sabato 27 febbraio 2016

La sinistra PD oltre il guado


Michele Bonforte

Enrico Rossi, presidente della regione Toscana, ha con un certo anticipo dichiarato di voler competere con Renzi, quando fra un anno ci sarà il congresso del PD. Forte di un certo gradimento nella sua regione, Enrico Rossi si propone di rappresentare le idee di sinistra in quel dibattito congressuale.
Poichè negli stessi giorni a Roma prendeva il largo il progetto di Sinistra Italiana, nasce il sospetto di un’operazione fatta solo per rubare la scena a chi chiama la sinistra a raccogliersi fuori ed in alternativa al PD di Renzi. O per prevenire una emorragia di militanti dal PD, offrendo loro qualcosa di sinistra a cui aggrapparsi.
Ma occorre almeno per un attimo prendere sul serio il proposito di Enrico Rossi. E porsi di conseguenza la domanda se il PD dopo tre anni di cura Renzi sia contendibile e riorientabile a sinistra.
Il progetto di Renzi di allargare e riposizionare al centro il PD, dopo numerosi intoppi, sembra negli ultimi mesi aver colto alcuni significativi successi. Al di là dell’impresentabilità di Verdini e soci, l’emorragia di parlamentari da Forza Italia alla maggioranza di governo non è una semplice manifestazione di trasformismo parlamentare, ma rappresenta un fenomeno reale presente nel paese.
Più visibile al Sud, ma presente anche in altre regioni, capicorrente del centro destra aderiscono al PD insieme alla propria rete di consenso. Il tesseramento al PD dopo anni di diminuzioni, registra nel 2015 una certa ripresa, malgrado vi siano significativi abbandoni da sinistra. Il PD sta mutando nel partito della nazione. Quello che prima era solo un progetto, oggi è un processo in atto. In molte città dove si andrà al voto fra pochi mesi, il PD si presenta con al fianco delle liste civiche di destra, in modo da offrire un ponte a questa auspicata migrazione di ceto politico.
Bisogna dare atto a Renzi della tenacia e perseveranza con cui prosegue il suo disegno strategico: spostare al centro il PD, per renderlo appetibile all’elettorato di destra.
Complici i grillini, anche l’occasione della discussione sul riconoscimento delle coppie omosessuali, è servito per fare un altro passo in quella direzione.
Imbarcare in maggioranza Verdini e soci, e dare un profilo “europeo” al partito della nazione, sensibile sui diritti civili quanto chiuso sui temi sociali.
Oggi la sinistra interna al PD denuncia il suo snaturamento. Ma ciò è avvenuto sopratutto attraverso l’emanazione di leggi lontanissime dai valori che ispirano la sinistra (jobs act, e sconto tasse alle case dei ricchi, per citarne alcune).
La difficoltà della sinistra interna al PD sta tutta qui: denuncia uno slittamento moderato del PD, ma ha votato in questi anni tutti i provvedimenti che l’hanno materializzato.
La sinistra del PD sembra difendere senza idee e forza il bidone vuoto del PD delle origini, richiamandosi spesso alla lontana epoca dell’Ulivo.
Ma il PD è cambiato non solo nelle idee che lo ispirano, ma anche nella sua composizione materiale, in modo che sembra ormai irreversibile. Se oggi si ponesse il tema di un ricambio della leadership di Renzi, ciò avverrebbe non riportando il pendolo a sinistra, ma consegnandolo a qualcuno dei giovani rampanti del cerchio magico di Renzi. E forse allora rimpiangeremmo quel po’ di sinistra che in Renzi pure esiste.
Se c’è una possibilità di cambiare il PD questa passa attraverso la bocciatura nel referendum costituzionale, e non chiedendo un congresso dove si registrerebbero i mutati rapporti di forza interni.

Avrà la sinistra del PD il coraggio delle proprie idee?
Oltre il guado del referendum costituzionale, nulla sarà più come prima.

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