Stefano Morselli
Se c'era uno che, al di là della sua personale e legittima opinione, avrebbe dovuto trattenersi dal festeggiare l'astensione maggioritaria al referendum di ieri, quello era Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, Un pò' per bon ton istituzionale: la carica che ricopre fu ottenuta, a suo tempo, anche grazie al voto di molti che ieri hanno partecipato al referendum. Ma soprattutto per il fatto che, nel 2014, proprio Bonaccini prevalse in una tornata elettorale caratterizzata dalla più bassa partecipazione mai registrata in Emilia Romagna: il 37,6%.
Una percentuale di pochissimo superiore a quella ottenuta dal referendum di ieri. Per vincere quelle elezioni, quindi, fu concretamente sufficiente a Bonaccini il consenso di un elettore su cinque tra gli aventi diritto nella sua regione. «Certo non si può essere soddisfatti di una partecipazione così bassa - commentò allora lui stesso - Va ricostruita la fiducia di un pezzo dell’elettorato che ha voltato le spalle al voto». .
Però questa volta, oltre a non votare personalmente, Bonaccini si è anche dichiarato molto contento per l'esito del referendum. Cioè per una astensione più o meno pari a quella che si verificò in occasione della sua elezione a presidente della Regione. Della quale nel 2014 non si poteva essere soddisfatti, mentre oggi invece sì. A proposito di "ricostruire la fiducia di un pezzo dell'elettorato eccetera eccetera".
Dice un vecchio proverbio: un bel tacer non fu mai scritto. Appunto.
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