dal cofondatore Rutelli all'incredibile graduato della prima ora Calearo, passando per parecchi altri), nonostante le svolte, nonostante i frenetici avvicendamenti di segretari (Veltroni, Franceschini, Bersani, Epifani, tra poco probabilmente Renzi). Possibile che tutto ciò dipenda soltanto da un personale politico inadeguato, inaffidabile, opportunista, quando non addirittura "traditore"? Anche se aspetti di questo genere hanno un loro peso, la risposta, ovviamente, è no: non è possibile.

Scartando anche l'ipotesi che la colpa sia allora del destino cinico e baro, bisognerebbe finalmente prendere nella dovuta considerazione l'idea - ma più che una idea, a me pare un fatto evidente - che, nella sostanza, tutti gli sviluppi successivi dipendano proprio da come è stato concepito e fondato il Pd. Dal suo "DNA costitutivo", programmaticamente privo di un progetto politico condiviso e di una identità politica riconoscibile. Se il problemna è strutturale, di fabbricazione, i guasti continui e le continue revisioni hanno una spiegazione. Altrimenti? Questo è esattamente il punto di fronte al quale molti critici interni al Pd si fermano, come se procedere oltre significasse varcare un confine proibito: Come se stesse scritto: non aprite quella porta. .

A mia conoscenza, nell'attuale dibattito congressuale del Pd, solo Civati in qualche momento ha fatto capire che bisognerebbe avventurarsi proprio oltre quel confine, aprire quella porta. Ragionare non di un'altra e precaria manutenzione, ma di una radicale e coraggiosa ricostruzione. Poi, purtroppo, anche Civati rischia di affondare nelle sabbie mobili di regolamenti demenziali,  tesseramenti sospetti e poi sospesi, congressi contesi non tra opzioni politiche ma tra cordate di potere. In ogni caso, poichè Civati NON diventerà il segretario del Pd, la prospettiva più probabile è proprio quella di una ennesima manutenzione. Magari travestita da rottamazione, ma tra gli applausi di molti presunti rottamandi.

C'è il tempo, c'è la possibilità di andare invece al fondo della questione politica vera, cioè la ricostruzione - ovviamente non per un astratto puntiglio accademico, ma in relazione alle tematiche reali dell'Italia e dell'Europa di oggi - diuna adeguata rappresentanza politica della sinistra italiana? Non lo so, ho molti dubbi. Ma la questione resta quella. Per chi - dentro il Pd e fuori del Pd - abbia ancora l'nteresse e la passione di affrontarla.

Stefano Morselli

giovedì 7 novembre 2013

E se il confronto a sinistra ripartisse da queste domande?

E se il confronto a sinistra - sia sul piano locale che nazionale - ripartisse provando a dare una risposta a questo domande cruciali, poste oggi da Nichi Vendola? 

"Perché l'Italia, che è agli ultimi posti tra i Paesi dell'Ocse per investimenti per scuola, ricerca, università, deve essere tra i primi Paesi del Pianeta per spese del settore militare?
Voglio sapere per quale ragione l'Italia spenda 70 milioni di euro al giorno per spese del settore militare. Se noi ce lo possiamo consentire a fronte del fatto che la povertà tra gli anziani o tra i bambini sta diventando un fenomeno angosciante?
E' normale spendere 26 miliardi di euro all'anno in spese del settore militare?"

Pasquale Pugliese


Sassi al Pd: «Ora diamoci una mossa»

di Massimo Sesena
«Forse mi sono perso qualche passaggio, ma non mi pare che in questo congresso del Pd che si è appena concluso, qualcuno dei candidati abbia toccato temi di carattere politico-amministrativo che riguardino la città».

Così, da osservatore esterno, Matteo Sassi, assessore al welfare del Comune di Reggio, da più parti indicato come il principale competitor di Luca Vecchi alle primarie del centrosinistra per la poltrona di sindaco di Reggio, affonda il coltello nelle ferite ancora aperte del Pd reggiano. E in questa intervista anticipa i temi della campagna elettorale di Sel in vista del 2014, che avrà un prologo mercoledì 20 novembre, quando proprio Sel lancerà una iniziativa pubblica sui temi del governo cittadino. Sarà il primo passo verso le Amministrative 2014 sul capoluogo. In attesa che il Pd faccia il suo.
Anche lei va ad aggiungersi ai delusi dal congresso Pd?
«La mia è una presa d' atto.
Che parte da un dato numerico: a mio avviso c' è da riflettere su quante persone abbiano partecipato all' elezione del nuovo segretario. Sia rispetto al numero degli iscritti, sia rispetto al numero di coloro che si erano recati a votare per le ultime primarie del centrosinistra. Evidentemente, nessuna delle parti in gioco ha saputo fare proposte politiche di qualità. E mi riferisco sempre e soltanto alla città e ai suoi problemi».
Faccia qualche esempio...
«Qualcuno nel Pd ha forse parlato del graduale impoverimento che riguarda la città?
Guardiamo alla disoccupazione giovanile che anche a Reggio è a livelli preoccupanti.
Possibile che non si colga il legame tra questo dato e, ad esempio, l' altro dato dell' abbandono scolastico? A Reggio il 15% dei ragazzi non arriva oltre la licenza media inferiore, e all' interno di questa percentuale tanti vi arrivano anche tardi».

mercoledì 6 novembre 2013

cittadini di serie A e di serie B dinanzi alla legge

senatore Peppe De Cristofaro 
Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, onorevoli colleghi,
in questa vicenda c'è un punto che a nostro avviso va chiarito al di là di ogni ambiguità: non c'è da parte nostra, Sinistra Ecologia Libertà, nessun dissenso sulla scarcerazione di Giulia Ligresti, detenuta in stadio di custodia cautelare per gravi motivi di salute. Era, a nostro avviso, un atto dovuto; è stato un atto di giustizia in un universo carcerario in cui purtroppo la giustizia e la civiltà sono merci rare.
Quello che invece ci ha convinti molto meno, e che tra i primi abbiamo dichiarato dover essere oggetto dell'attenzione del Parlamento, è stato il modo in cui questo atto è stato chiesto dal Ministro guardasigilli, cioè non con un atto alla luce del sole, tale da imporre alla politica l'obbligo di affrontare problemi gravi ed urgentissimi come l'abuso della detenzione cautelare e le condizioni di salute dei detenuti, ma con una telefonata, ossia con un classico intervento dall'alto. È su questo punto che abbiamo chiesto chiarimenti, non perché Giulia Ligresti dovesse restare in carcere, ma perché abbiamo inteso fin dall'inizio che questa strada, in un Paese in cui per troppi anni è stata drammaticamente evidente la divisione tra cittadini di serie A e di serie B dinanzi alla legge, avrebbe potuto accentuare questa percezione, quella cioè secondo la quale in Italia la legge non è uguale per tutti.

lunedì 4 novembre 2013

Il 4 novembre sia Festa del Disarmo (anziché delle Forze Armate)


Anche quest’anno il 4 novembre  nelle piazze d’Italia torneranno i picchetti militari e gli alzabandiera per la Festa delle Forze Armate (scusate il festival di maiuscole). Il 4 novembre, data di fine della prima guerra mondiale, la “grande guerra”, fin dal 1919 si festeggiano le forze armate nell’unica “festa nazionale che abbia attraversato le età dell’Italia liberale, fascista e repubblicana”, come ci ricorda wikipedia, come se niente fosse cambiato in questo secolo trascorso. 
Allora ricordiamola questa “grande guerra”, che fu chiamata così non solo per la sua dimensione intercontinentale ma sopratutto per la capacità distruttiva su larga scala messa in campo dagli eserciti. Quei 4 anni di guerra provocarono la repentina riconversione delle moderne invenzioni tecniche in strumenti bellici, finalizzati al terrore di massa. Il sistema economico indirizzò tutte le sue risorse a sostenere l’impegno di guerra. Le nuove fabbriche fordiste – chimiche, meccaniche, aeronautiche e navali – furono rapidamente piegate al servizio delle armi chimiche, dei carri armati, degli aerei da combattimento, dei sottomarini da guerra, moltiplicando la produzione in tutti i settori. Con 60 milioni di combattenti e 16 milioni di morti, di cui 7 milioni di civili, la guerra diventò, per la prima volta, di massa e totale. “Questa guerra segna uno spartiacque – scrive Anna Bravo, ne La conta dei salvati – che divide la storia e la memoria moderna in un prima e un dopo

giovedì 31 ottobre 2013

I dolori del giovane Fassina

di Michele Bonforte

La legge di stabilita proposta dal governo Letta pochi giorni fa, ha fatto arrabbiare Stefano Fassina, esponente al governo della sinistra PD. Ha minacciato le dimissioni per essere stato escluso dai lavori preparatori della proposta del governo.
Letta ha ricucito e, a dimissioni rientrate, ora Fassina farà la regia delle modifiche che verranno fuori dal passaggio parlamentare.
Fassina aveva ragione ad essere arrabbiato. La legge di stabilità si bassa su tre assi: aumento della tassazione per i redditi bassi, tagli al welfare comunale, privatizzazioni. Un bel mix delle idee economiche della destra firmate da Brunetta, che già da decenni vengono praticate, e che ci hanno portato all’attuale crisi economica. Ora c’è da sperare che la regia affidata a Fassina porti qualcosa di sinistra nelle politiche economiche del governo Letta.
L’attesa in verità dura da alcuni mesi. Fassina si era presentato nei talk show politici televisivi con un piglio aggressivo ed una proposta shock: la crisi si cura con la riduzione delle diseguaglianze sociali, che oltre ad essere eticamente sbagliate, hanno prodotto la particolare profondità della crisi economica italiana. Il nostro ci aveva scritto su anche un libro, che ne avevano consacrato l’immagine di economista di sinistra.

mercoledì 30 ottobre 2013

Contro l'omofobia


"...nella mente degli uomini". Oltre la Settimana ONU per il Disarmo

La Settimana del disarmo e la sua rimozione
A partire dal 1978, tutti gli anni le Nazioni Unite promuovono, dal 24 al 30 ottobre, la “Settimana internazionale per il Disarmo”, istituita dall”Assemblea Generale per ricordare la data di fondazione dell’ONU, avvenuta il 24 ottobre 1945 allo scopo di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra” (com’è scritto nel Preambolo dello Statuto). Nel documento del ’78 istitutivo della Settimana si richiama l’attenzione degli Stati sull’estrema pericolosità della corsa agli armamenti, si incoraggiano a compiere gli sforzi per porvi fine e a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’urgenza del disarmo.
Oggi la corsa agli armamenti è di gran lunga più grave e accelerata degli anni ’70 – le spese militari globali sono aumentate del 50% nel decennio 2002-2012 – ossia i governi nel loro insieme non hanno mai speso tanto per la guerra quanto in questa fase di gravissima crisi economica e sociale globale, che ha portato alla drastica riduzione delle condizioni di vita anche nei paesi che avevano sperimentato nel corso del ’900 forme avanzate di stato sociale. Tuttavia, il tema del disarmo è completamente rimosso dalle agende politiche nazionali e internazionali, sottratto dai media all’attenzione dell’opinione pubblica, non più evocato dagli intellettuali, ne perseguito da sindacati e partiti di massa.