martedì 19 aprile 2016

Referendum: l'astensione vince, ma non si arruola. E chi di astensione ferisce...

Stefano Morselli

Il referendum è andato, più o meno, come era prevedibile. Personalmente, avevo largheggiato, ipotizzando con gli amici una percentuale di votanti un po' superiore, fra il 35 e il 40%: ma comunque lontana dal quorum. Altrettanto prevedibile era il plebisicito per il SI tra coloro che sono andati alle urne.

Non credo che i promotori e i sostenitori del referendum possano accontentarsi del fatto che circa un terzo degli elettori sia andato comunque alle urne, nonostante la specificità e la scarsa popolarità del quesito referendario (nonchè l'interesse obiettivamente inferiore per la popolazione che non vive sulle coste oriental). Non è di particolare consolazione il fatto, già ben noto da prima, che ormai da una ventina di anni i referendum non raggiungono il quorum, con l'eccezione di quelli del 2011 sull'acqua pubblica, sicuramente più "attrattivi" per l'argomento (e per altro rimasti poi alquanto inapplicati). La conclusione è pur sempre che il referendum di ieri non ha ottenuto la partecipazione sufficiente per essere valido.

Non credo nemmeno, però, che possano cantare vittoria i "nuovi filosofi", presidente del consiglio in testa, che hanno intonato salmi sulla legittimità dell'astensionismo. Scomodando perfino la Costituzione per nobilitare un fenomeno - l'astensionismo, appunto - già largamente sdoganato e praticato senza che nessuno pretendesse la benedizione dei Padri Costituenti. Questi nuovi filosofi, invece di arruolare abusivamente i non votanti, dovrebbero dare una occhiata a qualche recente tornata elettorale. Scoprirebbero, ad esempio, che nelle elezioni regionai dl 2014, in Emilia Romagna, andò alle urne una percentuale di cittadini pochissimo superiore a quella, non entusiasmante, che ha votato in questo referendum. Per dire.

Se poi si vuole dare una lettura politica, quanto è successo ieri può essere considerato il primo tempo di una partita che proseguira alle imminenti elezioni amministrative e si concluderà con il referendum costituzionale dell'autunno prossimo. Non è detto che 15 milioni di votanti al referendum di ieri si schiereranno compattamente "contro" le relative indicazioni del presidente del consiglio. Ma in quelle prossime occasioni non sarà certo possibile arruolare altrettanto facilmente "a favore" del presidente degli consiglio tutti gli altri che ieri si sono astenuti.

Chii di astensione ferisce... .

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