sabato 30 maggio 2015

Perché il sindaco Vecchi tace sull’acqua?

Michele Bonforte

Da molti mesi l’ass. Tutino, su mandato della giunta e dei Sindaci della provincia, ha avviato un percorso partecipato per verificare le modalità di affidamento ad una società pubblica della gestione dell’acqua. Lo ha fatto parlando con tutti, e avvalendosi di consulenze tecniche che nessuno ha criticato per essere o poco competenti o inclini a posizioni ideologiche.
Ma nelle ultime settimane nella pentola ribollente del PD l’idea di fare veramente quanto promesso, si scontrava con i comprensibili timori di alcuni Sindaci sulla sostenibilità di una società pubblica dell’acqua e con la meno comprensibile ritrosia a fare qualcosa di sinistra, ora che il PD di Renzi sta diventando un partito di centro-centro.
Per questo come SEL abbiamo voluto sollevare il coperchio, perfettamente consapevoli che senza un soprassalto di consapevolezza da parte dell’opinione pubblica reggiana, si sarebbe tranquillamente andati fra poche settimane a mettere la pietra tombale sull’ottimo lavoro e sulla proposta dell’Ass. Tutino per mantener saldamente in mano privata per i prossimi 25 anni la gestione dell’acqua. Mettendo tutti di fronte al fatto compiuto, e confidando nell’estate per far sbollire gli eventuali mal di pancia.
Noi di SEL non ci stiamo.

Vogliamo una discussione trasparente nei consigli comunali sulla proposta di Tutino, che noi condividiamo e che giudichiamo percorribile. Se qualche sindaco non la condivide, che avanzi proposte alternative. Se vi sono delle perplessità che vengano esplicitate. E se queste perplessità derivano dai timori di interventi privatizzatori del governo Renzi sulle società di proprietà dei comuni oltre alla rassegnazione c’è un’altra strada: quella di fargli cambiar idea.
Magari chiamando il ministro Graziano Delrio ad ascoltare il territorio da cui proviene, e a concedere a Reggio Emilia quella che i francesi chiamano “eccezione culturale”. Ai reggiani piace e viene bene gestire l’acqua direttamente. E’ stato fatto per decenni con buoni risultati, e non ci sentiamo di affidarla a società sempre più lontane dal nostro territorio.
Da Graziano Delrio ci aspettiamo una attenzione particolare, ed il rispetto per una volontà popolare che si è espressa in ogni modo possibile.

Candidati "impresentabili", non può finire tutto a tarallucci e vino

 Stefano Morselli

Premesso che lo spettacolo offerto dalle risse interne al Pd è francamente indecoroso, dopo l'ultima vicenda della lista di candidati "impresentabili " resa pubblica dalla presidente della commissione antimafia, i casi sono due.

Se la presidente Rosi Bindi ha violato le regole e i compiti della commissione medesima, o addirittura la Costituzione (come inveiscono i più esagitati tra i suoi colleghi di partito), allora la presidente Rosi Bindi si dovrebbe dimettere o dovrebbe essere cacciata: dalla commissione antimafia, dal Parlamento e, ovviamente, dal suo partito. E poichè l'ufficio di presidenza , allargato ai capigruppo dei partiti rappresentati nella commissione, comunica ufficialmente di aver sempre condiviso tutte le procedure e di aver dato pieno mandato alla presidente di concludere il lavoro,allora la medesima sorte dovrebbe toccare ai membri dell'ufficio di presidenza e ai capigruppo.

venerdì 29 maggio 2015

SEL discute dulla ripubblicizzazione dell'acqua

L’ASSEMBLEA FEDERALE DI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ DI REGGIO EMILIA 28-5-2015
ODG SULLA RIPUBBLICIZZAZIONE DELLA GESTIONE DEL SII


PREMESSO CHE
  • il 12 e 13 giugno 2011 oltre il 68% dei cittadini residenti in provincia di Reggio Emilia si sono recati a votare per alcuni referendum abrogativi (il dato provinciale di affluenza più alto in Italia), fra cui in particolare due quesiti riguardanti il tema dell’acqua pubblica sui quali circa il 96% dei votanti si è dichiarato a favore dell’abrogazione di due norme che limitavano fortemente il concetto di pubblicità ed equa gestione del servizio idrico. 
RILEVATO CHE
  • i quattro governi che si sono succeduti nel periodo 2011-2015 - esecutivi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi - non hanno attuato la volontà politica espressa dagli italiani con il voto del 12 e 13 giugno 2011, anzi hanno indotto e promosso legislazioni finalizzate ad impedire agli Enti Locali di realizzare percorsi di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato. 
CONSIDERATO CHE 
  • la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico integrato era ed è un punto centrale del programma elettorale della coalizione PD-SEL che ha sostenuto l’elezione a Sindaco di Reggio Emilia di Luca Vecchi; 
  • negli ultimi due anni è stato avviato un percorso di analisi e condivisione sul tema dell’acqua pubblica tutt’ora in corso. Lo scopo è quello di definire un soggetto pubblico finalizzato alla gestione del servizio idrico non prima, tuttavia, di aver verificato la fattibilità economico finanziaria derivante dalla costruzione di un solido piano industriale che consenta di non pregiudicare, con l’avvio del processo di pubblicizzazione, i risultati di qualità e di eccellenza conseguiti a Reggio Emilia nella gestione del servizio idrico integrato. 

giovedì 28 maggio 2015

Il gioco delle tre carte di Renzi sull’occupazione

Michele Bonforte

Le indubbie capacità comunicative di Renzi non possono reggere a lungo l’assenza di una svolta nella condizione sociale ed economica del paese.
Malgrado i provvedimenti sul mercato del lavoro (decontribuzione e job act) la disoccupazione aumenta anche nei primi mesi del 2015. Il tentativo di mascherare questo elementare dato con la pubblicazione anticipata dei dati INPS rispetto a quelli ISTAT, serve evidentemente a nascondere la realtà con gli artifici della propaganda.
Quello che sta accadendo era stato ampiamente previsto dai critici di Renzi: la decontribuzione ed il job act favoriscono la trasformazione di contratti, non la creazione di nuove occasioni di lavoro. In alcuni casi tale trasformazione avviene passando da precari al nuovo contratto senza tutele previsto dal job act, in altri nella sostituzione di vecchi contratti (e lavoratori) tutelati, con nuovi contratti a zero tutele, risparmiando la significativa cifra di 8.000 euro per dipendente “trasformato”. L’INPS misura la registrazione di questi contratti, e ne da avvertita notizia, ma l’ISTAT ci dice che ciò avviene mentre la disoccupazione aumenta.

La stessa timida ripresa degli investimenti registrata nei primi mesi dell’anno, dopo anni di stasi, sembra indirizzata a sostituire attrezzature vecchie. Ed in assenza di domanda, la produzione più efficiente delle stesse quantità di beni può provocare, paradossalmente, altra disoccupazione.
Nell’esperienza USA si è dovuto superare il muro del 3% di aumento del PIL perché si creassero nuovi posti di lavoro, dato sideralmente lontano da quello italiano stimato ad un timido 0,6%.

In assenza di una alternativa alle politiche di austerity europee, noi rischiamo di galleggiare appena, e di essere travolti alla prima perturbazione economica. Le evoluzioni delle crisi in Grecia, in Libia, in Iraq/Siria o in Ucraina sono lì pronte a produrre non solo instabilità internazionale e guerra, ma anche pesanti ricadute economiche, capaci di affondare la precaria barca italiana.

Certa sinistra e certo Pd

Stefano Morselli

Certa sinistra. Il capo del governo e segretario del Pd, che solitamente ama indossare i panni del rottamatore, non disdegna però quelli del riesumatore. Ad esempio quando rispolvera la formuletta per scongiurare la malaugurata (per lui) ipotesi che, alle elezioni regionali, ci siano elettori intenzionati a dare il voto proprio a quella "certa sinistra", che sarebbe poi qualsiasi sinistra fuori dal Pd.

Per lunghissimo tempo, le due magiche paroline furono ripetute centinaia di volte dal Banana e dai vice-banana quale sinonimo di "comunisti" e ricettacolo di ogni vizio e malvagità. Poi toccò a Monti, pur nel suo più compassato loden, lamentarsi di "certa sinistra che frena la crescita". Quale sia poi stata la crescita, con timonieri non sospetti di appartenere a "certa sinistra", lo abbiamo visto. E adesso tocca biascicare l'immancabile esorcismo al segretario del partito che, in altri tempi, fu a sua volta in odore di "certa sinistra".

Sarebbe opportuno che, domenica prossima, gli elettori non abboccassero allo spauracchio e votassero liberamente ciò che ritengono più vicino alle proprie opinioni. Nel resto d'Europa, per fortuna, non esiste il partito unico della nazione e sta scomparendo anche il bipartitismo che qualcuno vorrebbe imporre in Italia come una camicia di forza. Quindi, non c'è nessun obbligo di votare Pd. Dovrebbero tenerlo a mente coloro che se lamentano continuamente, ma poi si rassegnano a sostenerlo ovunque e comunque: alle elezioni non si presenta una generica e mistica "ditta", bensì "un certo Pd", quello concretamente esistente qui ed ora. Il giorno dopo, dato che sulla scheda non si possono scrivere eventuali distinguo, qualsiasi voto sarà portato all'incasso dall'attuale gruppo dirigente, servirà anche a zittire la minoranza interna.

Quindi, in cabina elettorale, liberi tutti.

lunedì 25 maggio 2015

Una nuova sinistra, per nascere, deve smontare il disegno conservatore di Renzi


Michele Bonforte

“Il PD che conoscevo non c’è più”.
Lo dicono quanti a sinistra nel PD vedono la realizzazione passo dopo passo del “Partito della nazione”, cioè dell’involuzione centrista del PD. Già pochi mesi fa, alle elezioni in Emilia Romagna, era accaduto un tale tracollo della partecipazione al voto, che per evitare di vedere, si è preferito rimuovere. Eppure più della metà dell’elettorato del PD non è andato a votare proprio in critica alla deriva renziana sulle questioni del lavoro. Ora quella esigenza di “separazione” passa dal popolo di sinistra ad alcuni rappresentanti della sinistra PD.
Ciò è un bene. Su legge elettorale, scuola e costituzione, alcuni parlamentari PD hanno voluto manifestare il proprio dissenso differenziandosi nel voto ed arrivando, nel caso di Civati e Fassina, ad annunciare l’intenzione di lasciare il PD.
Non si tratta dunque di singoli temi, ma del disegno politico sottostante.
Renzi ha preso il PD cavalcando una esigenza comprensibile di ricambio della classe dirigente che ha portato il paese alla attuale disastrata situazione, e lo ha fatto proponendo una nuova agenda europea, una alternativa all’austerity. Finora ha fatto l’esatto opposto di quanto promesso, allestendo una proposta programmatica che man mano ha disvelato la sua natura conservatrice.

SCUOLA: quale educazione alle relazioni affettive, alla sessualità, alle differenze di genere nella realtà reggiana?


domenica 24 maggio 2015

Un secolo dopo l'inutile strage, un'altra difesa è possibile

di Pasquale Pugliese

Il 24 maggio di un secolo fa, in seguito ad un colpo di mano antidemocratico, il governo italiano di Antonio Salandra, in combutta con il Re, dichiarò guerra all’Austria. Nelle settimane precedenti, senza informare il Parlamento – in larga maggioranza contrario alla guerra – e ribaltando l’impegno neutralista assunto solennemente nell’agosto dell’anno precedente, aveva segretamente stretto alleanza con la Triplice Intesa in funzione anti austriaca. E’ l’inizio del tributo italiano alla “inutile strage” (papa Benedetto XV) che provocò complessivamente 16 milioni di morti e 20 milioni di feriti e mutilati. Tra gli italiani le vittime, militari e civili, furono 1.240.000, cioè il 3,4 % della popolazione, in grandissima parte appartenente ai poveri ceti popolari. Dei 5 milioni e 200mila italiani che furono chiamati alla guerra, e ne comprendevano la follia, 870mila, il 15%, subirono processi per renitenza e insubordinazione. Molti furono direttamente passati per le armi dai propri ufficiali attraverso la decimazione di interi reparti: l’uccisione casuale di un soldato ogni dieci per combattere gli ammutinamenti delle truppe.

martedì 19 maggio 2015

Riforma Scuola - Nasce il comitato "Adotta la Lip"

Promotori  #Lip
Incontro e costituzione sabato 23 maggio alle 17, con la partecipazione dei parlamentari Maria Mussini e Giovanni Paglia.
Scuola e Costituzione. La scuola è avamposto di democrazia e socialità: miglioriamola insieme. Perché sia sempre di più una scuola di tutti, laica e democratica, pubblica e finanziata dallo Stato.
Una Buona Scuola per la Repubblica. Anche a Reggio Emilia nasce il comitato a sostegno della Legge di Iniziativa Popolare “Una Buona Scuola per la Repubblica” (http://lipscuola.it).

giovedì 7 maggio 2015

Il lungo addio

 Stefano Morselli

Pippo Civati, finalmente, ha deciso navigare in mare aperto. Non cambierà le sorti del mondo, da solo nemmeno quelle della politica italiana, però è un ulteriore segnale della impossibilità di immaginare un futuro per la sinistra restando all'interno del Pd. Personalmente, penso (e scrivo fin da allora) che il lungo addio del Pd all'idea stessa che debba esistere una sinistra politica sia cominciato nel momento della sua nascita. D'altra parte, non era necessario essere un veggente: bastava ascoltare e prendere sul serio il primo segretario Valter Veltroni. Il quale, pur venendo dal Pci, disse subito con apprezzabile chiarezza che il Pd sarebbe stato un "partito riformista MA NON di sinistra".

In realtà Matteo Renzi , la sua idea di partito e di governo, sono lo sviluppo estremo e certo alquanto hard di quella impronta originaria. Valter Veltroni, ancora lui e ancora una volta con apprezzabile chiarezza, ha recentemente spiegato in una intervista a Repubblica che lui, all'ultimo congresso, ha sostenuto proprio Renzi, considerandolo coerente con l'ispirazione fondativa del Pd. Dunque, Renzi non è una specie di alieno venuto da chissà dove, un usurpatore favorito del destino cinico e baro, E' il risultato - per quanto alcuni fingano di stupirsi e parecchi se ne stupiscano davvero - di una storia lunga diversi anni.