giovedì 28 maggio 2015

Certa sinistra e certo Pd

Stefano Morselli

Certa sinistra. Il capo del governo e segretario del Pd, che solitamente ama indossare i panni del rottamatore, non disdegna però quelli del riesumatore. Ad esempio quando rispolvera la formuletta per scongiurare la malaugurata (per lui) ipotesi che, alle elezioni regionali, ci siano elettori intenzionati a dare il voto proprio a quella "certa sinistra", che sarebbe poi qualsiasi sinistra fuori dal Pd.

Per lunghissimo tempo, le due magiche paroline furono ripetute centinaia di volte dal Banana e dai vice-banana quale sinonimo di "comunisti" e ricettacolo di ogni vizio e malvagità. Poi toccò a Monti, pur nel suo più compassato loden, lamentarsi di "certa sinistra che frena la crescita". Quale sia poi stata la crescita, con timonieri non sospetti di appartenere a "certa sinistra", lo abbiamo visto. E adesso tocca biascicare l'immancabile esorcismo al segretario del partito che, in altri tempi, fu a sua volta in odore di "certa sinistra".

Sarebbe opportuno che, domenica prossima, gli elettori non abboccassero allo spauracchio e votassero liberamente ciò che ritengono più vicino alle proprie opinioni. Nel resto d'Europa, per fortuna, non esiste il partito unico della nazione e sta scomparendo anche il bipartitismo che qualcuno vorrebbe imporre in Italia come una camicia di forza. Quindi, non c'è nessun obbligo di votare Pd. Dovrebbero tenerlo a mente coloro che se lamentano continuamente, ma poi si rassegnano a sostenerlo ovunque e comunque: alle elezioni non si presenta una generica e mistica "ditta", bensì "un certo Pd", quello concretamente esistente qui ed ora. Il giorno dopo, dato che sulla scheda non si possono scrivere eventuali distinguo, qualsiasi voto sarà portato all'incasso dall'attuale gruppo dirigente, servirà anche a zittire la minoranza interna.

Quindi, in cabina elettorale, liberi tutti.

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