venerdì 29 aprile 2016
mercoledì 27 aprile 2016
Claudio Fava a Reggio Emilia
Lunedì 2 Maggio 2016 ore 20,30
Ostello della Ghiara, Via Guasco 6, Reggio Emilia
con
Claudio Fava
(deputato Sinistra Italiana, vicepresidente commissione antimafia)
Manuel Masini
(portavoce Associazione “Libera” - Reggio Emilia)
Guido Mora
(Segretario CGIL Reggio Emilia)
coordina
Mattia Caiulo
(giornalista Agenzia Dire)
Parcheggi: in Viale Timavo, gratuito dalle ore 20.
sabato 23 aprile 2016
Il referendum costituzionale e i furbetti del Parlamentino
Stefano Morselli
Succede che il capo del Pd e del governo, con la trovata di farlo chiedere dai suoi parlamentari che hanno appena approvato la legge di riforma a maggioranza semplice, provi a far credere agli italiani che il referendum sia una sua generosa concessione, non un preciso diritto che la Costituzione assegna - per senso logico prima ancora che politico - a coloro che NON condividono quella specifica legge di riforma costituzionale. Nemmeno il Banana ci aveva pensato quando provò lui a rottamare la Costituzione: all'epoca il referendum, come è ovvio, fu promosso (e vinto) da chi si opponeva.
Anche ad alcuni parlamentari Pd , che si sono rifiutati di sottoscriverla, questa messa in scena è sembrata grottesca. Il capo del Pd e del governo, che evidentemente ci prende tutti per citrulli, fa finta di esserne stupito. Furbetto del Parlamentino (del quale, per altro, nemmeno fa parte).
giovedì 21 aprile 2016
Il presidente della Regione Emilia Romagna ora festeggia l'astensione: un bel tacer non fu mai scritto
Stefano Morselli
Se c'era uno che, al di là della sua personale e legittima opinione, avrebbe dovuto trattenersi dal festeggiare l'astensione maggioritaria al referendum di ieri, quello era Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, Un pò' per bon ton istituzionale: la carica che ricopre fu ottenuta, a suo tempo, anche grazie al voto di molti che ieri hanno partecipato al referendum. Ma soprattutto per il fatto che, nel 2014, proprio Bonaccini prevalse in una tornata elettorale caratterizzata dalla più bassa partecipazione mai registrata in Emilia Romagna: il 37,6%.
Una percentuale di pochissimo superiore a quella ottenuta dal referendum di ieri. Per vincere quelle elezioni, quindi, fu concretamente sufficiente a Bonaccini il consenso di un elettore su cinque tra gli aventi diritto nella sua regione. «Certo non si può essere soddisfatti di una partecipazione così bassa - commentò allora lui stesso - Va ricostruita la fiducia di un pezzo dell’elettorato che ha voltato le spalle al voto». .
Però questa volta, oltre a non votare personalmente, Bonaccini si è anche dichiarato molto contento per l'esito del referendum. Cioè per una astensione più o meno pari a quella che si verificò in occasione della sua elezione a presidente della Regione. Della quale nel 2014 non si poteva essere soddisfatti, mentre oggi invece sì. A proposito di "ricostruire la fiducia di un pezzo dell'elettorato eccetera eccetera".
Dice un vecchio proverbio: un bel tacer non fu mai scritto. Appunto.
On. Paglia (SI): Mafie, Brescello. Non è finita, in ER molto da lavorare
Giovanni Paglia
Sinistra Italiana
Il Comune di Brescello è stato sciolto per mafia.
Parliamo del posto dove il sindaco del PD Coffrini definiva una brava persona il boss Grande Aracri.
È la prima volta che succede in Emilia Romagna e non si può parlare di fine di una brutta storia.
Il processo Aemilia con tutte le sue implicazioni e articolazioni è infatti lì a dirci che abbiamo ancora tanto da riflettere su noi stessi, su cosa siamo diventati, su anticorpi tutti da costruire.
C'è insomma molto da lavorare e poco da minimizzare.
È la prima volta che succede in Emilia Romagna e non si può parlare di fine di una brutta storia.
Il processo Aemilia con tutte le sue implicazioni e articolazioni è infatti lì a dirci che abbiamo ancora tanto da riflettere su noi stessi, su cosa siamo diventati, su anticorpi tutti da costruire.
C'è insomma molto da lavorare e poco da minimizzare.
martedì 19 aprile 2016
Referendum: l'astensione vince, ma non si arruola. E chi di astensione ferisce...
Stefano Morselli
Il referendum è andato, più o meno, come era prevedibile. Personalmente, avevo largheggiato, ipotizzando con gli amici una percentuale di votanti un po' superiore, fra il 35 e il 40%: ma comunque lontana dal quorum. Altrettanto prevedibile era il plebisicito per il SI tra coloro che sono andati alle urne.
Non credo che i promotori e i sostenitori del referendum possano accontentarsi del fatto che circa un terzo degli elettori sia andato comunque alle urne, nonostante la specificità e la scarsa popolarità del quesito referendario (nonchè l'interesse obiettivamente inferiore per la popolazione che non vive sulle coste oriental). Non è di particolare consolazione il fatto, già ben noto da prima, che ormai da una ventina di anni i referendum non raggiungono il quorum, con l'eccezione di quelli del 2011 sull'acqua pubblica, sicuramente più "attrattivi" per l'argomento (e per altro rimasti poi alquanto inapplicati). La conclusione è pur sempre che il referendum di ieri non ha ottenuto la partecipazione sufficiente per essere valido.
Non credo nemmeno, però, che possano cantare vittoria i "nuovi filosofi", presidente del consiglio in testa, che hanno intonato salmi sulla legittimità dell'astensionismo. Scomodando perfino la Costituzione per nobilitare un fenomeno - l'astensionismo, appunto - già largamente sdoganato e praticato senza che nessuno pretendesse la benedizione dei Padri Costituenti. Questi nuovi filosofi, invece di arruolare abusivamente i non votanti, dovrebbero dare una occhiata a qualche recente tornata elettorale. Scoprirebbero, ad esempio, che nelle elezioni regionai dl 2014, in Emilia Romagna, andò alle urne una percentuale di cittadini pochissimo superiore a quella, non entusiasmante, che ha votato in questo referendum. Per dire.
Se poi si vuole dare una lettura politica, quanto è successo ieri può essere considerato il primo tempo di una partita che proseguira alle imminenti elezioni amministrative e si concluderà con il referendum costituzionale dell'autunno prossimo. Non è detto che 15 milioni di votanti al referendum di ieri si schiereranno compattamente "contro" le relative indicazioni del presidente del consiglio. Ma in quelle prossime occasioni non sarà certo possibile arruolare altrettanto facilmente "a favore" del presidente degli consiglio tutti gli altri che ieri si sono astenuti.
Chii di astensione ferisce... .
lunedì 18 aprile 2016
I SI al referendum sulle trivelle sotto il quorum, ma sopra i voti ottenuti da Bonaccini e Renzi
Michele Bonforte
Alla fine le tecniche di “distrazione di massa” messe in atto dal Governo Renzi l’hanno avuto vinta sulla partecipazione al referendum sulle trivelle.
Ma la presenza alle urne di 15,5 milioni di elettori pari al 31,2% non può essere trascurata. Al suo interno vi è tutto il malessere del popolo di sinistra per un governo ed un PD che hanno tradito il mandato elettorale ricevuto alle ultime elezioni politiche.
La sottovalutazione degli effetti politici di questa partecipazione significativa anche se non maggioritaria, ha un peso di rilievo ad esempio nella nostra regione.
L’attuale presidente Stefano Bonaccini ha ottenuto nelle ultime elezioni regionali 615.723. I SI al referendum sulle trivelle sono stati ben 901.088. A rigor di logica dunque la legittimità a governare di Bonaccini è inferiore al mandato dato dall’elettorato sulle trivelle. Ma nell’afasia democratica che attraversiamo, abbiamo potuto vedere Bonaccini schierarsi a favore dell’astensione, immemore di aver già fatto il pieno di astensioni!
Allo stesso modo 13,3 milioni nazionali di SI sono molti di più di 11.2 milioni di voti alle europee del PD (il famoso 40 per cento di Renzi).
Renzi e soci che oggi festeggiano con le astensioni, stanno ballando sulla tolda del Titanic.
Perché con le astensioni puoi far finta di aver vinto un referendum, ma alle elezioni (e al referendum costituzionale) poi servono i voti veri.
Perché con le astensioni puoi far finta di aver vinto un referendum, ma alle elezioni (e al referendum costituzionale) poi servono i voti veri.
mercoledì 13 aprile 2016
Renzi, l’azzardo, le trivelle e la democrazia
Michele Bonforte
Solo su quello che ci porterà al voto il 17 Aprile, non vi sono stati tentativi di intervento da parte del Governo né di sostanza né per eluderlo. Eppure il contenuto di questo quesito, cioè l’abolizione del rinnovo indefinito della concessione nelle piattaforme di trivellazione marine entro le 12 miglia, non era tanto diverso da un altro, evitato, che riguardava lo stesso tema ma per le perforazioni a terra.
Come mai il governo Renzi ha voluto portare il paese al voto?
Non certo per la rilevanza data al quesito o per la ricerca di un consenso sul merito, visto che la posizione ufficiale del PD di Renzi è che il referendum è inutile e dunque tanto vale starsene a casa astenendosi.
Appare molto fondata l’impressione che siamo di nuovo davanti alla voglia del premier di giocare d’azzardo nel tentativo di conseguire risultati politici che gli spianino il percorso fino al desiderato trionfo nel prossimo referendum costituzionale.
Renzi ha voluto tenere il referendum sulle trivelle a tutti i costi puntando sul suo fallimento, anche grazie scelta di non abbinarlo alle elezioni comunali, per regolare i conti sia dentro il PD, che nel rapporto istituzionale fra Stato e Regioni.
Renzi ci offre un anticipo sulla riforma costituzionale neoautoritaria che verrà. Dopo la sbornia del federalismo regionale, che portò il PD ad una pessima riforma costituzionale sul titolo 5°, ora il pendolo ritorna sul centralismo statale. Chi ci va di mezzo sono le comunità locali, la loro capacità di autogoverno, e la costituzione continuamente strappata alle convenienze politiche del momento.
Renzi pensava di averla vinta facile, visto lo stato pessimo dell’immagine delle regioni. Ma non aveva previsto che la rete di collusioni ed affari che lo ha sorretto finora, portandolo al governo senza mai essere stato votato, potesse crollare proprio a pochi giorni dal voto sulle trivelle.
Lo scandalo dei pozzi petroliferi in Basilicata che ha colpito la ministra Guidi è la punta dell’iceberg di una gestione a dir poco disinvolta della cosa pubblica.
Al tavolo da poker oggi sono uscite carte pessime per Renzi. Anche ai migliori giocatori può capitare di perdere.
Si tratta di capire se l’Italia ha proprio bisogno di un ludopatico al governo, tentato dal rilancio continuo.
sabato 9 aprile 2016
Michele Bonforte a Decoder, trasmissione di Telereggio
Al centro della conversazione con il coordinatore provinciale di SEL i rapporti con Il Pd, che a livello nazionale sono sempre più conflittuali. Il referendum no triv. A Reggio Emilia si parla di Iren, acqua pubblica e della presenza della criminalità organizzata.
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